lunedì 26 gennaio 2009

Primo esame della specialistica... ^_^

Buongiorno!
Oggi ho rotto il ghiacco con la mia laurea specialistica, sostenendo il mio primissimo esame in Linguistica Italiana A.
Dopo aver passato una nottataccia, dove ho dormito pochissimo e appena chiudevo gli occhi vedevo scorrere davanti a me gli enunciati performativi ed gli enunciati constatativi, l'impegno di questi giorni è stato ripagato con un 27! ^_^
Questo è il libro che, insieme a saggi di Austin, Grice e Maria-Elisabeth Conte, ho portato come programma.
Bene, dopo questa comunicazione di servizio vado a dormire... che poi bisognerà mettersi sotto per il prossimo esame: informatica per le discipline umanistiche.

"Il potere del discorso"
di Federica Venier

I due temi principali del libro sono la retorica e la pragmatica linguistica.
RETORICA → disciplina che si occupa del discorso persuasivo, del discorso la cui azione è finalizzata alla persuasione.

PRAGMATICA LINGUISTICA → disciplina che si occupa del potere azionale del linguaggio e che spiega come ogni dire possa essere concepito come un fare.

Dunque, partendo dal presupposto che la persuasione può essere intesa come una delle possibili azioni che si possono eseguire con il linguaggio, la retorica può essere considerata come un settore della pragmatica.

In questo libro si cerca di delineare i rapporti che legano la retorica alla pragmatica linguistica.
Lo sguardo dell'autrice è rivolto all'attività linguistica e agli effetti di questa attività e quindi
sul binomio oratore/pubblico o parlante/ascoltatore sul testo come prodotto, a sua volta agente, di questa attività.
Occuparsi della relazioni tra retorica e pragmatica linguistica significa rivolgersi a un particolare filone della retorica, ovvero quello rappresentato da Chaïm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca e dal loro Trattato dell'argomentazione – La nuova retorica (1958).

La scelta di parlare di retorica è motivata da 2 ragioni:
1. ragioni storiche → tra John Austin, il padre della pragmatica linguistica, e Perelman c'è un fitto intreccio di relazioni:

  • innanzitutto gli anni in cui i due autori operano (gli anni '50): le lezioni che Austin tenne ad Harvard e che costituiscono il nucleo centrale della sua opera più nota, How To Do Things With Words, si svolgono nel 1955; il Trattato dell'argomentazione di Perelman uscì invece nel 1958.
  • le due opere principali dei due autori sono radicate nel pensiero linguistico di Aristotele: la linea di continuità più evidente tra Aristotele, Austin e Perelman è rappresentata dalla considerazione del linguaggio come attività: parlare è una delle tante attività degli esseri umani e, come ogni attività, produce effetti che possono essere studiati e misurati, ma possono anche essere pericolosi. Per cui anche l'attività linguistica deve essere regolata. Ad Aristotele è legato anche Paul Grice che rappresenta l'anello mancante nella costruzione della sovrapponibilità di retorica e pragmatica linguistica.

Tuttavia tra i 4 autori esiste un contrasto di posizioni che permette di classificarli in 2 diversi gruppi:

  1. da una parte Aristotele e Perelman → si occupano esplicitamente di retorica e questo deriva dalla convinzione che esista una scissione tra linguaggio apofantico (cioè il linguaggio che mostra, che afferma) e che può essere giudicato in termini di verità e falsità, e linguaggio non apofantico, tra dimostrazione e argomentazione.
  2. dall'altra Austin e Grice → Austin supererà questa contrapposizione e Grice proporrà una logica della conversazione che dà al discorso la stessa razionalità riservata in altri ambiti ai linguaggi formalizzati.

2. ragioni metodologiche

Quindi, scegliere di accostare retorica, intesa soprattutto come teoria dell'argomentazione, e pragmatica linguistica, rappresenta in primo luogo riproporre l'attualità della retorica sia come disciplina utile alla costruzione di testi sia come disciplina che aiuta a decostruirli.
In secondo luogo, significa dare un quadro delle operazioni compiute dal parlante e dall'ascoltatore.

Da queste considerazioni è nato questo testo che vuole essere una duplice proposta:

  1. da un lato si cercherà di giustificare l'accostamento delle due discipline;
  2. dall'altro si mostrerà come i nodi su cui si articola la retorica (cioè, oratore, discorso e uditorio) possono essere intesi anche come momenti di incontro e confronto con la pragmatica linguistica.

Il libro prevede così 2 parti:

  • una parte storica, dove si presentano Aristotele, Perelman, Austin e Grice e, sullo sfondo, quella parte del pensiero linguistico, rappresentata da Eugenio Coseriu ed Emile Benveniste, che ha favorito la nascita della pragmatica linguistica;
  • la seconda parte è incentrata sull'analisi del parlante, del discorso e dell'ascoltatore o dell'oratore, del discorso e del pubblico che costituisce l'oggetto di analisi delle due discipline.

Inoltre si parla anche del tacere del parlante e dell'oratore, di quanto essi non dicono, cioè dell'implicito e del suo peso comunicativo.
L'efficacia dell'azione comunicativa, infatti, è il risultato di un equilibrio tra detto e non-detto.

Stelline:

Dettagli:
"Il potere del discorso"
di Federica Venier
Editore: Carocci
Data di pubblicazione: 2008
Pag. 128
Prezzo: 14,50€

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