mercoledì 30 dicembre 2009

Buoni propositi e commento al libro "Solo crudo"

Buongiorno!
Manca poi allo scoccare del nuovo anno e, oltre a studiare e a pensare al menù di Capodanno, sto stilando la lista di tutti i propositi per il 2010, prendendo spunto da un blog che ho scoperto da poco e che sto leggendo dall'inizio, ovvero dal primo post scritto dall'autrice, Gretchen Rubin, nel marzo del 2006: si tratta del sito The Happiness Project dove questa scrittrice americana descrive le sue riflessioni sul grande tema della felicità e condividendo con i suoi lettori consigli e dritte per cercare di essere più felici.
Tra le varie risoluzioni, per quanto riguarda quelli relativi alla lettura, per ora ho elencato le seguenti:
  • leggere 60 libri nel 2010;
  • leggere la trilogia de Il signore degli anelli di Tolkien;
  • leggere la trilogia Millenium di Stieg Larsson.
Per ora ho stabilito questi propositi, ma magari ne aggiungerò qualche altro più avanti.
Avete qualche suggerimento?

Intanto ecco il mio commento al libro Solo crudo di Sara Cargnello e Stefano Momentè.

Sicuramente non diventerò mai completamente crudista (d'altronde, come potrei rinunciare al piacere di assaporare un bel piatto di spaghetti aglio, olio e peperoncino fumanti?! Non potrei - e nemmeno vorrei - privarmi di una tale goduria culinaria!), ma è un dato incontrovertibile che il cibo consumato crudo sia decisamente molto salutare, in quanto conserva tutti i valori nutritivi che con la cottura, invece, spariscono.

Come i due autori del testo sottolineano, i vantaggi del crudismo (che nella sua forma perfetta è vegan) sono numerosi:
- le vitamine e i sali minerali restano intatti;
- la digestione viene stimolata;
- l'intestino viene ripulito;
- l'organismo è disintossicato e idratato.

Nella seconda parte del libro sono proposte numerose ricette originali e sfizione che vi aiuteranno a introdurre più alimenti crudi nela vostra routine alimentare, cercando di andare oltre il solito (e poco appetitoso) piatto di insalata condita con un filo d'occhio.
Ad esempio io ho preparato i dolcetti di cocco, fatti con mandorle, cocco grattugiato, vaniglia e datteri. Veramente goduriosi!

Quindi cercate veramente di aggiungere più frutta, verdura, semi e germogli alla vostra dieta e di eliminare del tutto prodotti alimentari confezionati, in scatola, industriali, precotti, ecc. a cui questo mondo così artificiale e tossico ci ha, purtroppo, abituato.
Per il nostro benessere (fisico e mentale) è bene ritornare ad uno stile di vita più semplice e naturale. Sfortunatamente non è possibile eliminare tutte le fonti di inquinamento che ci circondano, ma vale la pena cercare di ridurre l'esposizione alle sostanze dannose.

Stelline: 4

Dettagli:
"Solo crudo"
di Sara Cargnello e Stefano Momentè
Editore: Macro Edizioni
Anno: 2007
Pag. 160
Prezzo: 9,80€

lunedì 28 dicembre 2009

Personal Jesus

Buongiorno!
Non ho scritto neanche un post in questo mese! Shame on me!
Cerco di recuperare in extremis esponendovi il mio commento su uno degli ultimi libri che ho letto per mio diletto: Personal Jesus - Parla il vocalist dei Depeche Mode (si, si, ancora loro! XD). Quindi si tratta di una lettura che risale a qualche settimana fa, visto che da dicembre ho dovuto riprendere in mano i testi universitari per gli imminenti esami della sessione invernale.
A proposito di esami: ho sostenuto la parte scritta di diritto pubblico - esame incubo! - e fortunatamente l'ho passato con un 24! Non è il massimo dei voti, possibili ma nemmeno così schifoso e comunque posso alzarlo di qualche punto quando sosterrò la parte orale a gennaio. Incrociate le dita per me!

Ed ecco il mio commento a Personal Jesus - Parla il vocalist dei Depeche Mode

Si tratta di una raccolta di dichiarazioni fatte dal mitico cantante dei Depeche Mode, Mr. Dave Gahan, dagli anni '80 fino al 2000 (esclusi gli ultimissimi anni corrispondenti agli album Playing The Angel e Sounds of the Universe), ovvero più o meno fino a quando esce dal tunnel della droga e mette su famiglia con Jennifer Sklias (baciamo le mani a questa donna che ce lo mantiene così bello e in forma!).

Le citazioni sono divise in decenni ('80, '90, 2000) e non sono accompagnate da alcun commento. Sono sistemate indicativamente in ordine cronologico (anche se non c'è specificato per ogni citazione la data in cui è stata proferita e questa - secondo me - è una pecca), però si riesce a farsi un'idea piuttosto chiara della storia di Dave Gahan in particolare e dei DM a grandi linee.

