giovedì 29 dicembre 2011
Recensione del libro di Make Up Delight
Ieri ho fatto un giro in biblioteca e, tra le novità, ho adocchiato il libro di Giuliana, meglio noto su YouTube con il nickname di Make Up Delight. Lei è una delle star del make up: professionale, precisa, divertente e ironica (per farvi un'idea date un'occhiata alle sue imitazioni di Karina nella sezione Video tragi-comici); la seguo ormai da diverso tempo, sognando di essere in grado almeno una volta nella mia vita di replicare uno dei suoi spettacolari trucchi.
MA.
Se avete già nella vostra biblioteca personale il libro di Clio make-up pubblicato ad agosto 2009, allora evitate il libro di Giuliana e risparmiate quei 17,50€ per un libro più meritevole.
Stesso editore, stesso formato e struttura molto simile.
Si inizia con una dedica e una breve introduzione.
Vengono poi passati in rassegna i ferri del mestiere: pennelli; accessori vari; le diverse formulazioni di fondotinta, blush, cipria e ombretto; come truccare un viso rotondo, allungato, ovale, squadrato; piccoli consigli sparsi tra le pagine per ottenere un trucco perfetto.
Entrambi i libri si chiudono con la presentazione di trucchi adatti per diverse occasioni (per una serata speciale, per giovanissime, per donne mature, per una sposa, smokey eyes), ma sono molto più utili ed esplicativi i video di queste due guru del make-up.
Insomma i due libri sono quasi interscambiabili, se non fosse per il fatto che la grafica e il testo del libro di Clio sono di qualità decisamente migliore rispetto a quelli di Giuliana. Nel libro di Giuliana, infatti, le foto sono a volte sfuocate e sempre incasellate in quel noioso parallelepipedo con due angoli smussati e gli altri due a 90°.
Cara Giuliana, ti stimo tanto e come make-up artist ti preferisco persino a Clio; ma il tuo libro non mi è proprio piaciuto. Continua con i tuoi fantastici video tutorial perché te la cavi molto meglio.
Dettagli
"Make Up Delight"
di Giuliana Arcarese
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 2011
Pag. 256
Prezzo: 17,50€
sabato 24 dicembre 2011
Tanti auguri eh
© la copertina dell'Internazionale 23/29 dicembre
Come messaggio di augurio vi voglio riproporre il post Quando il disastro sarà compiuto scritto da Metilparaben:
C'è qualcosa di raggelante, nella crisi economica che sta investendo il pianeta come un uragano infinito: ed è qualcosa di più della semplice consapevolezza di potersi permettere meno di prima, di fare sempre più fatica ad arrivare alla fine del mese, perfino di scendere con tutte le scarpe sotto la soglia di povertà. Quello che toglie il fiato per quanto fa paura è accorgersi, a poco a poco, che il sistema di cui ci si è fidati per decenni sembra iniziare davvero a non funzionare più; che il benessere e la prosperità che quel sistema sembrava destinato ad assicurarci per sempre svaniscono giorno dopo giorno, inesorabilmente, e quelli che dovrebbero avere in tasca le soluzioni per raddrizzare la situazione non sanno che pesci prendere; che non esiste un'alternativa pronta a sostituirlo, quel sistema, quando dovesse sibilare l'ultimo rantolo e venire giù come un castello di carte. Credo sia questo a terrorizzarci, più che la povertà: la sensazione di ritrovarci soli in mezzo a un gigantesco corto circuito, il sospetto di dover mettere da parte tutto quello che credevamo di sapere, la prospettiva di non avere più nessuna certezza non tanto su quello che metteremo nel piatto domani sera, ma soprattutto sulla credibilità dell'unico modo di farlo che abbiamo mai conosciuto. Non può succedere, hanno continuato a ripeterci per tutti questi anni, perché questa è la strada giusta e deve portare per forza da qualche parte: e oggi il dubbio che quelle parole non siano altro che un mantra vuoto ci attanaglia come una morsa, ci spalanca gli occhi nel cuore della notte, ci toglie il fiato quando pensiamo a cosa succederà dopodomani. Formiche impazzite, andiamo avanti a ripetere finché possiamo gli unici riti che conosciamo perché non siamo capaci di immaginare altro: ma da qualche parte, dentro di noi, si fa strada il pensiero che quei riti non servano più a niente, e anzi che siano solo un modo come un altro per accelerare la fine. Quando il disastro sarà compiuto, allora forse ricominceremo a respirare, a farci qualche domanda, a riflettere tutti insieme. Senza avere più niente da perdere, perché alla fine avremo perso tutto quanto.Inoltre vi invito a fare un salto in edicola per prendere l'ultimo numero di Internazionale: come sempre è una rivista interessante (PS: un abbonamento annuale a questa rivista sarebbe regalo assai gradito XD), ma questa settimana propone degli articoli sulla maledetta crisi che ci accompagna dal 2008.
In particolare vi consiglio caldamente di leggere fino in fondo La fine del capitalismo, traduzione di un articolo comparso sul quotidiano tedesco Die Zeit. In questo pezzo — come in quello di Metilparaben e in tanti altri che spuntano come funghi su Web e giornali — si delinea la fine del sistema economico capitalista, incapace di garantire benessere e giustizia sociale per tutte le persone.
Per continuare a far crescere l'economia, infatti, bisogna comprare senza sosta.A questo punto sorge un altro problema: come convincere le persone a comprare senza consumare, accumulando libri dimenticati sulle mensole, vestiti nell'armadio, giocattoli nelle camere da letto dei bambini, con il solo scopo di impacchettarli e abbandonarli al più presto per comprarne dei nuovi.È ormai arrivato il momento di cercare un'alternativa.
E di pensare a un Natale diverso.
venerdì 16 dicembre 2011
Riflessioni sparse sul consumismo natalizio
PREMESSA: in questo post verranno posti tanti dubbi esistenziali.
Non conosco risposte sicure e vincenti al 100%; mi limito a suggerire l'idea che forse il sistema economico mondiale attuale è perverso e che forse esiste una via d'uscita alternativa e percorribile da chiunque.
Quanti di voi sono stufi del consumismo?
E quanti di voi non sopportano più la frenetica corsa agli acquisti che raggiunge picchi insensati con le feste di Natale?
È possibile sfuggire alla macchina infernale del spendere e spandere?
Senza ombra di dubbio, è difficile sfuggirle.
Io per prima non posso definirmi una campionessa di ascetismo in fatto di regali natalizi, ma so di essere migliorata nel tempo: fino a qualche anno fa centellinavo i miei scarsi risparmi da studentessa disoccupata per comprare regalini a tutti i miei amici e parenti, e ne ricevevo altrettanti; da un paio di anni circa ho smesso di farne (e di riceverne). Non a tutti, sia chiaro.
