lunedì 30 marzo 2009

I love shopping in bianco



Due stelline al terzo capitolo della saga di I love shopping, non perché non mi abbia appassionato come i due precedenti. Anzi, a ben vedere, la curiosità di sapere come avrebbe fatto Becky a risolvere la questione del "mi sposo al Plaza di New York con una sfarzosa cerimonia da sogno, ispirata alla Bella Addormentata, oppure mi sposo nella campagna inglese, con una cerimonia intima e casalinga, circondata dalle persone che amo?" mi ha preso molto di più delle vicende precedenti. Infatti, in una sola giornata, mi sono letta oltre 200 pagine per poter arrivare fino alla fine e scoprire come Becky avrebbe risolto l'ennesimo pasticcio in cui si è ficcata. 

Però questa volta l'indecisione, la mancanza di volontà, di affrontare di petto le situazioni che - come ben si sa - caratterizzano Becky Bloomwood raggiungono livelli urticanti
Credo che l'autrice si sia dilungata troppo sui continui tentannamenti della protagonista, che per quasi tutto il libro non riesce mai a trovare l'occasione appropriata per prendere una decisione definitiva che le risparmierebbero tante inutili paranoie, crisi di pianto e isterismi. 

Ancora più irritante è quando Becky sembra rinsavire e diventare una persona intelligente (seeee, ma quando mai?!), acquistando criterio e forza di volontà per dare un taglio netto a uno dei due matrimoni... Peccato che subito dopo tutto il suo buonsenso venga spazzato via dal vento del deserto che si trova nel suo cervello.
E questo accade di continuo. Davvero logorante!

Certo, i momenti divertenti non mancano nemmeno qui. 
Cito un brano a pagina 127, mentre Becky sta conversando con una commessa di Dream Dress per capire quale tipo di abito da sposa potrebbe piacerle. 
"No" ribatte Cynthia con un moto di fastidio, "Tu non scegli il tuo vestito" ripete verso di me, "tu incontri il tuo vestito. Così come hai incontrato il tuo uomo, ora è il momento di incontrare il tuo vestito. E, le assicuro, signorina, c'è un vestito che aspetta solo lei. Potrebbe essere il primo che prova." Cynthia indica una semplice tunica "oppure il ventesimo. Ma quando indossa quello giusto... sentirà un colpo qua." Indica il plesso solare. "E' come innamorarsi. Lo capirà." 
"Davvero?" Mi guardo attorno, sempre più impaziente. "E come lo capirò?" 
"Diciamo... che lo capirà." Mi rivolge un sorriso saggio. "Ha già qualche idea?" 
"Be', ovviamente, qualche idea me la sono fatta..." 
"Bene! E' sempre utile restringere un po' il campo. Allora, prima di cominciare, lasci che le faccia qualche domanda." Toglie il cappuccio alla penna. "Cercava qualcosa di semplice?" 
"Assolutamente" rispondo, annuendo convinta. "Molto semplice ed elegante. O anche elaborato" aggiungo, adocchiando un abito incredibile con una cascata di rose sul dietro. 
"Allora... semplice o elaborato..." dice, scrivendo sul taccuino. "Lo desiderava ricamato o con applicazioni di perline?" 
"Magari." 
"Okay. Con le maniche o senza?" 
"Possibilmente senza" rispondo. "Altrimenti con le maniche."
"Lo voleva con lo strascico?" 
"Oh, si!" 
"Ma non ti dispiacerebbe se fosse senza, no?" interviene Suze, che sta sfogliando Il meglio delle acconciature. "Voglio dire, potresti sempre mettere uno di quei lunghissimi veli." 
"E' vero. Mi paice l'idea dello strascico..." la fisso, colpita da un'idea improvvisa. "Ehi, Suze, se aspettassimo un paio d'anni a sposarci, il tuo bambino potrebbe reggermi lo strascico!" 
"Oh!" Suze si porta le mani alla bocca. "Sarebbe così carino! Ma se poi inciampa? E se si mette a piangere?" 
"Non importa. Potremmo prendergli un vestitino fantastico, sai..." 
"Se non vi dispiace, vorrei tornare a..." Cynthia ci sorride e studia i suoi appunti. "Allora stiamo cercando qualcosa di semplice o elaborato, con o senza maniche, prossibilmente con applicazioni e/o ricami, e con lo strascico oppure senza." 
"Esattamente." Mi guardi attorno per il negozio. "Ma tenga conto che sono una persona molto flessibile!"
Stelline: 2 e mezzo