Si va dai primi anni a Basildon, l'infanzia e l'adolescenza difficili, i casini combinati da Dave sin da piccolo, l'assunzione di droghe a partire dai 12 (!!!) anni. Poi la nascita dei DM, i primi successi che però non permettevano loro di vivere solo di musica, l'amore per la prima moglie e la nascita del figlio Jack.
Si entra nella fase nera con l'abbandono della famiglia per la fuga con quella zoccola (scusate il termine scurrile ma se lo merita tutto!) di Theresa Conroy, la caduta nel mondo delle droghe pesanti e gli ovvi conseguenti problemi su se stesso, sui DM (in primis l'abbandono di Alan Wilder), sui rapporti con la famiglia, ecc.
Di questo periodo buio e maledetto si riesce a percepire bene il senso di vuoto, di solitudine, di disperazione, il desiderio di autodistruzione provate dal cantante all'epoca.

"Il fatto è che volevo scomparire. Volevo smettere di essere me stesso, volevo smettere di vivere in questo corpo."
(pg. 78)

Ecco quindi i tentativi di suicidio (davvero sconvolgente l'episodio in cui Dave, al telefono con la madre, le dice di aspettare in linea e va in bagno a tagliarsi le vene, per poi ritornare nuovamente al telefono come se nulla fosse) e l'arresto cardiaco causato da una dose massiccia di speedball; fino ad arrivare alla luce, in fondo a quel maledetto tunnel nero che per poco non ce lo portava via.
Quello che sto per scrivere non c'è sul libro, ma sappiate che oggi Dave Gahan è un salutista (tutto tofu, yoga e bottiglietta d'acqua sempre alla mano :D), un amorevole padre di famiglia e devoto marito, ormai libero dall'incubo della droga da oltre 13 anni!

"Adesso ho capito che nella vita occorre la calma, bisogna rallentare e fermarsi per ascoltare cosa ci sta succedendo dentro. E' difficile fare questo oggi perché oggi è tutto frenetico, e non si può farlo nella stanza degli Zombie; ma ci riesci se resti tranquillo e rallenti i movimenti..."
(pg. 105-106)

W Dave Gahan!
W i Depeche Mode!
Vi adoro!

Stelline: 5

Dettagli:
"Personal Jesus - Parla il vocalist dei Depeche Mode"
Editore: Blues Brothers Editore
Anno: 2009
Pag. 160
Prezzo: 10€

sabato 28 novembre 2009

La prima volta non si scorda mai... ma nemmeno la seconda!


Finalmente ho del tempo per dare la mia opinione e descrivere la mia esperienza al concerto dei Depeche Mode tenutosi mercoledì 25 novembre al FuturShow di Casalecchio di Reno (in provincia di Bologna).


Quello di Bologna è stato il mio secondo concerto dei DM, dopo l'appuntamento estivo a Milano.
Si è trattato in entrambi in casi di due esperienze fantastiche, ma quella di Bologna si aggiudica qualche punto in più, dovuto soprattutto alla maggiore vicinanza allo stage: ero a 3 metri scarsi di fronte alla passerella, proprio nella lunetta, per cui avevo un'ottima visuale, anche grazie al fatto di essere abbastanza alta; a Milano, invece, ero sempre nella lunetta ma mi trovavo attaccata alla transenne che dividevano il prato in due, per cui un po' lontanuccia. Per me questo è un fattore importante: più vicina sono, meglio è Smile

Rimanendo sul concerto bolognese, non posso che unirmi al coro di coloro che ne sono rimasti estasiati: un vero spettacolo!!!
Ero così felice dopo San Siro e desiderosa di rivederli quanto prima possibila che appena i biglietti per Bologna sono stati messi a disposizione mi sono fiondata sull'odiato TicketOne e ne ho preso uno. Ed ho fatto benone perché ho assistito ad uno show eccezionale. Sicuramente uno degli acquisti migliori che abbia mai fatto in vita mia.

Non sono una critica musicale, mi piace molto la musica e ne ascolto parecchia e continuamente, ma non ho le conoscenze "tecniche" per sostenere che un concerto ha fatto schifo o è stato bello per questa ragione piuttosto che un'altra.
Io mi baso solamente sulle mie sensazioni, le mie impressioni, le emozioni che il gruppo e il pubblico intero è riuscito a regalarmi; certo è che io adoro i DM dal profondo del cuore per cui faccio veramente fatica a mantenere un occhio critico e oggettivo con loro (come dicono a Napoli... ogni scarrafone è bell' a mamm' soja.. ok, loro non sono figli miei - semmai potrebbe essere il contrario! - però l'amore e la passione che nutro nei loro confronti è davvero smisurata, come quello di una mamma per i figli XD).

Ho sempre desiderato vederli dal vivo, dopo aver consumato i loro cd, dvd e foto (e ora anche libri), per cui poterli vedere ben 2 volte in un anno è stato come la realizzazione di un sogno!

Ancora adesso mi sento l'adrenalina addosso e sono veramente felice di queste 2 esperienze; felicità accompagnata ovviamente da un po' di depressione dovuta al pensiero "Chissà quando mi ricapiterà di vederli nuovamente..." Sad
Giovedì sera, mentre mi allenavo, continuavo a sospirare all
'idea che mentre io stavo tirando a canestro, nello stesso momento i DM stavano tenendo un nuovo concerto "solo" a qualche centinaio di km di distanza (lo so, sono incontentabile)...