Io e Marco continuiamo a scambiarceli: sono regali solitamente importanti, non cazzatine da pochi euro giusto per non presentarsi a mani vuote. Ci conosciamo abbastanza bene da sapere cosa desidera o di cosa ha bisogno l'altro.
Mentre per la sua famiglia, le mie due zie e la mia nonna mi affido solitamente alle classiche ceste di prodotti equo-solidali e biologici.
Insomma la quantità di regali si è notevolmente ridotta negli anni. Ma non fraintendetemi: questo non è dovuto a un eccesso di tirchiaggine!
Il primo motivo: sono stanca di regalare e ricevere oggettini inutili che — come da copione — finiscono dimenticati in qualche cassetto.
Un esempio classico sono le candele: ho scoperto di possedere un arsenale di candele profumate, ricevute nei Natali scorsi e mai usate.
Da qualche settimana ho deciso di riportarle alla vita, prendendo spunto da un'idea di Colin Beavan; così, ogni sera, candele alla mela verde e alla vaniglia illuminano le mie letture prima del sonno ristoratore.
Il secondo motivo è la nausea che mi assale al solo pensiero di affrontare la folla dei centri commerciali: code per trovare un parcheggio, folla tra i corridoi e i negozi, spintoni e cattivi odori, camminate a ritmo bradipico, file alla casa, attese nei bagni, lotte serrate per occupare un tavolo al bar, caldo asfissiante, fastidiose luci al neon...
Capite bene come la voglia di affrontare tutto questo — a Natale come in qualsiasi altro periodo dell'anno — non mi calcoli di striscio.
Il terzo è lo spirito natalizio che sta abbandonando la mia barca (o forse l'ha già abbandonata completamente).
Sì, certo mi mette allegria vedere le vie illuminate e le case decorate a festa. Ma il fuori sbrilluccicoso riflette anche uno spirito veramente gioioso e positivo?
L'ideale sarebbe fare regali utili, significativi.
Come scrive Colleen sul suo blog 365 Less Things (mia libera traduzione):
Eh già, è difficile fare questo cambiamento di mentalità e di abitudini. Forse la crisi che ormai si protrae da anni ci obbligherà a farlo non solo a Natale, ma anche per il resto dell'anno.
Il punto è: riusciremo davvero a svincolarci da questo consumismo vorace, a invertire la rotta, a rifiutare l'assurdo imperativo del "comprare per far ripartire l'economia mondiale"?
Rimarremmo in pochi a tentare il cambiamento oppure questa filosofia di pensiero riuscirà a raggiungere la massa critic?
Chissà se riusciremo a fare quanto spera Katie Tallo su Rowdy Kittens (tradotta dalla bravissima Laura su Minimo).
Come vivrete il Natale dal punto di vista dei regali?
Siete convinti che sia necessario un cambiamento di mentalità e di abitudini per liberarsi di quel collare a strangolo con cui l'economia ci tiene sotto controllo?
Non conosco risposte sicure e vincenti al 100%; mi limito a suggerire l'idea che forse il sistema economico mondiale attuale è perverso e che forse esiste una via d'uscita alternativa e percorribile da chiunque.
Quanti di voi sono stufi del consumismo?
E quanti di voi non sopportano più la frenetica corsa agli acquisti che raggiunge picchi insensati con le feste di Natale?
È possibile sfuggire alla macchina infernale del spendere e spandere?
Senza ombra di dubbio, è difficile sfuggirle.
Io per prima non posso definirmi una campionessa di ascetismo in fatto di regali natalizi, ma so di essere migliorata nel tempo: fino a qualche anno fa centellinavo i miei scarsi risparmi da studentessa disoccupata per comprare regalini a tutti i miei amici e parenti, e ne ricevevo altrettanti; da un paio di anni circa ho smesso di farne (e di riceverne). Non a tutti, sia chiaro.
Io e Marco continuiamo a scambiarceli: sono regali solitamente importanti, non cazzatine da pochi euro giusto per non presentarsi a mani vuote. Ci conosciamo abbastanza bene da sapere cosa desidera o di cosa ha bisogno l'altro.
Mentre per la sua famiglia, le mie due zie e la mia nonna mi affido solitamente alle classiche ceste di prodotti equo-solidali e biologici.
Insomma la quantità di regali si è notevolmente ridotta negli anni. Ma non fraintendetemi: questo non è dovuto a un eccesso di tirchiaggine!
Il primo motivo: sono stanca di regalare e ricevere oggettini inutili che — come da copione — finiscono dimenticati in qualche cassetto.
Un esempio classico sono le candele: ho scoperto di possedere un arsenale di candele profumate, ricevute nei Natali scorsi e mai usate.
Da qualche settimana ho deciso di riportarle alla vita, prendendo spunto da un'idea di Colin Beavan; così, ogni sera, candele alla mela verde e alla vaniglia illuminano le mie letture prima del sonno ristoratore.
Il secondo motivo è la nausea che mi assale al solo pensiero di affrontare la folla dei centri commerciali: code per trovare un parcheggio, folla tra i corridoi e i negozi, spintoni e cattivi odori, camminate a ritmo bradipico, file alla casa, attese nei bagni, lotte serrate per occupare un tavolo al bar, caldo asfissiante, fastidiose luci al neon...
Capite bene come la voglia di affrontare tutto questo — a Natale come in qualsiasi altro periodo dell'anno — non mi calcoli di striscio.
Il terzo è lo spirito natalizio che sta abbandonando la mia barca (o forse l'ha già abbandonata completamente).
Sì, certo mi mette allegria vedere le vie illuminate e le case decorate a festa. Ma il fuori sbrilluccicoso riflette anche uno spirito veramente gioioso e positivo?
L'ideale sarebbe fare regali utili, significativi.
Come scrive Colleen sul suo blog 365 Less Things (mia libera traduzione):
Ci sono così tanti modi per dimostrare quanto ami una persona che non prevedano l'acquisto di doni materiali. Fare qualcosa per qualcuno, trascorrere tempo con una persona, organizzare un'uscita, farsi una manicure o un massaggio facciale insieme alle proprie amiche, giocare a golf o andare a pesca insieme a un amico; questi sono tutti regali che vengono dal cuore e non dai negozi. [...]
È complicato perché il lavaggio del cervello che ci è stato fatto ci induce a credere che regalare qualcosa di materiale sia il modo migliorare per dimostrare quanto si ama una persona. E più soldi si spendono, più questo amore appare forte (che idea disgustosa).
Eh già, è difficile fare questo cambiamento di mentalità e di abitudini. Forse la crisi che ormai si protrae da anni ci obbligherà a farlo non solo a Natale, ma anche per il resto dell'anno.
Il punto è: riusciremo davvero a svincolarci da questo consumismo vorace, a invertire la rotta, a rifiutare l'assurdo imperativo del "comprare per far ripartire l'economia mondiale"?
Rimarremmo in pochi a tentare il cambiamento oppure questa filosofia di pensiero riuscirà a raggiungere la massa critic?
