79 pagine nell'agghiacciante inferno di Treblinka, uno dei tanti campi di concentramenti nazisti. Probabilmente uno dei più mostruosi dove "essere condannati a vivere era molto peggio che essere condannati a morire". Già il nome fa venire i brividi e incute paura. Ma quello che racconta Vasilij Grossman va oltre il concetto di orrore e malvagità.
Qui ebrei, prigionieri politici e zingari vennero deportati con l'inganno, senza alcuna idea della loro triste destinazione.
L'inganno continuava anche al loro arrivo al campo per poi frantumarsi in mille pezzi una volta superato il cancello d'ingresso. Certo non mancavano strani segnali appena scesi alla finta stazione di Treblinka, costruita appositamente dai nazisti per reggere il teatrino: sul piazzale d'arrivo rimanevano a volte giocattoli, pettini e abiti della tradotta precedente; e poi, perché le SS non riuscivano a trattenere dei sorrisetti beffardi?
E tuttavia, queste persone dal destino ormai irrimediabilmente segnato come potevano immaginare fino a che punto si era spinta la malvagità umana?
Senza via di scampo e senza il tempo per realizzare quanto stava accadendo, i prigionieri venivano spinti verso la loro morte: all'interno del campo numero 2 aveva così inizio il processo "per annientare la psiche delle vittime, espressione di una crudeltà priva di logica che annichiliva la coscienza e la volontà."
In poche ore tutti venivano privati dei loro averi, spogliati, rasati a zero, derisi, picchiati, attaccati da pastori tedeschi addestrati a strappare a morsi i genitali, stipati in spazi minuscoli, gasati e buttati in enormi fossi comuni.
Fa gelare il sangue il racconto di come bambini vivi venivano buttati tra le fiamme altissime dei forni o dei ventri delle donne incinte che scoppiavano per l'eccessivo calore.
Fa scuotere la testa increduli sapere della violenza gratuita verso alcuni bambini che, incolonnati verso le camere a gas con genitori, parenti e amici, venivano afferrati da una folle SS e sbattuti con violenza a terra per far spezzare loro la colonna vertebrale.
Nonostante tutti gli orrori raccontati, Grossman riesce comunque a trovare un modo per riscattare la memoria dei milioni di vittime della follia nazista:
Dopo aver tolto a quella gente la casa e la vita, l'hitlerismo avrebbe voluto cancellare anche i loro nomi dalla memoria del mondo. Ma tutte quelle persone, tutti coloro che hanno lasciato questa vita conserveranno in eterno il migliore dei nomi, un nome che la banditaglia dei vari Hitler-Himmler non è riuscita a calpestare: erano uomini. E nei loro epitaffi la storia scriverà: "Qui riposa un essere umano!".
Che cosa bisogna fare affinché il nazismo, il fascismo, l'hitlerismo non abbiano a risorgere né al di qua né al di là dell'oceano, mai e poi mai, in secula seculorum? L'idea imperialistica dell'eccellenza di una nazione, di una razza o di chissà che cos'altro ha avuto come conseguenza logica la costruzione da parte dei nazisti di Majdanek, Sobibor, Belzec, Auschwitz, Treblinka. Dobbiamo tenere a mente che di questa guerra il razzismo, il nazismo non serberanno soltanto l'amarezza della sconfitta, ma anche il ricordo fascinoso di quanto sia facile uno sterminio di massa.
Dettagli
"L'inferno di Treblinka"
di Vasilij Grossman
Editore: Adelphi
Data di pubblicazione: 1944
Pag. 79
Prezzo: 6,00€
1 commento:
Davvero interessante!
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