Ma passiamo ai tre miti di Basildon: Dave riesce sempre a lasciarmi a bocca aperta (con un filetto di bava d'ordinanza... cioè, non si può pretendere diversamente se mi viene di fronte ad afferrarsi il pacco, a sculettare, a togliersi il giacchettino mostrandomi tutto quel ben di dio!!!! Lui è ben consapevole di essere un afrodisiaco umano - citando le sue stesse parole - e gli piace giocare con gli ormoni in subbuglio del pubblico femminile! Quel birbantello! Wink ). Secondo me è uno dei pochi frontman che riesce a catturare tutto il pubblico, un (bell)animale da palco, in grado di trasmettere energia pura.


Ovviamente non mi sto scordando di Martin: quell'uomo riesce sempre a commuovermi. La sua voce ha quel nonsoche che riesce sempre a portarmi sull'orlo di un pianto, mi fa emozionare come solo pochissimi altri riescono, la lacrimuccia scende inevitabile. Mi sembra quasi che quando canti, lo faccio con dolore e sofferenza e riesce a trasmettermi questi sentimenti con la sua bella voce.


Ho letto sul forum dei fan italiani dei DM (013) che alcuni non hanno apprezzato le sonorità più rock di questo concerto: io invece, da grande amante del genere rock, ho gradito parecchio e mi piaceva assai la batteria di Eigner che spaccava di brutto.
E quando Dave & Martin si sono messi a fare handbanging davanti alla batteria di Eigner, beh, mi hanno divertito! Probabilmente alcuni considerano questo cambiamento di rotta come un tradimento delle origini, del synthpop a cui i DM appartengono. A me piacciono pure così! Smile


Poi ho apprezzato la scaletta con i (pochi) cambiamenti fatti, anche se mi hanno tolto Master & Servant che è una delle mie preferitissime e ci tenevo tanto a risentirla. Pazienza!

Cose negative?
Innanzitutto il parcheggio! 9 euro!!!!! Ma sono pazzi quelli di Bologna?
In più c'era la polizia municipale in giro a fare le multe a raffica (stronzi!) come se non sapessero delle difficoltà nel trovare un parcheggio in occasione di questi eventi.
Per fortuna io & la mia amica Lu abbiamo trovato un posticino sull'erba e non ci siamo ritrovate un'amara sorpresina post-concerto.


Poi un'altra cosa che stonava sono stati i due tipi che mi sono trovata davanti e che non si sono mossi di una virgola e non hanno mai aperto bocca nemmeno per far finta di intonare una canzone! Non capisco perché personaggi di questo calibro debbano andare ai concerti. Con quale motivazione ci vanno se poi sembrano dei pali della luce (spenti)?! Per fortuna erano dei casi isolati (almeno spero); dai video che ho visto in giro il pubblico del parterre era ben movimentato e partecipe. Io sicuramente ho fatto la mia parte: ho cantato a squarciagola, ballato, partecipato alle coreografie, indossato la maschera su Wrong (anche se per poco perchè soffocavo!!! soffrivo un caldo pazzesco, nonostante fossi in canottiera!), shakerato il sedere alla Dave Razz

In 3°luogo ci sono rimasta malino che manco questa volta mi hanno concesso di sentire live I Just Can't Get Enough, nonostante il pubblico la richiamasse a gran voce.

L'ultima cosa che mi è piaciuta pochino erano le stesse scenografie e gli stessi video proiettati sul maxi schermo, ma questo particolare rappresenta davvero una briciolina insignificante nel mare di delirio e di frenesia pura che ho vissuto a Bologna!
Se avessi avuto i soldi e il tempo per andare a Torino il giorno dopo, ci sarei andata, anche da sola, facendo l'autostop, di corsa, volando. Qualsiasi cosa pur di rivederli.

Li adoro dal profondo del cuore!!! Embarassed


Se non fosse chiaro, tutto ciò che avete letto sopra è IMHO ovviamente.

Le foto del post sono quelle che ho scattato con la mia povera compatta.
Intanto io finisco di leggermi il mio più recente acquisto libraceo: Personal Jesus - Parla il vocalist dei Depeche Mode Smile

martedì 24 novembre 2009

24.11.1991 - 24.11.2009 - In memoria di Freddie Mercury

Oggi la giornata è dedicata interamente al ricordo di questo grandissimo uomo, scomparso ormai da 18 anni.

Il miglior cantante di tutti i tempi (secondo il mio punto di vista, ma credo che molti concordino con me su questo punto) con un'estensione vocale davvero invidiabile; un frontman senza eguali; un animale da palco senza freni e una presenza scenica unica; un uomo che amava il divertimento e amava far divertire; ma, allo stesso tempo, timido, riservato e geloso della sua vita privata.