Dettagli
"I love shopping in bianco"
di Sophie Kinsella
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 2003
Pag. 366
Prezzo: 9.00€

domenica 29 marzo 2009

I love shopping a New York



In I love shopping abbiamo lasciato una Becky Bloomwood più saggia e assennata.
La malata di shopping sembrerebbe aver finalmente imparato la lezione: non si lascerà più trasportare dalla frenesia degli acquisti per non rischiare di contrarre debiti insaldabili. Mai più.

Ma... è veramente così?
Nel seguito I love shopping a New York, Becky dimostra di non aver assolutamente imparato nulla.
Anzi, è persino più sprovveduta di prima, ricadendo pesantemente nel pericoloso vortice dello shopping, ma questa volta tra le strade della Grande Mela...

La sua irrefrenabile passione finiscono addirittura sulle pagine del quotidiano scandalistico Daily World, con terribili conseguenze: tutte le sue prospettive lavorative nel campo della televisione sfumano; la sua rubrica finanziaria al Caffè del mattino viene affidata all'odiatissima Clare Edwards; i solleciti di pagamento la sommergono, insieme ad una citazione in tribunale e purtroppo non c'è più il comprensivo direttore di banca Derek Smeath su cui fare affidamento; e, infine, la sua storia con Luke Brandon va a rotoli. 

Ma alla fine Becky riesce a cominciare una nuova vita e a riottenere la sua dignità (c'è da chiedersi se ce l'abbia mai avuta), iniziando da un gesto liberatorio e simbolico: liberarsi di tutti i suoi vestiti, accessori e oggetti attraverso un'asta per saldare ogni debito.
La rinascita continua con il trasferimento a New York, dove la protagonista diventa un'abilissima consulente di shopping da Barneys.
E proprio nei camerini di questo centro commerciale, Becky farà un emozionante quanto inatteso incontro con l'uomo della sua vita: Luke!

Stelline: 3

Dettagli
"I love shopping a New York"
di Sophie Kinsella
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 2003
Pag. 306
Prezzo: 9.00€

