Buongiorno!
Oggi posto il commento all'ultimo libro della sfida dei ragazzi innamorati, terminata il 14 febbraio.
Sfida dedicata a Marco, per il quale ho letto:
M - Messaggi dai maestri (Brian L. Weiss)
A - Avere o essere? (Erich Fromm)
R - Ragione e sentimento (Jane Austen)
C - Conoscersi, accettarsi, migliorarsi(Omar Falworth)
O - Omero, Iliade (Alessandro Baricco)
Fortunatamente nessuno dei libri scelti si è rivelato noioso, anzi tutti mi hanno regalato dei piacevoli momenti di lettura.
L'ultimo è stato proprio Omero, Iliade.
Finalmente conosco a grandi linee in cosa consista l'
Iliade di Omero.
Non ho mai letto il testo originale, ma ovviamente ne ho sentito parlare spesso, senza riuscire a farmi un'idea - anche vaghissima - della storia né dei personaggi. L'unica cosa che sapevo con certezza ancora prima di leggere la prosa di Baricco era che la guerra tra Troiani e Achei è stata scatenata dal rapimento della bella Elena; ma, su tutto il resto regnava il vuoto assoluto.
Ora, invece, so finalmente orientarmi tra il dedalo di personaggi che popolano questo poema epico greco e capire - anche solo in parte - la fitta rete di relazioni che li legano: da una parte gli Achei che da ben nove anni assediano Troia, capeggiati dal re Agamennone e guidati da valorosi guerrieri come Menelao (fratello del sovrano, che brucia dal desiderio di vendicarsi di Paride, l'uomo che gli ha rubato la sposa), Ulisse, Achille, Diomede. Dall'altra, tra tutti, spiccano Ettore, Paride ed Enea.
Tra battaglie estenuanti, vere e proprie ecatombi, possibili patti e compromessi che più volte illudono i guerrieri e feroci combattimenti a due, ormai le ostilità tra i due popoli si protraggono da quasi un decennio.
Più di una volta sembra che la guerra sia vicina alla fine, a favore prima di un popolo e poi dell'altro. Come quando i Troiani, trascinati dal superbo Ettore che, terribile, infuria come posseduto da una rabbia brutale e cieca, costringono gli avversari ad asserragliarsi entro le proprie mura.
In realtà questa guerra infinita termina solo grazie all'ingegnoso Ulisse che convince i suoi amici a seguire il suo piano: gli Achei fingono di rinunciare alla conquista della città e di salpare per far ritorno verso la loro patria, lasciando sulla spiaggia un gigantesco cavallo di legno, dentro cui si nascondono alcuni valorosi guerrieri, tra cui lo stesso Ulisse. I troiani, pieni di speranza e di gioia per la fuga degli avversari, portano il cavallo in città come monumento alla guerra vinta.
Di notte, gli Achei escono dal cavallo, aprono le porte della città ai propri compagni (che in realtà non si erano affatto allontanati) e iniziano la mattanza, decretando così la fine di Troia.
Come fa notare Baricco stesso nella sua postilla finale, tra quelle battaglie avvenute millenni fa e la nostra epoca non è cambiato nulla: questi sono tuttora anni di barbarie. Battaglie, assassinii, violenze, torture, decapitazioni, tradimenti. Eroismi, armi, piani strategici, volontari e ultimatum contraddistinguono la nostra realtà quotidiana, oggi come allora.
La guerra continua ad esercitare il suo fascino sull'umanità, una bellezza infernale in quanto sembrerebbe essere l'unica possibilità per cambiare il proprio destino, per trovare la verità di se stessi, per assurgere a un'alta consapevolezza etica. Baricco, quindi, suggerisce di impegnarsi a ricercare un'altra bellezza, in sostituzione di quella indiscutibile, ma deleteria della guerra.
Questa dovrebbe essere la vera strada del pacifismo:
Dare un senso, forte alle cose senza doverle portare sotto la luce, accecante, della morte. Poter cambiare il proprio destino senza doversi impossessare di quello di un altro [...] senza dover ricorrere alla violenza; [...] incontrare se stessi nell'intensità di luoghi e momenti che non siano una trincea; conoscere l'emozione, anche la più vertiginosa, senza dover ricorrere al doping della guerra o al metadone delle piccole violenze quotidiane.
[...]
Oggi la pace è poco più che una convenienza politica: non è certo un sistema di pensiero e un modo di sentire veramente diffusi. Si considera la guerra un male da evitare, certo, ma si è ben lontani da considerarla un male assoluto: alla prima occasione, foderata di begli ideali, scendere in battaglia ridiventa velocemente un'opzione realizzabile.
Stelline: 3
Dettagli
"Omero, Iliade"
di Alessandro Baricco
Editore: Feltrinelli
Data di pubblicazione: 2004
Pag. 163
di Edmund White
E' colui che passeggia nelle città,"sempre senza meta, persino senza scopo... un abbandono passivo al flusso aleatorio delle strade innumerevoli e piene di sorprese."
Il flâneur, dunque, rappresenta un tipo di passeggiatore ormai molto raro; quasi nessuno può permettersi il lusso di gironzolare per una città, solo per il gusto di farlo e senza una meta precisa o un determinato scopo in testa. Anche i turisti, sebbene camminino alla scoperta di una città, sono costantemente pressati dal desiderio di vedere quel monumento o quella chiesa.
Infatti il flâneur "ha per definizione un'enorme quantità di tempo libero, è uno che può uscire la mattina o il pomeriggio per andarsene a zonzo senza meta, dato che un obiettivo specifico o un rigoroso razionamento del tempo sono antetici al vero spirito del flâneur. Un eccesso di etica del lavoro ostacola l'aspirazione a curiosare, a perlustrare, a sposare la folla." E Parigi è il luogo ideale per essere visto da questo bighellone solitario.
"[...] Parigi, terra di novità e di distrazione," è "la grande città del flâneur... quel bighellone senza meta che si perde nella folla, che non ha destinazione e va dovunque il capriccio o la curiosità dirigano i suoi passi."
"A Parigi ogni quartiere è virtualmente bello, allettante e pieno di delizie inaspettate, specialmente quelli che si aprono a ventaglio attorno alla Senna dal primo verso l'ottavo arrodissement. Questa è la Parigi classica, delimitata dall'Arco di Trionfo e dalla Torre Eiffel a ovest, e dalla Bastiglia e dal Panthéon a est. Ogni cosa all'interno di questo magico parallelogramma merita una visita a piedi, a cominciare dalle due isole sul fiume, l'Île del Cité e l'Île Saint-Louis, per poi risalire boulevard Saint-Germain.des-Prés, col suo trio di famosi locali: il ristorante Lipp e i due bar gemelli, il Flore e Les Deux Magots."
Ma quella che Edmund White ci fa scoprire non è la nota Parigi del Louvre, della Tour Eiffel e del Sacré-Coeur; ma è quella dei posticini dimenticati, remoti, medievali e dei luoghi abitati da gente che vive ai margini, come ebrei, neri, gay e arabi, che riservano un loro fascino particolare, sconosciuto ai più.
Grazie mille a Ele che mi ha regalato questo libro, sulla mia amata Parigi!
Stelline:
Dettagli:
"Il flâneur"
di Edmund White
Editore: Guanda
Data di pubblicazione: 2001
Pag. 169
Prezzo: 12,00€