Ho scoperto veramente Freddie Mercury e i Queen all'inizio delle superiori e, da allora, è nato un amore sconfinato che non ha mai perso colpi. E so con certezza che questa passione non avrà mai fine.
Non so spiegare bene quello che provo quando ascolto la stupenda voce di Freddie e quello che provo nei suoi confronti: sento di essergli attaccata in modo quasi viscerale e ciò è veramente strano visto che non l'ho mai conosciuto né ho avuto la possibilità di vederlo in azione sul palco (quando è morto avevo appena 6 anni). Eppure lo sento veramente vicino a me. Riesce a toccare le mie corde emozionali come nessun'altro cantante o gruppo. Lo sento dentro di me, nel mio cuore, nella mia mente. Non saprei spiegarlo diversamente. E' qualcosa di così personale e profondo che le parole non bastano.
So solo che lo adoro, lo amo dal profondo del cuore e che ancora piango per lui, al suo ricordo. La tristezza che provo per il fatto che se ne sia andato per sempre mi fa sempre salire le lacrime agli occhi. Ecco se c'è una cosa che ti si potrebbe rimproverare è il fatto di aver lasciato questo mondo troppo presto.

Ma non voglio scadere in particolari tristi, perché credo che a Freddie non sarebbe piaciuto essere ricordato in questo modo: un lover of life and singer of songs (come amava definirsi lui) del suo calibro deve essere celebrato e ricordato nel modo appropriato e che più gli è consono. Ovvero con tanti sorrisi, divertendosi nel vedere i suoi video, godendo della sua voce e della sua musica, vivendo a pieno la nostra vita senza sprecarne un secondo.

La scelta è vasta, ma tra le tante bellissime canzoni di Freddie & soci ho scelto quella che - secondo me - rispecchia di più l'anima di Freddie e il suo grande amore per la vita.
Si tratta di Living on my own, canzone composta da Mercury per il suo album di debutto come solista, Mr. Bad Guy, del 1985. Il video fu girato durante la festa per il trentanovesimo compleanno di Freddie Mercury nel locale Henderson's Club di Monaco che venne arredato per l'occasione secondo il personale stile del cantante. La festa di compleanno fu in maschera con tema il bianco e il nero e vi parteciparono numerosi amici del cantante. Come si può vedere è una straordinaria baraonda di divertimento, balli, fiumi di champagne, scherzi e risate (come avrei voluto parteciparvi!).
Ecco come mi piace ricordare Freddie.



Ed infine eccovi alcune belle foto del mio adoratissimo Freddie Mercury che, oltre ad essere un superbo cantante, era pure un uomo affascinante e incredibilmente sexy.

I still love you!

On air - Radio Ga Ga (Queen)

lunedì 23 novembre 2009

Mal di zucchero


William Dufty è stato uno scrittore americano ed esperto di alimentazione naturale.


Negli anni '60, l'incontro con l'attrice Gloria Swanson - che poi diventerà sua moglie - gli permette di conoscere il mondo della macrobiotica e di scoprire la nocività dello zucchero.
Proprio su quest'ultimo argomento, nel 1975 Dufty ha scritto Sugar Blues, un libro veramente sconvolgente sulla dipendenza da zucchero.
Il saggio incrocia l'autobiografia di Dufty con la storia dello zucchero - dalla sua coltivazione nell'antichità alla sua massiccia produzione odierna da parte del settore dell'industria che mira a rendere e mantenere gli americani assuefatti allo zucchero (ma suppongo che lo stesso discorso possa essere fatto anche per l'Europa) - e le motivazioni scientifiche che comprovano il fatto che questo alimento sia uno dei mali più gravi della civiltà industriale moderna.


Lo zucchero bianco o saccarosio è un dolcificante economico, ma totalmente privo di sostanze nutritive, eliminate durante il processo della raffinazione.
"Nella raffinazione della canna da zucchero o della barbabietola tutte le vitamine, compresa la C, vengono eliminate. Invece lo zucchero naturale presente nella verdura e nella frutta fresche fornisce al corpo, tra le altre cose, la vitamina C".
(pg. 83)
Lo zucchero bianco ha un alto indice glicemico; è determinante nella formazione della carie; per essere metabolizzato, ruba le vitamine del gruppo B dal nostro corpo. Quando lo assumiamo, ingeriamo solo calorie vuote.
"Lo zucchero raffinato è letale per gli esseri umani in quanto fornisce quelle che i dietologi chiamano calorie vuote o nude. Per di più, esso è peggio di niente, perché porta via al corpo vitamine ed elementi minerali preziosi e la sua digestione, detossificazione ed eliminazione impongono una grave richiesta all'intero organismo. [...] Lo zucchero consumato ogni giorno causa una condizione continua di iperacidità e occorrono sempre più minerali, da riserve sempre più profonde nel corpo nel tentativo di correggere lo squilibrio. Infine, per proteggere il sangue, viene tolto così tanto calcio dalle ossa e dai denti che comincia un decadimento e un indebolimento generale.".
(pg. 162)
Di conseguenza, la sua eliminazione dalla nostra dieta rappresenta un passo positivo sia per il benessere fisico che per quello mentale.
Sul mercato esistono diverse alternative migliori dal punto di vista nutritivo e qualitativo (ad esempio: la stevia e il malto).