Chissà se riusciremo a fare quanto spera Katie Tallo su Rowdy Kittens (tradotta dalla bravissima Laura su Minimo).
Ma come fare per cominciare a guardare oltre la montagna di roba, verso la terra beata del “basta così”?
Facendo un passo indietro e dando una bella occhiata a noi stessi, agli oggetti che possediamo e a quello che fa scattare in noi certi meccanismi.
Difendendoci dall’assalto delle pubblicità, evitando i centri commerciali e abbassando il volume del rumore intorno a noi: per riuscire a sentire la nostra voce interiore che ci sta urlando di smetterla di comprare roba inutile!
La montagna inizierà a sgretolarsi.
Prendendoci per il colletto della nostra bella camicia firmata e indirizzandoci verso una vita in cui siamo noi a decidere. Una vita che abbia senso per noi, e non necessariamente per i protagonisti di una serie TV. Prendendo atto di tutto quello che già abbiamo. Attribuendo la giusta importanza ed essendo grati per quanto possediamo, ma smettendo di esserne schiavi. Modificando le tradizioni di famiglia, cambiando marcia, inventandoci regali fatti da noi anziché acquistati in un negozio, riciclandoli o evitando di acquistarli del tutto: creando tradizioni nuove, in cui ci scambiamo storie anziché regali, abbracci anziché pacchetti, tempo da trascorrere insieme anziché eccessi.
La montagna diventerà sempre più piccola.E voi cosa ne pensate?
Come vivrete il Natale dal punto di vista dei regali?
Siete convinti che sia necessario un cambiamento di mentalità e di abitudini per liberarsi di quel collare a strangolo con cui l'economia ci tiene sotto controllo?
lunedì 12 dicembre 2011
La metà di niente
Un libro "mangiato" in una giornata e mezza. Questo vi dà un'idea chiara di quanto mi sia piaciuto La metà di niente, romanzo d'esordio dell'irlandese Catherine Dunne.
Vita, morte e rinascita di una quarantenne (Rose) che, in quella che doveva essere una delle sue solite mattine da casalinga, viene piantata in asso dal marito (quello stronzo di Ben) con queste parole: "Rose. Dobbiamo parlare. Devo andar via per un po'. Penso che abbiamo bisogno di stare ognuno per conto proprio, solo per un periodo. Mi dispiace farlo così, ma è che non sono felice. [...] Non ti amo più."
Crisi esistenziale di mezza età? Noooo!!! Solo la solita storiella di adulterio: Ben, infatti, parte per l'assolata Malaga in compagnia della moglie di un socio d'affari - la bella e sensuale Caroline - e lì le confessa di voler portare alla luce del sole la loro relazione clandestina, lasciandosi alle spalle vent'anni di matrimonio e tre figli.
Ma la sua avventatezza gli costerà caro e gli si rivolterà contro.
E Rose? Dopo i primi giorni in cui le sembrava di essere al cinema e di star assistendo alla proiezione della storia di un'altra persona, la protagonista si risveglia da un torpore durato troppi anni.
Da docile e servile moglie pronta a soddisfare le richieste di un marito ossessionato dagli affari e ad annullarsi per lui e i figli, Rose scopre una forza sconosciuta dentro di sé e trova il coraggio di prendere la sua vita nelle proprie mani.
Inizia così il suo percorso di rinascita, reso possibile anche grazie all'aiuto dei tre figli, delle amiche Jane e Martha, di datori di lavoro fiduciosi nelle sue capacità di cuoca (e anche di qualche bicchiere di buon vino d'annata).
Ed eccola diventare una donna forte, intraprendente e indipendente.
Rose ormai non è più disposta a subire i chiari di luna del marito; non è più disposta a dipendere da qualcun'altro; non è più disposta a non vivere!
Addio Rose Holden.
Benvenuta Rose Kelly!
Dettagli
"La metà di niente"
di Catherine Dunne
Editore: Guanda
Data di pubblicazione: 1997
Pag. 292
Prezzo: 16,50€
domenica 11 dicembre 2011
Il sangue dei fiori
Il sangue dei fiori è il romanzo di debutto di Anita Amirrezvani, ispirata a scrivere questa storia da un tappeto persiano regalatole dal padre durante l'adolescenza.
Nel romanzo è raccontata la storia di una tredicenne di un villaggio sperduto nella Persia del 17° secolo e con una grande passione: annodare tappeti.
Purtroppo la sua vita viene sconvolta dal passaggio di una cometa maledetta e maligna che le porterà solo un'ondata di sciagure. La prima è la morte del padre che costringe lei e la madre a trovare riparo presso la ricca famiglia dello zio Gostaham nella lontana città di Isfahān. Qui, tra la magnifica casa dello zio, i minareti della moschee, il Ponte dei 33 archi e l'immensa Piazza del Mondo, la ragazzina diventerà una donna, toccando con una mano le gioie del paradiso e vivendo con l'altra le pene dell'inferno.
Non vi rovinerò la sorpresa: lascio a voi scoprire quali umiliazioni dovrà sopportare (vi basti sapere che sono davvero tante e che avrebbero spezzato anche il più massiccio degli alberi).
Ma alla fine la sua tenacia e la sua passione per i tappeti riusciranno a riscattarla da tutti i dolori sofferti, rendendola una ragazza emancipata e forte, dal valore inestimabile. Il che è straordinario, specialmente in relazione all'ambiente storico e culturale in cui è ambientata la storia.
"Io ero diversa da tutte loro: avevo i miei tappeti e la mia famiglia adottiva a cui pensare. [...] Ero una donna: il mio lavoro costituiva una novità e i miei tappeti andavano a ruba tra le donne dell'harem. Non avrei mai rinunciato al mio mestiere, anche se avessi sposato un uomo ricco come lo scià."Altre due note che rendono così speciale questo romanzo:
- lo stile con cui è scritto: solo in poche altre occasioni mi è capitato di leggere parole così incantevoli
- le piccole storie sparse qua e là nel romanzo e che rappresentano delle piccole perle all'interno di quel prezioso gioiello che è Il sangue dei fiori
"Il sangue dei fiori"
di Anita Amirrezvani
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 2007
Pag. 364
Prezzo: 18€
giovedì 24 novembre 2011
20 anni senza Freddie Mercury
Poche parole e spazio alla sua voce.
Solo un grande rammarico e tanta tristezza che mi attraversa quando ascolto la tua musica e che, nell'anniversario della tua morte, si fanno sempre più intensi. Oggi, poi, sono addirittura 20 anni che manchi da questa Terra.
Ora però basta con i piagnistei! Meglio ricordati nel tuo splendore, nella tua bellezza, nella tua immensità di regina che non teme confronti, nell'infinito carisma che sprigionavi sul palco.
We still love you!
lunedì 21 novembre 2011
Settimana europea per la riduzione dei rifiuti - edizione 2011
Questa settimana si celebra la terza edizione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti.
