"Il romanzo è una cronaca della guerra, un libro sugli orrori della guerra", ispirato alla drammatica storia vissuta da Moravia stesso ed Elsa Morante — all'epoca sua compagna — durante la seconda guerra mondiale.
La storia scorre molto bene, tranne nella parte in cui viene raccontato il periodo trascorso da Cesira ("bella dentro e fuori, nella sua schiettezza e aggressività di contadina inurbata") e da Rosetta a Fondi; devo ammettere che è stato difficile da superarla al punto di considerare l'ipotesi di non proseguire con la lettura. Pensandoci a posteriori ipotizzo che Moravia abbia voluto renderla così pesante per esprimere, anche con lo stile, il trascorrere lento di quei 9 mesi trascorsi sui monti laziali, vissuti da lui in prima persona. 9 mesi trascorsi sempre nello stesso modo: temendo nei rastrellamenti dei nazisti, pregando perché le bombe cadessero lontano, lamentandosi della mancanza di cibo fino all'esasperazione, facendo continue supposizioni sull'arrivo degli inglesi salvatori ma che mai sembravano arrivare.
Nel 1944 arriva la tanto anelata liberazione con il suo carico di aspettative e di speranze per un futuro roseo e positivo, anche se da ricostruire.
Purtroppo per Cesira e la sua deliziosa figliola il ritorno alla libertà si tinge con gli oscuri colori della tragedia. Le loro vite, infatti, vengono sconvolte da un sopruso ingiusto: uno stupro ai danni della dolce Rosetta, avvenuto in una chiesa per mano di soldati francesi. Da quel giorno la ragazza si lascia cadere in un degenerante vortice di vizi, dissolutezza e lussuria, trasformandosi in una persona diversa che abbiamo imparato a conoscere attraverso le parole dell'autore. Anche la povera madre non riconosce più quell'angelo di figlia diventato un provocante diavolo corrotto e non sa più cosa fare per riavere la Rosetta di un tempo.
Ma poi, quando la rassegnazione sembra ormai aver preso il sopravvento, ecco che accade qualcosa che cambia il corso della storia e permette a Cesira di buttarsi finalmente gli orrori della guerra alle spalle e tornare a guardare con fiducia al domani.
E a proposito di fiducia nel futuro: anch'io, come Cesira, posso dire di essere ritornata ad averla. Perché? Andate a dare un'occhiata al mio profilo LinkedIn e lo capirete.
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