Il problema, però, è più vasto perché non è sufficiente smettere di zuccherare il caffè del mattino o il thé delle 5 di pomeriggio.
Bisogna fare attenzione anche a tutti gli alimentari da supermercato che molto (troppo) spesso nascondono, insidiosi, il malefico zucchero tra i loro ingredienti. Inoltre "i diversi nomi dati allo zucchero raffinato complicano ancora di più la questione" (il destrosio è uno di questi).
Ergo, bisognerebbe prendere l'abitudine di leggere attentamente gli ingredienti dei prodotti che intendiamo acquistare, ricordando che questi sono elencati sulle etichette in ordine decrescente il base al loro peso.


Questo discorso deve essere ampliato per inglobare tutti gli alimenti di cui ci cibiamo: adottare una dieta più semplice, eliminando tutti i prodotti raffinati, permetterebbe a chiunque di vivere meglio e di essere più in salute, prevenendo l'insorgere di fastidiose patologie e malattie.


Consigliato!

Dettagli:
"Sugar Blues - Il mal di zucchero - Edizione aggiornata e ampliata"
di William Dufty
Editore: Macro Edizioni
Anno: 2005
Pag. 328
Prezzo: 13,50€

domenica 15 novembre 2009

Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte


Una piccola gemma di libro

Ho iniziato il libro di Mark Haddon consigliatomi da Mercury85 di Anobii per la [Lettura collettiva del Ghetto] NOVEMBRE - Noi del Ghetto dei Lettori nella notte del primo novembre e l'ho terminato nella notte del 2 novembre.
Da ciò si deduce facilmente quando Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte mi abbia preso!!! Mi è stato impossibile smettere di leggerlo e ho sfruttato ogni momento per proseguire con la lettura.

Questo romanzo/giallo è raccontato in prima persona da Christopher Boone, quindicenne inglese affetto dalla sindrome di Asperger, un disordine pervasivo dello sviluppo apparentato con l'autismo, con diversi problemi comportamentali. Ad esempio, può non rivolgere la parola a nessuno per tantissimo tempo, così come non bere e mangiare a lungo. Detesta tutto ciò che è giallo e marrone e non tollera di essere toccato da altre persone.
Nonostante questi problemi, Christopher è un ragazzo molto intelligente e con una logica ferrea. E' in grado di risolvere complicatissimi problemi di matematica e conosce le più difficili leggi della fisica.
Quando il ragazzo trova Wellington, il cane di una vicina, ammazzato con un forcone, decide di svolgere delle indagini per scoprire l'autore del feroce gesto. Le sue ricerche lo porteranno a vivere un'avventura straordinaria e al tempo stesso terrificante, al di fuori della solita vita a Swindon.
Inoltre, con la sua scrittura, Haddon riesce ad aprire gli occhi sulle difficoltà e sulle gioie di vivere insieme a una persona che soffre della sindrome di Asperger.

Una citazione dal libro che mi è piaciuta e che condivido in pieno:
Penso che le persone credano nell'aldilà perché detestano l'idea di morire, perché vogliono continuare a vivere e odiano pensare che gli altri loro simili possano trasferirsi in casa loro e buttare tutte le loro cose nel bidone della spazzatura.
Ringrazio il Lancio per questo bellissimo regalo di compleanno!!!

Stelline: 5

Dettagli:
"Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte"
di Mark Haddon
Editore: Einaudi
Anno: 2003
Pag. 247

lunedì 2 novembre 2009

Citazioni da Leggere Lolita a Teheran


Alcune (delle tante!) citazioni che ho ritenuto interessanti e degne di una bella sottolineatura a matita tratte dal libro Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi:

La migliore letteratura ci costringe sempre a interrogarci su ciò che tenderemmo a dare per scontato e mette in discussione tradizioni, credenze che sembravano incrollabili. Invitai i miei studenti a leggere i testi che avrei loro assegnato soffermandosi sempre a riflettere sul modo in cui li scombussolavano, li turbavano, li costringevano a guardare il mondo, come fa Alice nel paese delle meraviglie, con occhi diversi.
(pg. 118)

Un grande romanzo acuisce le vostre percezioni, vi fa sentire la complessità della vita e degli individui, e vi difende dall'ipocrita certezza nella validità delle vostre opinioni, nella morale a compartimenti stagni.
(pg. 160)

Eravamo assetati di bellezza, in qualunque forma, anche quella di un film incomprensibile, ultraintellettuale e astratto, senza sottotitoli e sfigurato dalla censura. Era già meraviglioso anche solo ritrovarsi in pubblico, per la prima volta da anni, senza paura né rabbia, in mezzo a una folla di estranei che non fosse lì per una manifestazione, un raduno di protesta, una coda per il pane o una pubblica esecuzione.
(pg. 237)

Non riesco a dirti di non affliggerti, di non ribellarti sia perché la mia immaginazione vive, a mie spese, intesissimamente ogni cosa, sia perché non sono capace di dirti di non sentire. Senti, senti, ti dico - senti con tutta te stessa. foss'anche fin quasi a morirne, perchè questo è il solo modo di vivere, specialmente di vivere in questa terribile dimensione, e il solo modo di onorare e celebrare gli esseri ammirevoli che sono il nostro orgoglio e la nostra ispirazione.
(pg. 245)

Ormai mi sono convinta che la vera democrazia non può esistere senza la libertà di immaginazione e il diritto di usufruire liberamente delle opere di fantasia. Per vivere una vita vera, completa, bisogna avere la possibilità di dar forma ed espressione ai propri mondi privati, ai propri sogni, pensieri e desideri; bisogna che il tuo mondo privato possa sempre comunicare col mondo di tutti.
Altrimenti, come facciamo a sapere che siamo esistiti?