Nel video qualche consiglio per ridurre la propria scia di spazzatura di parecchi chili:
- mettere al bando l'acquisto dell'acqua imbottigliata e preferire l'acqua del rubinetto da portarsi in giro in thermos o bottiglie di plastica di riciclo, riutilizzabili migliaia di volte
- pensare attentamente prima di cliccare il tasto Print e, quando c'è l'esigenza di stampare dei documenti, ricordarsi di stampare in fronte e retro
- portarsi in borsa una shopper di tela e farsi mettere gli acquisti nella propria sacca (e non nei sacchetti - solitamente plasticosi - dei negozi e dei supermercati)
- bambini a bordo? Evitare i pannolini usa&getta (sempre di plastica) e considerare l'opzione dei pannolini lavabili: più economici, più ecologici e più salutari per il vostro bambino
- comprare prodotti alimentari, per l'igiene personale e per la casa alla spina. Un'opzione è il Negozio Leggero di cui vi ho parlato nel post precedente; se conoscete attività simili segnalateli nei commenti
- fare il compostaggio domestico per dare nuova vita agli scarti alimentari
Personalmente seguo tutte queste semplici pratiche già da tempo tranne l'uso dei pannolini lavabili per mancanza di materia prima, anche se dal 2008 evito di riempire le discariche di assorbenti grazie alla comodissima coppetta mestruale, ormai insostituibile per me. Invece mi sono appena messa al lavoro sul punto relativo ai prodotti alla spina, ma mi sento limitata visto che la spesa di casa dipende in minima parte da me.
Ovviamente si può fare molto di più per ridurre la propria impronta ecologica e per prevenire l'accumularsi di rifiuti.
A questo proposito vi consiglio qualche lettura online:
- Ridurre i troppi imballaggi e Ridurre i rifiuti da cibo, due documenti redatti da Gianna Ferretti, autrice del blog Trashfood
- Plastica addio: i 7 modi per ridurre gli imballaggi al reparto frutta e verdura
- siete assidui bevitori di caffè in capsula? GreenKika vi insegna come trasformale in deliziose campanelle
- da leggere da cima a fondo il blog Chilo avrebbe mai pesato?: "abbiamo deciso che dal 1 gennaio 2010, per un anno, peseremo tutta la spazzatura che gettiamo tenendone traccia in questo blog, che sarà anche un’occasione per riflettere sul tema dei rifiuti, dei consumi e degli stili di vita. Sarà anche un modo per metterci alla prova, cercare di migliorare le nostre abitudini: in un anno prenderemo coscienza del peso dei nostri comportamenti e proveremo a ridurlo, per ridurre la nostra impronta sul pianeta."
- fantastico il cestino per rifiuti realizzato con vecchie mappe stradali o giornali di IoRicreo (ma state attenti a non riempirlo di troppi scarti, altrimenti che Settimana per la riduzione dei rifiuti sarebbe?!)
- qualche dritta su come utilizzare i versatili acido citrico e bicarbonato per le pulizie di casa al posto delle confezioni, dei fustini e delle scatole di detersivi
E per finire, un mio consiglio ispirato dal momento.
Il freddo diventa pungente e - se siete come me - non c'è periodo migliore per rimanere al calduccio di casa, stringendo in mano una tazza di tè o una tisana. Per ridurre i rifiuti anche in occasione di questa piccola coccola invernale, dite basta alle classiche bustine di tè preconfezionate! Preferite sempre i tè, le tisane e le miscele sfuse e recatevi in erboristeria dotati di sacchettino da riempire.
E voi, avete qualche buona pratica da condividere con me?
domenica 20 novembre 2011
Negozio Leggero: altolà agli sprechi
Sapone di Aleppo del Negozio Leggero © Eleonora F.
Stamattina sono riuscita ad andare per la prima volta nel punto vendita di Orzinuovi (Brescia), lontano appena una ventina di chilometri da casa mia e solo 5 da casa mia nonna.
Negozio Leggero è davvero bello: sui toni dell'azzurro e dell'arancione, è arredato con scaffali e tavoli di legno dove tra i prodotti in esposizione si trovano delle sfiziose ricette da cui trarre ispirazione.
Una piccola perla in quel triste centro commerciale in cui si trova (l'Orceana Park per la precisione) e sconsideratamente ignorata da gran parte degli avventori del CC.
L'assenza di clienti, però, mi ha permesso di parlare in tutta tranquillità con una commessa simpatica, preparata sui prodotti e disponibile a rispondere a qualsiasi mia domanda.
Cos'ho scoperto?
- c'è una vasta scelta di prodotti alimentari sfusi: vari formati di pasta (rigatoni, vermicelli, farfalle, stelline, ditalini rigati, reginelle, tortiglioni, fusilli, peperina, anellini ricci...), farine, riso (arborio, nero, integrale rosso, carnaroli...), kamut, legumi secchi (ceci, fagioli...), caramelle, tisane, thé, spezie, cereali per la colazione, decorazioni da pasticceria, vini...
- anche per l'igiene personale non manca nulla: saponi al taglio e saponette già tagliate (al vino e cannella, al cioccolato, al muschio bianco, al cocco, burro di karité, al mandarino, all'aloe, alla vaniglia, al sandalo, alle mandorle, alla carota, all'arancia, alla menta, alla lavanda), sapone liquido, balsamo, shampoo, spazzolini, spazzole... e persino trucchi!
- state tranquilli anche per quanto riguarda la pulizia della casa: pastiglie per la lavastoviglie, Marsiglia in polvere per il bucato, ammorbidente, sgrassatore, lava e incera; e poi soluzioni per i vetri e gli specchi, per i pavimenti, per la lana e i delicati, per i piatti, per il bucato e multiuso
- il 30% dei prodotti sono biologici
- la merce è tutta di provenienza italiana (ad esempio molta pasta è prodotta in provincia di Cremona) tranne il sapone di Aleppo (prodotto in Siria) e il kamut
- gli INCI dei prodotti cosmetici sono approvati, a prova di Biodizionario: la saponetta allo zenzero e veniglia che ho acquistato ha ingredienti tutti verdi e solo due gialli. I detergenti liquidi sono fatti con estratti biologici senza parabeni, sles, EDTA, derivati animali e coloranti
- potete trovare in negozio vasi di vetro per il riso e la pasta e contenitori di plastica per i detersivi da tenere a casa e riportare in negozio successivamente per riempirli nuovamente. Altrimenti se dovete prendere delle piccole porzioni potete farli mettere in sacchetti di carta
- ma non c'è alcun obbligo di comprarli! Se a casa avete già dei contenitori e dei sacchetti, portateli pure in negozio e fatevi mettere i vostri acquisti lì dentro
- e non dovete nemmeno comprare quantità prestabilite!
