La curiosità è insubordinazione allo stato puro
Leggere Lolita a Teheran non è semplicemente un romanzo; è anche un saggio, una critica e un'analisi letteraria, un diario, un documento sull'Iran della rivoluzione islamica.
Azar Nafisi racconta la sua esperienza di vita nell'Iran profondamente modificato a seguito della rivoluzione di Khomeini scoppiata nel 1979 e che portò all'instaurazione della repubblica islamica in Iran, di cui Khomeini divenne guida spirituale.
Da quel momento l'Iran si tramutò in una nazione logorata da una feroce repressione: molte persone vennero arrestate, giustiziate, mandate in esilio, non solamente per aver manifestato il loro dissenso nei confronti dello status quo, ma anche per motivi futili e incomprensibili. Una persona, infatti, poteva essere privata di tutto sulla base di accuse incredibili, come aver riso in pubblico o aver stretto la mano a una persona dell'altro sesso.
Si instaurò un clima di autentico terrore, dove le manifestazioni di affetto e di amore erano bandite e punite severamente, e di profondo odio contro tutto l'Occidente, considerato come il luogo della perdizione, della mancanza di valori e di una morale.
Incapace di piegarsi al giogo della dittatura islamica e di accettare la trasformazione che le veniva imposta dall'alto e che, se si guardava allo specchio, la portava a odiare l'estranea che era diventata, Azar si rinchiude sempre più in se stessa e nel suo grande amore: la letteratura.
Questo seminario "era un tentativo di sottrarsi per qualche ora alla settimana allo sguardo del censore cieco. In quel soggiorno ci riscoprimmo essere umani dotati di vita propria; e poca importava quanto fosse diventato repressivo lo Stato, quanto ci sentissimo impaurite e intimidite; come Lolita tentavamo di fuggire e di creare un nostro piccolo spazio di libertà. E come Lolita sfruttavamo ogni occasione per esibire la nostra insubordinazione: lasciando spuntare una ciocca di capelli dal velo, insinuando un po' di colore nella smorta uniformità delle nostre divise, facendoci crescere le unghie, innamorandoci e ascoltando musica proibita."
Le grandi, bellissime e perfette opere di questi autori rappresentano una via di fuga dalla mediocrità e dallo squallore della realtà in cui queste ragazze si trovano a vivere.
Ed è interessante vedere il parallelismo che si crea spesso tra le storie di questi romanzi e la vita di Azar, Manna, Mitra e compagne in Iran.
Come Daisy Miller e Elizabeth Bennet, queste giovani iraniane sfidano le convenzioni del loro Paese e si rifiutano di obbedire agli ordini.
Come Lolita cercano di fuggire al loro carceriere e di crearsi la loro bolla di libertà e di felicità.
Questo libro mi ha permesso di conoscere un po' più a fondo il mondo islamico; una realtà a noi ormai tanto vicina, ma popolata di pregiudizi, di luoghi comuni e di tanta ignoranza.
Inoltre mi ha fatto capire l'importanza di non rinunciare mai alla propria libertà e all'immaginazione e di continuare sempre, nonostante le ansie, i timori e le insicurezze, a ricercare la libertà, l'amore e la bellezza della vita.
Leggere Lolita a Teheran non è semplicemente un romanzo; è anche un saggio, una critica e un'analisi letteraria, un diario, un documento sull'Iran della rivoluzione islamica.
Azar Nafisi racconta la sua esperienza di vita nell'Iran profondamente modificato a seguito della rivoluzione di Khomeini scoppiata nel 1979 e che portò all'instaurazione della repubblica islamica in Iran, di cui Khomeini divenne guida spirituale.
Da quel momento l'Iran si tramutò in una nazione logorata da una feroce repressione: molte persone vennero arrestate, giustiziate, mandate in esilio, non solamente per aver manifestato il loro dissenso nei confronti dello status quo, ma anche per motivi futili e incomprensibili. Una persona, infatti, poteva essere privata di tutto sulla base di accuse incredibili, come aver riso in pubblico o aver stretto la mano a una persona dell'altro sesso.