(pg. 372)



domenica 1 novembre 2009

Leggere Lolita a Teheran


La curiosità è insubordinazione allo stato puro

Leggere Lolita a Teheran non è semplicemente un romanzo; è anche un saggio, una critica e un'analisi letteraria, un diario, un documento sull'Iran della rivoluzione islamica.

Azar Nafisi racconta la sua esperienza di vita nell'Iran profondamente modificato a seguito della rivoluzione di Khomeini scoppiata nel 1979 e che portò all'instaurazione della repubblica islamica in Iran, di cui Khomeini divenne guida spirituale.
Da quel momento l'Iran si tramutò in una nazione logorata da una feroce repressione: molte persone vennero arrestate, giustiziate, mandate in esilio, non solamente per aver manifestato il loro dissenso nei confronti dello status quo, ma anche per motivi futili e incomprensibili. Una persona, infatti, poteva essere privata di tutto sulla base di accuse incredibili, come aver riso in pubblico o aver stretto la mano a una persona dell'altro sesso.
Si instaurò un clima di autentico terrore, dove le manifestazioni di affetto e di amore erano bandite e punite severamente, e di profondo odio contro tutto l'Occidente, considerato come il luogo della perdizione, della mancanza di valori e di una morale.
"Vivevamo in una cultura che negava qualsiasi valore alle opere letterarie, a meno che non servissero a sostenere qualcosa che sembrava più importante: l'ideologia. Il nostro era un paese dove tutti i gesti, anche quelli più privati, venivano interpretati in chiave politica."
(pg. 41)
Cosa rimane ad Azar, brillante docente universitaria di letteratura inglese?
Incapace di piegarsi al giogo della dittatura islamica e di accettare la trasformazione che le veniva imposta dall'alto e che, se si guardava allo specchio, la portava a odiare l'estranea che era diventata, Azar si rinchiude sempre più in se stessa e nel suo grande amore: la letteratura.
"Se mi rivolsi ai libri fu perché erano l'unico rifugio che conoscevo, ciò di cui avevo bisogno per sopravvivere, per porteggere una parte di me stessa che sentivo sempre più in pericolo."
(pg. 199)
Ritiratasi dalla vita accademica, crea un seminario segreto per poche studentesse dove potersi confrontare sui grandi romanzi occidentali, come Lolita di Nabokov, Orgoglio e pregiudizio della Austen, Il grande Gatsby di Fitzgerald e Daisy Miller di Henry James.
Questo seminario "era un tentativo di sottrarsi per qualche ora alla settimana allo sguardo del censore cieco. In quel soggiorno ci riscoprimmo essere umani dotati di vita propria; e poca importava quanto fosse diventato repressivo lo Stato, quanto ci sentissimo impaurite e intimidite; come Lolita tentavamo di fuggire e di creare un nostro piccolo spazio di libertà. E come Lolita sfruttavamo ogni occasione per esibire la nostra insubordinazione: lasciando spuntare una ciocca di capelli dal velo, insinuando un po' di colore nella smorta uniformità delle nostre divise, facendoci crescere le unghie, innamorandoci e ascoltando musica proibita."
Le grandi, bellissime e perfette opere di questi autori rappresentano una via di fuga dalla mediocrità e dallo squallore della realtà in cui queste ragazze si trovano a vivere.
Ed è interessante vedere il parallelismo che si crea spesso tra le storie di questi romanzi e la vita di Azar, Manna, Mitra e compagne in Iran.
Come Daisy Miller e Elizabeth Bennet, queste giovani iraniane sfidano le convenzioni del loro Paese e si rifiutano di obbedire agli ordini.
Come Lolita cercano di fuggire al loro carceriere e di crearsi la loro bolla di libertà e di felicità.

Questo libro mi ha permesso di conoscere un po' più a fondo il mondo islamico; una realtà a noi ormai tanto vicina, ma popolata di pregiudizi, di luoghi comuni e di tanta ignoranza.
Inoltre mi ha fatto capire l'importanza di non rinunciare mai alla propria libertà e all'immaginazione e di continuare sempre, nonostante le ansie, i timori e le insicurezze, a ricercare la libertà, l'amore e la bellezza della vita.
"Viva più pienamente che può; non vivere è un errore. Non importa quello che fa in particolare, purché lei abbia la sua vita. Se non avrà avuto questo, che cosa avrà avuto? ... Io sono troppo vecchio; troppo vecchio, almeno, per ciò che vedo ... Ciò che è perduto è perduto; stia certo ... Pure, si ha l'illusione della libertà; quindi non si trovi, come me, senza la memoria di quest'illusione. Io sono stato, al momento buono, non so se troppo stupido o troppo intelligente per serbarla, e adesso non faccio che reagire a quello sbaglio ... Perché è stato uno sbaglio. Lei viva, viva!"
Stelline: 5