- è attivo il servizio di prenotazione via mail: basta scrivere all'indirizzo info@negozioleggero.it cosa vi serve, in che quantità e il negozio dove andrete a ritirarlo e i commessi vi prepareranno la spesa. Oppure potete passare dal negozio, lasciare i vostri contenitori da riempire e concordare il ritiro nei giorni successivi.
Sono davvero felice che esista un negozio del genere nelle mie vicinanze. E penso che qualunque persona attenta all'ambiente possa trovare nel Negozio Leggero una fantastica opportunità per vivere come vorrebbe: lontano dal bieco consumismo, facendo acquisti responsabili che gli permetteranno di non lasciarsi "dietro una scia di spazzatura, inquinamento e gas responsabili dell'effetto serra" (Un anno a impatto zero, pg. 73).
Spero che la gamma di prodotti disponibili venga ampliata sempre di più, magari introducendo anche frutta e verdura. Non trovate sia uno spreco assurdo dover mettere la frutta in quegli inservibili sacchettini di plastica, tipici dei supermercati?
Perché vi parlo proprio di Negozio Leggero dato che ci sono alcuni supermercati — come la Coop e l'Auchan — che propongono prodotti alla spina? Perché questi supermercati sono giganti (uno nemmeno italiano) che non hanno bisogno di ulteriore pubblicità.
Invece Negozio Leggero è una piccola realtà made in Italy nata "dall'esperienza dell’Ente di ricerca Ecologos e dal lavoro di Rinova s.c. per proporre al mercato un nuovo modo di fare la spesa: senza imballaggi, quindi più leggera" che merita di essere conosciuta.
I negozi in Piemonte sembrano funzionare alla grande, al punto che spesso vengono organizzati incontri e concorsi. A questo proposito vi segnalo il corso di "Cosmetica fai da te" al Negozio Leggero di Novara in programma giovedì 24 Novembre alle 19:30.
Il negozio di Orzinuovi, aperto da quasi un anno, ha invece bisogno di ingranare: forse la posizione periferica non aiuta, per questo voglio dare il mio piccolo contributo per farlo conoscere.
C'è bisogno di attività del genere per combattere contro il vorace sistema attuale non ecosostenibile.
"Dobbiamo scoprire processi di produzione, modi per generare energia e lavorare materiali che non danneggino in modo sostanziale il nostro pianeta" scrive Colin Beaven nel suo libro.
Ecco perché oggi ho voluto farvi scoprire Negozio Leggero.
Pensateci, anche nell'ottica della Settimana della riduzione dei rifiuti che si tiene dal 19 al 27 novembre.
domenica 6 novembre 2011
Decluttering... di libri!
Scatolone di libri in vendita o scambiabili © Eleonora F.
Questa storia del minimalismo, passata finalmente dall'astratta teoria alla pratica, mi sta coinvolgendo molto: non appena trovo qualche minuto libero mi dedico al riesame di una parte di camera, bagno, salotto o cucina. Addirittura ieri sera, dopo la serata in compagnia di Marco, ho avuto un "attacco minimalista" e sono rimasta in piedi fino alle 2 per riordinare e selezionare vestiti!
In questa settimana ho fatto ulteriori passi avanti e, soprattutto, ho affrontato lo scoglio più difficile per me: i libri! Ho osservato i miei molteplici scaffali e, con le spalle al muro, ho dovuto arrendermi all'evidenza: ho troppi libri, tutti accatastati l'uno sopra l'altro (in file verticali per ottimizzare lo spazio), spesso in doppia fila vietata.
Cos'ho scoperto?
- libri che nemmeno ricordavo più di avere
- libri arrivati come regalo ma non di mio interesse quali “Le tecniche di lettura rapida - Guida ai nuovi metodi di lettura” di Wolfgang Zielke e “Il mio abbecedario cinese” di Catherine Louis e calligrafie di Shi Bo (quest'ultimo è un regalo di una mia cara amica dei tempi dell'università che ha confuso la mia passione per il Giappone con la Cina)
- libri comprati forzatamente dopo essermi fatta inc...astrare dai tirapiedi di Mondolibri (ne avevo già parlato in precedenza) come “Tre metri sopra il cielo” di Federico Moccia
- libri comprati sotto qualche effetto stupefacente (non saprei spiegare altrimenti la loro presenza) come “L’autostima” di Willy Pasini
- libri letti ma ormai inutilizzabili quali "Come si fa una tesi di laurea” di Umberto Eco e alcuni testi universitari. Uno per tutti è "Minna no Nihongo" (ovvero il giapponese per tutti), un eserciziario di giapponese utile durante i corsi della prof. Tanaka ma ormai destinato all'abbandono. Magari lo sfrutterò appieno nella mia prossima vita quando mi iscriverò a Lingue e letterature orientali. Al momento attuale, però, sarebbe più utile nelle mani di qualche nippofilo serio
- libri letti ma che non mi sono piaciuti per niente come “Cronaca di una morte annunciata” di Gabriel Garcìa Màrquez
- libri inspiegabilmente doppi quali “La cantatrice chauve” di Eugène Ionesco, “Miniguida al consumo critico e al boicottaggio” del Movimento Gocce di Giustizia e “Il balcone dell’indipendenza” di Marinella Correggia
In totale ho individuato oltre una trentina di libri di cui voglio sbarazzarmi. Ovviamente non andranno a finire nella spazzatura — tranne un paio di mini dizionari ritrovati in condizioni pietose e sporchi d'inchiostro (WTF?!) — ma verranno rimessi in circolo, alla ricerca di una seconda vita e di persone che sappiano apprezzarli.
Ho creato una lista su Google Docs (non ancora definitiva) che potete visualizzare qui oppure su Anobii nella sezione Trading (ad oggi, però, incompleta): vendo tutto a prezzo dimezzato, ma sono disponibile anche per degli scambi.
Preferirei inoltre la modalità di consegna a mano, tuttavia sono disposta a valutare anche l'ipotesi della spedizione via posta. Se siete interessati potete scrivermi anche qui.
Se non riuscirò a trovare nessun interessato, cercherò di piazzarli al Libraccio.
Altri libri, non presenti in lista, verranno donati al mercatino dei libri usati della mia parrocchia dove, per inciso, settimane fa feci una scorpacciata di libri (6 in totale) per nemmeno 20 euro di spesa!
Che ne dite? Come inizio non è niente male, vero?
Lo ammetto: all'inizio ho fatto un po' di fatica a scegliere i libri da cui separarmi; ma poi, liberando completamente la mente e pensando lucidamente alla loro effettiva utilità per me, l'operazione non è stata poi così traumatica :)
Ora sto addirittura rivedendo la libreria per scovare altro da inserire nella lista! Incredibile...
mercoledì 2 novembre 2011
Primi passi minimalisti
Ispirato al libro La Sfida delle 100 cose, ho cominciato a dedicarmi allo sviluppo di un atteggiamento minimalista. Come? Dandomi alle grandi pulizie e alla ricerca di acquisti inutili sparsi tra bagno e camera da letto.