mercoledì 25 marzo 2009

The Killers al MediolanumForum (ex Datchforum) di Assago

Nei giorni scorsi non l'avevo anticipato né menzionato tra una recensione di un libro e l'altra, ma martedì 17 marzo ero tra il pubblico al concerto dei strepitosi Killers in quel di Milano. Probabilmente non il più bel spettacolo musicale a cui abbia assistito e questo è dovuto a diversi fattori.
Iniziamo dall'organizzazione dell'evento: i-n-e-s-i-s-t-e-n-t-e!
Già l'inizio per me non è stato dei migliori - finire schiacciata da una bolgia inquieta e scalpitante contro una transenna divisoria all'entrata del forum, non appena sono stati aperti i cancelli, non è un'esperienza piacevole - e questo avrebbe dovuto costituire un indizio più che sufficiente sull'andazzo della serata. Fortunatamente, io e Marco eravamo tra i primi e siamo riusciti a posizionarci a due metri dal palco, nel tanto ambito parterre. Ambito perchè i biglietti di tutti gli astanti riportavano la scritta POSTO UNICO (in quanto inizialmente il concerto avrebbe dovuto avere luogo all'Alcatraz), autorizzando tutti ad accedere  al parterre. Le conseguenze sono facilmente intuibili: frotte di fan continuavano a riversarsi nello spazio antistante al palco (che, ricordiamolo, ha le dimensioni di un campo da pallacanestro), incuranti del fatto che fosse ormai stipato all'inverosimile.
Inoltre, io mi aspetto che una volta entrata nel palazzetto/stadio di turno e ottenuto il mio posto, mi possa sedere in attesa dell'inizio dello spettacolo. Così è successo in occasione sia del Vertigo Tour degli U2 che del Viva La Vida Tour dei Coldplay (tenutosi nella stessa location a fine settembre 2008). Invece, questa volta, dalle 18.30 e per tutta la durata del concerto, siamo stati costretti a rimanere in piedi, pigiati come aggiunghe in scatola, investiti da continue boccate di fumo di sigaretta (eppure in Italia esiste una legge che vieta di fumare nei locali pubblici!), sospinti senza tregua da irrispettose teste di cazzo con ridicole pretese; e, in tutto questo, la security non ha mosso un dito. Purtroppo gli effetti negativi di questa anarchia insensata e pericolosa si sono visti: svenimenti, lividi e, nei peggiori di case, ossa rotte, oltra ad una palpabile irritazione.
Quando poi i Louis XIV, gruppo spalla, hanno iniziato a suonare, lo spintonamento generale si è intensificato, facendo cadere parecchie persone che si trovavano sotto il palco, come tante tesserine di domino (tra cui la sottoscritta). Non sostenendo più una situazione così degenerata, io e Marco abbiamo deciso di seguire il concerto dalle retrovie del parterre e, finalmente i nostri nervi, duramente messi alla prova da gentiglia strafottente priva di buon senso, hanno tirato un sospiro di sollievo. Ovviamente, la visuale non era paragonabile a quella di cui avremmo potuto godere in prima linea, ma almeno abbiamo evitato di rovinarci lo spettacolo e di uscire dal forum tesi come corde di violino.
Per quanto riguarda l'esibizione in sè dei Killers, la mia valutazione è buona, anche se i quattro baldi giovanotti provenienti da quella città dei balocchi per adulti che è Las Vegas hanno dimostrato un capacità di coinvolgimento nei confronti degli spettatori pari quasi allo zero. A parte l'obbligato saluto iniziale alla città ("Siamo i Killers, al vostro servizio!") e la bandiera italiana sullo schermo alle loro spalle nel finale, ho avuto la sensazione che volessero semplicemente portare a termine il loro compito per passare alla tappa successiva, come dei bravi e diligenti scolari.
Questo particolare non mi ha di certo impedito di divertirmi, di cantare a squarciagola tutta la scaletta, di scatenarmi sulle note della loro prima hit internazionale 'Somebody Told Me', di esaltarmi con la cover dei Joy Division 'Shadowplay' e di farmi cullare dalla melodia di 'This Is Your Life' o dal ritmo spensierato di 'I Can't Stay'.
E di fronte a tutto questo, l'irritazione precedente non può fare altro che volatilizzarsi e lasciare posto a una scia di soddisfazione, di felicità e di eccitazione.
Un grazie a Marco per la sua compagnia, sempre piacevole e gradita, per aver sopportato con me i comportamenti fastidiosi di certi personaggi e per aver condiviso con me anche questo concerto.

Alcune foto che ho scattato durante la serata:

martedì 24 marzo 2009

Espiazione

"Espiazione"
di Ian McEwan

La citazione iniziale di un brano tratto dall'Abbazia di Northanger era di buon auspicio e, sicuramente, non casuale.
L'elegante stile narrativo che contraddistingue Jane Austen appartiene anche al contemporaneo McEwan, il quale mostra di possedere un'invidiabile padronanza della lingua e di saper rendere, con mirabile abilità ed impressionante precisione, stati d'animo, sentimenti, emozioni, luoghi, atmosfere. E, ad ogni pagina, non si può che sospirare di fronte alla grandezza e alla bravura dell'autore e di pensare: "Quanto vorrei possedere anche solo un decimo del dono letterario di McEwan!". 
Oltre alla comunanza di stile, il riferimento austeniano introduce al tema centrale del libro: la malizia e le eccessive elaborazioni fantastiche che spingono una persona ad infangare ingiustamente un'altra, compromettendone il nome e la reputazione, e il conseguente tentativo del calunniatore di riparare al male fatto mortificandosi e punendosi. Nel caso specifico, abbiamo una diffamatrice, tale Briony Tallis, ragazzina in bilico tra l'infanzia e l'adolescenza, dalla fervida immaginazione. Ma questa immaginazione, da innocuo propulsore di racconti fanciulleschi, si trasforma in un'arma deleteria, dalle conseguenze nefaste. Briony accusa Robbie Turner - una sorta di figlio adottivo della famiglia Tallis - di crimini orribili, ovvero di aver aggredito la sorella Cecilia e di aver abusato della cugina Lola, decretando la fine di ogni ambizione del ragazzo e segnando irrimediabilmente il suo roseo futuro. Qualsiasi cosa abbia spinto questa incosciente tredicenne ad avanzare accuse tanto gravi ed a reiterarle negli anni a seguire (malizia? impulso? cattiveria infantile? risentimento?), non è giustificabile, in quanto completamente infondata. 
"Non tutti i bambini spediscono un uomo in galera con una bugia. Non tutti i bambini sono tanto determinati e malevoli, tanto coerenti, senza un attimo di esitazione, senza un solo dubbio.
Nella terza parte ritroviamo Brony, diventata (quasi) una donna, resasi conto da tempo dell'orribile crimine commesso e nell'atto di espiare l'imperdonabile errore giovanile. Eccola infermiera, durante la seconda guerra mondiale, in un ospedale londinese, senza veri amici, lontana dai familiari, vessata da un'autoritaria caposala, tra padelle, abluzioni e maniacale pulizia. La sua è "un'esistenza fatta di limitazioni, obbedienza, regole e lavoro e costante terrore di biasimo", che però non la risparmia dal senso di colpa che, incessantemente, la tormenta e ad emergere con vigore. 
E, perdonate la schiettezza, ma ritengo che il masochismo con cui Brony si punisce sia del tutto meritato; anzi, il lieto fine che ci mostra un'anziana Briony, ormai scrittrice affermata, festeggiare il settantesimo compleanno circondata da un'immenso parentado (che addirittura celebra la sua disgraziata capacità inventiva!), mi ha davvero infastidito.

Stelline
Dettagli:
"Espiazione"
di Ian McEwan
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: 2001
Pag. 381
Prezzo: 12.00€

mercoledì 11 marzo 2009

La straniera - Outlander 1

"La straniera"
di Diana Gabaldon

La straniera è il libro consigliatomi da Jamy per la lettura collettiva di febbraio.
Inizialmente titubante nei suoi confronti, in quanto appartenente al genere fantasy-storico, ovvero un genere che non rientra nei miei abituali gusti letterari, mi sono dovuta ricredere presto, meritandosi alla fine le quattro stelline dell'eccellenza.
La storia vera e propria inizia con la scomparsa della giovane inglese Claire, recatasi dopo la seconda guerra mondiale con il marito Frank Randall per una meritata "seconda" luna di miele nelle Highlands scozzesi, precisamente ad Inverness. Ed è proprio qui, in un piccolo cerchio di pietre che ricorda una Stonehenge in miniatura, che si perdono le tracce di Claire.
Con un pazzesco salto temporale attraverso uno dei megaliti, la ragazza si ritrova improvvisamente scaraventata nella Scozia di due secoli prima, in una società arretrata, lontana anni luce dalla civiltà in cui è nata e cresciuta, in mezzo a quei selvaggi barbari dei clan, tra efferate crudeltà, combattimenti mortali tra inglesi e scozzesi e antiche superstizioni.
Ma, proprio in questo ambiente così ostile, Claire troverà l'Amore nell'affascinante figura di Jamie Fraser. La loro è una stupenda storia d'amore: intensa, dolce, brutale, romantica, passionale, ardente, difficile, struggente.
Il tutto si svolge tra le rocce frastagliate, i torrenti impetuosi, i misteriosi quanto sinistri castelli delle Highlands - austeri e teatri di vicende personali che hanno fatto la storia d'Europa -, le colline, il verde dei prati, aggiungendo un tocco di fascino antico e un'atmosfera poetica, quasi mistica, alla storia.

Onore alla Gabaldon che, con la sua scrittura particolareggiata e precisa, ma mai noiosa, ha saputo farmi innamorare della Scozia, dei suoi paesaggi, delle sue tradizioni e della sua storia. La Scozia con il suo whisky, i suoi kilt, i suoi coloratissimi tartan e i clan delle Highlands che spero, prima o poi, di poter vedere con i miei stessi occhi.

E naturalmente un grandissimo grazie a Jamy per il consiglio!

Stelline:
Dettagli:
"La straniera"
di Diana Gabaldon
Editore: TEA
Data di pubblicazione: 1991
Pag. 838
Prezzo: 10,00
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