Dettagli:
"Leggere Lolita a Teheran"
di Azar Nafisi
Editore: Adelphi
Anno: 2004
Pag. 379

mercoledì 28 ottobre 2009

Momo - ovvero L'arcana storia dei ladri di tempo e della bambina che restituì agli uomini il tempo trafugato

Manco da parecchio sul blog!
Chiedo venia.
Non voglio trovare scusanti, ma è un periodo molto impegnato per me: tra le lezioni del secondo anno della specialistica in Comunicazione & Editoria all'università, il tirocinio presso la webradio universitaria RBG (se vi va, ascoltatemi con Internet ogni venerdì dalle 11e30 alle 12 con la mia rubrica Rock Spotlight, ovvero i riflettori puntati sulla scena musicale rock internazionale e nazionale. Ovviamente ci sono molte altre trasmissioni e rubriche che meritano un ascolto!), il corso di fotografia, gli allenamenti di basket e le ripetizioni, faccio veramente fatica a trovare del tempo per me. E quando lo trovo, molte volte mi addormento :P
Che disastro!

Non ho smesso in tutto questo tempo di leggere, ovviamente, anche se la precedenza rimane ai testi in programma per i diversi esami universitari che dovrò sostenere a gennaio e febbraio.
Tra i libri letti per mio personale piacere c'è Momo di Michael Ende.


Io l'ho definito un invito a dedicare più tempo al tempo.
"Vedi, Momo, è così: certe volte si ha davanti una strada lunghissima. Si crede che è troppo lunga, che mai si potrà finire, uno pensa." Guardò un po' in avanti davanti a sé e poi proseguì: "E allora si comincia a fare in fretta. E ogni volta che alzi gli occhi vedi che la strada non è diventata di meno. E ti sforzi ancora di più e ti viene la paura e alla fine resti senza fiato... e non ce la fai più.... e la strada sta sempre là davanti. Non è così che si deve fare." Pensò ancora un poso e poi seguitò: "Non si può mai pensare alla strada tutta in una volta, tutta intera capisci? Si deve soltanto pensare al prossimo passo, al prossimo respiro, al prossimo colpo di scopa. Sempre soltanto al gesto che viene dopo. Allora c'è soddisfazione; questo è importante perché allora si fa bene il lavoro. Così deve essere. E di colpo uno si accorge che, passo dopo passo, ha fatto tutta la strada. Non si sa come.... e non si è senza respiro. Questo è importante."
Momo non è semplicemente una bella favola. Come ho letto da qualche parte è un racconto senza età e per ogni età. Dietro la narrazione della fantastica avventura vissuta da Momo, una deliziosa bambina dotata della grande capacità di saper ascoltare gli altri, si cela una forte critica alla società moderna.
Una società dominata da un imperante e sfrenato consumismo, che ci spinge a forsennati ritmi lavorativi con l'obiettivo di disporre di maggiori quantità di denaro e di poterci così permettere ogni lusso. Vietato perdere tempo quindi, perché ogni ora, ogni minuto, ogni secondo deve essere ottimizzato e sfruttato per lavorare, per produrre, per inseguire l'illusione che il lusso possa rendere veramente felici. Ma così facendo gli uomini, completamente devoti al loro obiettivo materialista, non si rendono conto della spersonalizzazione perpetrata nei loro confronti da questo modello economico aberrante. Non hanno più tempo da dedicare a se stessi, agli amici, ai propri cari.
Come i Signori grigi del romanzo, le persone spesso si muovono frettolosamente per le città con il volto cinereo, arrabbiati, senza un minuto da perdere e pronti all'insulto nei confronti di chi glielo può far perdere. Che vita vuota e frenetica è la loro!
La speranza è che le persone riescano a conservare la Momo che c'è in loro e ad essere sempre disponibili e felici di donare il proprio tempo agli altri.

Grazie alla mia amica cAte per il prestito!

Vi auguro buona notte!
Io mi dedico alla preparazione del materiale per la seconda puntata della mia rubrica radiofonica e poi, finalmente, le meritate nanne!

domenica 13 settembre 2009

Chapeau all'articolo di Alessandra Comazzi


Che tragedia, la donna in televisione.
Esaltate dall'estate, le donne in tv sono: o giovanissime e seduttive con gambe, sederi e tette di fuori. O, nell'ordine: portano la dentiera; vanno troppo al gabinetto e quindi gli serve qualcosa che freni; ci vanno troppo poco e devono ritrovare la naturale regolarità.
Decidono di fare tanta pipì per depurarsi, ma, come cominciano ad avere un po' più di quarant'anni, la pipì se la fanno addossso e urge risolvere il problema dell'odore in ascensore. L'odore perseguita, e piomba sotto le ascelle: se le signore vogliono piacere devono trovare un prodotto che non faccia sudare (quindi contro natura) e non le pianti in asso durante la giornata. Gli uomini possono al massimo patire un gentile mal di testa, ma passa in un moment. Una volta avevano mal di schiena: ora, con l'emancipazione, lo hanno lasciato alle femmine.