Ovviamente ho trovato moltissima roba futile e, a volte, inutilizzabile.
Ho iniziato il grande repulisti dai bagni concentrandomi subito sulla montagna di campioncini delle più disparate tipologie, sparsi ovunque: fondotinta in crema, profumi, creme per il viso, pomate anti-cellulite, bagnodoccia, olii e tanti shampoo di hotel.
Ho buttato via tutti i campioncini vecchi, risalenti anche a più di 5 anni e quindi non più indicati all'uso. Ho fatto intraprendere la via della spazzatura anche ai fondotinta in crema innanzitutto perché io uso solo trucco minerale e, in secondo luogo, perché il colore non si addiceva per nulla al mio incarnato. Avrei rischiato il patetico effetto mascherone!
Ho tenuto solo i tester più recenti come quelli dei profumi, la crema per le gambe stanche, due campioncini di olio d'argan e alcuni shampoo; quest'ultimi sono stati mischiati con il Garnier all'henné e aceto di mora attualmente in uso in doccia. Già, questo prodotto non è molto ecologico ma devo ancora trovare un metodo per lavarmi i capelli in modo eco-friendly senza ottenere l'effetto stoppa in testa.
Poi ho scovato due fluidi liscianti per i capelli, comprati da una parrucchiera molto convincente anni fa ma mai usati :( Anche questi vecchissimi considerando il fatto che io vado una volta/due volte all'anno dalla parrucchiera. Sono finiti direttamente nella spazzatura.
Per fortuna ho trovato anche qualcosa di vecchiotto ma comunque riutilizzabile come la Ghassoul, un tipo di argilla neutra del Marocco utile per lavare e pulire i capelli e la pelle. Se non sapete come usarlo, guardate anche voi questo video di Carlita oppure leggete questo topic su Capelli di fata (in quest'ultimo caso dovete prendervi un po' di tempo per scorrere tutte le 79 pagine del thread).
Io ho provato a fare una maschera seguendo le indicazioni di Murex e ne sono rimasta estasiata! Come ho fatto a lasciarla lì inutilizzata per così tanto tempo... sono proprio una stupida! Mi ha lasciato la pelle del viso liscia e morbida come nessuna maschera preconfezionata è mai riuscita.
Ecco cosa vi serve:
Il mio obiettivo non è di arrivare a possedere solo 100 cose, ma di non comprare niente nel settore cosmetico per moooolto tempo. Voglio usare e finire la maggior parte dei prodotti conservati e poi darmi completamente all'acquisto di cosmetici bio e allo spignattamento, ma con oculatezza.
In realtà vorrei applicare questo comportamento per qualsiasi area merceologica: abbigliamento, accessori, borse... E anche ai libri, ma qui il discorso si fa assai più difficile: ci vuole moltissima forza di volontà e parecchia determinazione.
Ovviamente ho trovato moltissima roba futile e, a volte, inutilizzabile.
Ho iniziato il grande repulisti dai bagni concentrandomi subito sulla montagna di campioncini delle più disparate tipologie, sparsi ovunque: fondotinta in crema, profumi, creme per il viso, pomate anti-cellulite, bagnodoccia, olii e tanti shampoo di hotel.
Ho buttato via tutti i campioncini vecchi, risalenti anche a più di 5 anni e quindi non più indicati all'uso. Ho fatto intraprendere la via della spazzatura anche ai fondotinta in crema innanzitutto perché io uso solo trucco minerale e, in secondo luogo, perché il colore non si addiceva per nulla al mio incarnato. Avrei rischiato il patetico effetto mascherone!
Ho tenuto solo i tester più recenti come quelli dei profumi, la crema per le gambe stanche, due campioncini di olio d'argan e alcuni shampoo; quest'ultimi sono stati mischiati con il Garnier all'henné e aceto di mora attualmente in uso in doccia. Già, questo prodotto non è molto ecologico ma devo ancora trovare un metodo per lavarmi i capelli in modo eco-friendly senza ottenere l'effetto stoppa in testa.
Poi ho scovato due fluidi liscianti per i capelli, comprati da una parrucchiera molto convincente anni fa ma mai usati :( Anche questi vecchissimi considerando il fatto che io vado una volta/due volte all'anno dalla parrucchiera. Sono finiti direttamente nella spazzatura.
Per fortuna ho trovato anche qualcosa di vecchiotto ma comunque riutilizzabile come la Ghassoul, un tipo di argilla neutra del Marocco utile per lavare e pulire i capelli e la pelle. Se non sapete come usarlo, guardate anche voi questo video di Carlita oppure leggete questo topic su Capelli di fata (in quest'ultimo caso dovete prendervi un po' di tempo per scorrere tutte le 79 pagine del thread).
Io ho provato a fare una maschera seguendo le indicazioni di Murex e ne sono rimasta estasiata! Come ho fatto a lasciarla lì inutilizzata per così tanto tempo... sono proprio una stupida! Mi ha lasciato la pelle del viso liscia e morbida come nessuna maschera preconfezionata è mai riuscita.
Ecco cosa vi serve:
- 50 ml di ghassoul
- 10 ml di miele
- 10 ml di succo di limone
- qualche goccia di latte (io non l'avevo e ho messo dell'acqua)
- qualche goccia di olio di mandorle dolci
Il mio obiettivo non è di arrivare a possedere solo 100 cose, ma di non comprare niente nel settore cosmetico per moooolto tempo. Voglio usare e finire la maggior parte dei prodotti conservati e poi darmi completamente all'acquisto di cosmetici bio e allo spignattamento, ma con oculatezza.
In realtà vorrei applicare questo comportamento per qualsiasi area merceologica: abbigliamento, accessori, borse... E anche ai libri, ma qui il discorso si fa assai più difficile: ci vuole moltissima forza di volontà e parecchia determinazione.
lunedì 31 ottobre 2011
La sfida delle 100 cose di Dave Bruno
Da qualche anno ho sviluppato un grande interesse verso il movimento minimalista e seguo diversi blog in tema (la maggior parte "made in USA", tra cui spiccano l'ottimo Zen Habits e il più recente Mnmlist di Leo Babauta, ma segnalo anche l'italianissimo Minimo di Laura Dossena). Quindi non mi era sfuggito questo testo di cui si è spesso parlato, prontamente infilato nella lista dei desideri e acquistato finalmente un paio di settimane fa.
La sfida delle 100 cose di Dave Bruno è un testo interessante che propone una sfida stimolante all'umanità (anche se forse manca quell'approfondimento in più che lo avrebbe reso ancora migliore). In cosa consiste questa sfida? Vivere per un anno intero solamente con 100 cose. A leggerla così sembra una vera mission impossible; e invece Dave Bruno c'è riuscito e ha scatenato un forte dibattito a livello internazionale, guadagnandosi inaspettatamente un folto gruppo di sostenitori e innescando una catena di sfide simili.