Si instaurò un clima di autentico terrore, dove le manifestazioni di affetto e di amore erano bandite e punite severamente, e di profondo odio contro tutto l'Occidente, considerato come il luogo della perdizione, della mancanza di valori e di una morale.
"Vivevamo in una cultura che negava qualsiasi valore alle opere letterarie, a meno che non servissero a sostenere qualcosa che sembrava più importante: l'ideologia. Il nostro era un paese dove tutti i gesti, anche quelli più privati, venivano interpretati in chiave politica."Cosa rimane ad Azar, brillante docente universitaria di letteratura inglese?
(pg. 41)
Incapace di piegarsi al giogo della dittatura islamica e di accettare la trasformazione che le veniva imposta dall'alto e che, se si guardava allo specchio, la portava a odiare l'estranea che era diventata, Azar si rinchiude sempre più in se stessa e nel suo grande amore: la letteratura.
"Se mi rivolsi ai libri fu perché erano l'unico rifugio che conoscevo, ciò di cui avevo bisogno per sopravvivere, per porteggere una parte di me stessa che sentivo sempre più in pericolo."Ritiratasi dalla vita accademica, crea un seminario segreto per poche studentesse dove potersi confrontare sui grandi romanzi occidentali, come Lolita di Nabokov, Orgoglio e pregiudizio della Austen, Il grande Gatsby di Fitzgerald e Daisy Miller di Henry James.
(pg. 199)
Questo seminario "era un tentativo di sottrarsi per qualche ora alla settimana allo sguardo del censore cieco. In quel soggiorno ci riscoprimmo essere umani dotati di vita propria; e poca importava quanto fosse diventato repressivo lo Stato, quanto ci sentissimo impaurite e intimidite; come Lolita tentavamo di fuggire e di creare un nostro piccolo spazio di libertà. E come Lolita sfruttavamo ogni occasione per esibire la nostra insubordinazione: lasciando spuntare una ciocca di capelli dal velo, insinuando un po' di colore nella smorta uniformità delle nostre divise, facendoci crescere le unghie, innamorandoci e ascoltando musica proibita."
Le grandi, bellissime e perfette opere di questi autori rappresentano una via di fuga dalla mediocrità e dallo squallore della realtà in cui queste ragazze si trovano a vivere.
Ed è interessante vedere il parallelismo che si crea spesso tra le storie di questi romanzi e la vita di Azar, Manna, Mitra e compagne in Iran.
Come Daisy Miller e Elizabeth Bennet, queste giovani iraniane sfidano le convenzioni del loro Paese e si rifiutano di obbedire agli ordini.
Come Lolita cercano di fuggire al loro carceriere e di crearsi la loro bolla di libertà e di felicità.
Questo libro mi ha permesso di conoscere un po' più a fondo il mondo islamico; una realtà a noi ormai tanto vicina, ma popolata di pregiudizi, di luoghi comuni e di tanta ignoranza.
Inoltre mi ha fatto capire l'importanza di non rinunciare mai alla propria libertà e all'immaginazione e di continuare sempre, nonostante le ansie, i timori e le insicurezze, a ricercare la libertà, l'amore e la bellezza della vita.
"Viva più pienamente che può; non vivere è un errore. Non importa quello che fa in particolare, purché lei abbia la sua vita. Se non avrà avuto questo, che cosa avrà avuto? ... Io sono troppo vecchio; troppo vecchio, almeno, per ciò che vedo ... Ciò che è perduto è perduto; stia certo ... Pure, si ha l'illusione della libertà; quindi non si trovi, come me, senza la memoria di quest'illusione. Io sono stato, al momento buono, non so se troppo stupido o troppo intelligente per serbarla, e adesso non faccio che reagire a quello sbaglio ... Perché è stato uno sbaglio. Lei viva, viva!"Stelline: 5
Dettagli:
"Leggere Lolita a Teheran"
di Azar Nafisi
Editore: Adelphi
Anno: 2004
Pag. 379
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