Io trovo il suo esperimento ammirabile e mi ha spinto sia a fare un po' di pulizia materiale che riflessioni mentali perché, nonostante creda di essere una persona attenta agli sprechi e all'ambiente nonché aspirante minimalista, mi ritrovo con armadietti e scaffali pieni di acquisti compulsivi coperti da una coltre di polvere, segno evidente della loro inutilità.
Che dire, ad esempio, della ventina di ombretti minerali conservati in una scatola a fiori in bagno? Essendo una frana nell'arte del trucco e una ritardataria cronica, mi capita raramente di avere la pazienza e il tempo di abbellirmi gli occhi con i colori sgargianti di questi fantastici ombretti. Mi piacerebbe esserne in grado ma — ahimè — guardare i tutorial di ClioMakeUp e di MakeUpDelight non mi ha reso la nuova guru del trucco di YouTube. Quindi il massimo che mi concedo è una passata di fondotinta minerale, di blush minerale e mascara.
Ma perché ne ho acquistati così tanti? Perché nello shop online si presentavano tutti in modo irresistibile; perché amo i colori forti e vivaci; perché essendo minerali sapevo di non comprare niente di dannoso per la mia pelle; perché sono belli da vedere; perché speravo di diventare brava nel creare trucchi ad opera d'arte come questo e di stupire gli altri con combinazioni fantasiose e colorate.
Questo è successo solo una volta quando sono riuscita a creare un mix perfetto di verde smeraldo e di oro sulle mie palpebre e ho ricevuto i complimenti delle mie amiche. Una volta in un anno dal loro acquisto.
E con quest'ultimo punto tocco una questione importante trattata anche nel libro: il cercare di dare significato all'esistenza attraverso i nostri acquisti. Non vi è mai capitato di pensare qualcosa come "Cavoli, con quel cappotto/quella borsa/quegli orecchini sarei veramente bellissima/sarei molto più professionale/tutti si girerebbero a guardarmi/farei l'invidia di qualsiasi bipede?". Beh, lo confesso: io l'ho pensato. Molte volte. Forse perché soffro di insicurezza cronica? O perché vivo in una società dove l'avere e l'apparire conta più dell'essere? Perché ho bisogno di sentirmi elogiata ed apprezzata? Oppure perché voglio prevalere sugli altri? Perché sento che mi sentirei realizzata con quel "pezzo mancante"?
Magari è per tutto questo messo insieme. Sta di fatto che ci sono dentro anch'io, nonostante la mia vena ecologista e minimalista.
Ora, non pensate che io sia una Becky Bloomwood all'italiana! Vi assicuro che mi faccio degli scrupoli quando devo comprare qualcosa e non acquisto qualsiasi cosa mi piaccia, anche perché non guadagno cifre folli e perché ho ancora un briciolo di buonsenso. Inoltre non amo seguire la moda, non mi piacciono i vestiti in cui campeggiano i nomi delle griffe a caratteri cubitali, ricerco la comodità, la praticità e possibilmente una buona fattura (ad esempio, ho diversi maglioni Benetton comprati alle superiori che mi calzano ancora a pennello e sono ancora perfetti).
Quindi non mi vedrete mai spendere migliaia di euro per una borsa marrone con una L e una V incrociate in Place Vendôme a Parigi né contrattare con un venditore abusivo per la stessa borsa taroccata nelle vie di Milano (nel caso remoto in cui mi vediate far ciò, siete autorizzati a darmi un colpo in testa).
Però ammetto di incappare nell'errore comune di ricercare la felicità negli oggetti e di pensare che sarei una persona migliore e più interessante se entrassi in possesso di un certo oggetto.
Il problema è che non succede mai. Quegli ombretti minerali non mi hanno resa più figa e non sono diventata brava a truccarmi gli occhi.
"Il consumismo stimola in noi l'impulso di acquistare, ma non a conoscere noi stessi. La pubblicità e le tecniche di vendita del centro commerciale puntano a renderci sempre meno consapevoli di chi siamo realmente e sempre più preoccupati di chi non siamo." (pg. 88)Voglio forse diventare una vuota narcisista? NO!
Quindi il prossimo passo sarà applicare il più possibile il minimalismo alla mia vita, evitare gli acquisti compulsivi e riflettere di più quando mi trovo in un negozio, pronta per un nuovo acquisto.
E poi vorrei anche affrontare qualche sfida, magari quelle proposte da Laura sul suo Minimo.
Mi rendo sempre più conto che desidero davvero slegarmi il più possibile dal vortice del consumismo e oppormi all'imperativo secondo cui per far ripartire questa stagnante economia mondiale sia necessario comprare, comprare e solo comprare (e quindi indebitarsi, aprire finanziamenti e andare in rosso).
Voglio solo vivere una vita più semplice e meno stressante.
Dettagli
"La sfida delle 100 cose"
di Dave Bruno
Editore: Tecniche Nuove
Data di pubblicazione: 2011
Pag. 196
Prezzo: 14,90€
Etichette:
Crescita personale,
Io,
Libri,
Minimalismo,
Recensioni
mercoledì 19 ottobre 2011
La ciociara di Alberto Moravia
"Il romanzo è una cronaca della guerra, un libro sugli orrori della guerra", ispirato alla drammatica storia vissuta da Moravia stesso ed Elsa Morante — all'epoca sua compagna — durante la seconda guerra mondiale.
La storia scorre molto bene, tranne nella parte in cui viene raccontato il periodo trascorso da Cesira ("bella dentro e fuori, nella sua schiettezza e aggressività di contadina inurbata") e da Rosetta a Fondi; devo ammettere che è stato difficile da superarla al punto di considerare l'ipotesi di non proseguire con la lettura. Pensandoci a posteriori ipotizzo che Moravia abbia voluto renderla così pesante per esprimere, anche con lo stile, il trascorrere lento di quei 9 mesi trascorsi sui monti laziali, vissuti da lui in prima persona. 9 mesi trascorsi sempre nello stesso modo: temendo nei rastrellamenti dei nazisti, pregando perché le bombe cadessero lontano, lamentandosi della mancanza di cibo fino all'esasperazione, facendo continue supposizioni sull'arrivo degli inglesi salvatori ma che mai sembravano arrivare.
Nel 1944 arriva la tanto anelata liberazione con il suo carico di aspettative e di speranze per un futuro roseo e positivo, anche se da ricostruire.
Purtroppo per Cesira e la sua deliziosa figliola il ritorno alla libertà si tinge con gli oscuri colori della tragedia. Le loro vite, infatti, vengono sconvolte da un sopruso ingiusto: uno stupro ai danni della dolce Rosetta, avvenuto in una chiesa per mano di soldati francesi. Da quel giorno la ragazza si lascia cadere in un degenerante vortice di vizi, dissolutezza e lussuria, trasformandosi in una persona diversa che abbiamo imparato a conoscere attraverso le parole dell'autore. Anche la povera madre non riconosce più quell'angelo di figlia diventato un provocante diavolo corrotto e non sa più cosa fare per riavere la Rosetta di un tempo.
Ma poi, quando la rassegnazione sembra ormai aver preso il sopravvento, ecco che accade qualcosa che cambia il corso della storia e permette a Cesira di buttarsi finalmente gli orrori della guerra alle spalle e tornare a guardare con fiducia al domani.
E a proposito di fiducia nel futuro: anch'io, come Cesira, posso dire di essere ritornata ad averla. Perché? Andate a dare un'occhiata al mio profilo LinkedIn e lo capirete.
giovedì 6 ottobre 2011
Steve Jobs: 1955-2011
Per me Steve Jobs era un genio.
Certo, un genio che si faceva pagare caro e salato.
Ma tale rimane.
Un genio che ha lasciato il segno nella storia della tecnologia grazie alla sua Apple.
Che fosse malato si sapeva ormai da tempo. E lo si vedeva anche, quando alle presentazioni dei nuovi prodotti della mela morsicata, con l'immancabile outfit maglione nero e jeans sdruciti, appariva sempre più pelle e ossa, divorato all'interno da un male devastante.
Ma, stupidamente, pensavo che la morte per lui fosse ancora lontana, che un uomo come lui non sarebbe mai stato sconfitto dal cancro. Non so perché non ho mai preso in considerazione questa possibilità. In fondo era un essere umano anche lui, come tutti noi.
E invece ieri, mercoledì 5 ottobre 2011, Steve Jobs è morto.
Sulla Rete non si parla d'altro, com'è naturale che sia.
Tra le parole e le azioni che lo hanno reso un mito dell'hi-tech, molto citato è il suo discorso tenuto davanti ai neo-laureati della Standford University.
Anch'io voglio ricordarlo così, più che per i suoi Mac, gli iPod e gli iPhone. Perché le sue parole sono una fonte d'ispirazione per qualsiasi persona. Per me lo sono state, in diversi momenti della mia vita. Ho riascoltato questo discorso molte volte, ricavandone un incoraggiamento a proseguire sulla mia strada.
Oggi lo riguarderò in suo onore, ma anche perché ne ho un grande bisogno in questo periodo di smarrimento e di sfiducia nel futuro. So che ne ricaverò nuova forza.
"Vi ripeto, non potete sperare di unire i puntini guardando avanti, potete farlo solo guardandovi alle spalle: dovete quindi avere fiducia che, nel futuro, i puntini che ora vi paiono senza senso possano in qualche modo unirsi nel futuro. Dovete credere in qualcosa: il vostro ombelico, il vostro karma, la vostra vita, il vostro destino, chiamatelo come volete… questo approccio non mi ha mai lasciato a terra, e ha fatto la differenza nella mia vita."
martedì 4 ottobre 2011
Comma ammazza-blog: un post a Rete unificata #noleggebavaglio
Anch'io aderisco all'appello di ValigiaBlu che invita «i blogger, chi frequenta e "abita" la rete a condividere, postare (anche su facebook e su twitter), diffondere lo stesso post come segnale di protesta contro il comma 29, cosiddetto ammazza-blog».
ECCO IL TESTO DA DIFFONDERE
Il comma 29 estende l’istituto della rettifica, previsto dalla legge sulla stampa, a tutti i “siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica”, e quindi potenzialmente a tutta la rete, fermo restando la necessità di chiarire meglio cosa si deve intendere per “sito” in sede di attuazione.
Cosa è la rettifica?
La rettifica è un istituto previsto per i giornali e le televisione, introdotto al fine di difendere i cittadini dallo strapotere di questi media e bilanciare le posizioni in gioco, in quanto nell’ipotesi di pubblicazione di immagini o di notizie in qualche modo ritenute dai cittadini lesive della loro dignità o contrarie a verità, questi potrebbero avere non poche difficoltà nell’ottenere la “correzione” di quelle notizie. La rettifica, quindi, obbliga i responsabili dei giornali a pubblicare gratuitamente le correzioni dei soggetti che si ritengono lesi.
Quali sono i termini per la pubblicazione della rettifica, e quali le conseguenze in caso di non pubblicazione?
La norma prevede che la rettifica vada pubblicata entro due giorni dalla richiesta (non dalla ricezione), e la richiesta può essere inviata con qualsiasi mezzo, anche una semplice mail. La pubblicazione deve avvenire con “le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”, ma ad essa non possono essere aggiunti commenti. Nel caso di mancata pubblicazione nei termini scatta una sanzione fino a 12.500 euro. Il gestore del sito non può giustificare la mancata pubblicazione sostenendo di essere stato in vacanza o lontano dal blog per più di due giorni, non sono infatti previste esimenti per la mancata pubblicazione, al massimo si potrà impugnare la multa dinanzi ad un giudice dovendo però dimostrare la sussistenza di una situazione sopravvenuta non imputabile al gestore del sito.
Se io scrivo sul mio blog “Tizio è un ladro”, sono soggetto a rettifica anche se ho documentato il fatto, ad esempio con una sentenza di condanna per furto?
La rettifica prevista per i siti informatici è quella della legge sulla stampa, per la quale sono soggetti a rettifica tutte le informazioni, atti, pensieri ed affermazioni ritenute dai soggetti citati nella notizia “lesivi della loro dignità o contrari a verità”. Ciò vuol dire che il giudizio sulla assoggettabilità delle informazioni alla rettifica è esclusivamente demandato alla persona citata nella notizia, è quindi un criterio puramente soggettivo, ed è del tutto indifferente alla veridicità o meno della notizia pubblicata.
Posso chiedere la rettifica per notizie pubblicate da un sito che ritengo palesemente false?
E’ possibile chiedere la rettifica solo per le notizie riguardanti la propria persona, non per fatti riguardanti altri.
Chi è il soggetto obbligato a pubblicare la rettifica?
La rettifica nasce in relazione alla stampa o ai telegiornali, per i quali esiste sempre un direttore responsabile. Per i siti informatici non esiste una figura canonizzata di responsabile, per cui allo stato non è dato sapere chi sarà il soggetto obbligato alla rettifica. Si può ipotizzare che l’obbligo sia a carico del gestore del blog, o più probabilmente che debba stabilirsi caso per caso.
Sono soggetti a rettifica anche i commenti?
Un commento non è tecnicamente un sito informatico, inoltre il commento è opera di un terzo rispetto all’estensore della notizia, per cui sorgerebbe anche il problema della possibilità di comunicare col commentatore. A meno di non voler assoggettare il gestore del sito ad una responsabilità oggettiva relativamente a scritti altrui, probabilmente il commento (e contenuti similari) non dovrebbe essere soggetto a rettifica.
@valigia blu - riproduzione consigliata
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