Di nuovo: che sta succedendo?
E' vero che il 60 per cento del pubblico tv è femminile, però è vero nello stesso tempo che le donne sono le maggiori responsabili di acquisto. Se la fanno addosso solo loro? Non pensano alle incontinenze maritali? Ah, già, gli uomini sono sempre virili, l'esempio viene dall'alto. Mentre le ragazze, per apparire emancipate, si devono porre come oggetto del desiderio o come consapevoli impiastri. Anche quelle visibilmente intelligenti, non mostrano al video il vero volto, bensì una maschera, tirati tu che mi tiro anch'io. E' come se le donne vere stessero scomparendo dalla tv, sostituite da una loro rappresentazione grottesca, volgare, grondante fisicità.
Una «machera» esuberante, ma pure puzzolente.

sabato 12 settembre 2009

Lorella Zanardo: «Blog e mail: mezz'ora di protesta ogni giorno per riprenderci la voce»

di Edoardo Novella

«Lavoriamo, più di prima. In famiglia contiamo e decidiamo, più di prima. La famiglia stessa la “reggiamo” più di prima, più dei nostri uomini. Ed è – paradossalmente - questo nostro fare “privato” totale, senza pausa, che ci condanna al silenzio pubblico». Lorella Zanardo è l’inventrice di un piccolo fenomeno che si chiama Il corpo delle donne, un documentario dedicato all’uso pubblico della rappresentazione e della realtà femminile. Fatto in gran parte di spezzoni di programmi tv che raccontano semplicemente quello che già sappiamo, che già abbiamo visto. Ma di cui forse non ci siamo resi conto. Veline, stringendo un po’. Il documentario è online, tradotto in inglese, spagnolo e portoghese. Poi c’è il blog, www.ilcorpodelledonne.net: 240mila contatti. «Roba che ha interessato già il Nyt, l’Independent, l’Herald Tribune e - la prossima settimana – la Bbc» spiega la Zanardo. Che riprende il tema lanciato da l’Unità proprio sul silenzio delle donne. «Il fatto è che siamo impotenti. È come se il prezzo che stiamo pagando per il nostro essere attive dal punto di vista del reddito e della responsabilità nelle nostre case sia il non avere voce. E da questo punto di vista il fattore tempo è decisivo. Siamo iperimpegnate,siamo quelle che in Europa lavorano di più ma che hanno la minor assistenza in fatto di asili, sostegno per gli anziani. Per non dire dello scarso aiuto dei propri compagni. E poi la politica... ».

Sempre colpa della politica...

«Alle donne questa politica svuotata di significato non interessa, perchè non riguarda le cose. In realtà moltissime di noi sono in attesa di poter fare, stiamo scavando... ».

Nel documentario avete sottolineato soprattutto l’umiliazione mediatica del corpo femminile: la donna-oggetto. Ma non esiste anche un uso consapevole del corpo-oggetto, che sa stare nel gioco non come vittima?
«Distinguerei. Le ragazzine sono umiliate, costrette a esibire la loro succube giovinezza, ma molte donne televisive adulte replicano all’eccesso i ruoli maschili. Una specie di misoginia delle donne contro altre donne. Il punto che è la tv ha imposto un modello femminile a varietà zero. È in grado ormai di produrre cloni che troviamo in strada, comunemente, un numero infinito di Noemi. In questi ultimi 25 anni la tv commerciale è stata l’unico vero educatore perchè né la scuola né tutte le famiglie hanno saputo essere sostegno vero ai giovani. Cosa potevamo aspettarci? La tv ha le sue colpe, ma la domanda è: dove sono gli adulti?».

E l’altra domanda è: che fare? Sul blog ricevete moltissime richieste di un’azione concreta, ma in cosa si potrà esprimere? Ha senso la risposta “torniamo in piazza”?
«Ancora non lo sappiamo. Noto una cosa: siamo in regime di supplenza. Dov’è la politica? Certo che cose da fare ce ne sono. Intanto dico: prendiamoci tutte mezz’ora al giorno per protestare. Mettiamolo come appuntamento nelle nostre agende: inviamo e-mail a Mediaset e Rai per dire che non vogliamo zoomate ginecologiche sulla Belen di turno, scriviamo all’Acqua Rocchetta che il suo spot è offensivo. Dall’altra parte noi de Il corpo delle donne stiamo rinforzando il livello di consapevolezza. Dopo il documentario stiamo preparando un dossier su pubblicità e trasmissioni tv che veicolano messaggi umilianti e degradanti per le donne e sulle donne. Poi stiamo iniziando una collaborazione con gli insegnanti per portare nelle classi una “guida” sui “nuovi occhi per guardare la tv”. Per scrollare la patina di “normalità” con cui si assiste a certi programmi».

Quanto pesa sulla difficoltà di “agire pubblicamente” la battaglia persa nel referendum sulla fecondazione? In fin dei conti più nel “corpo delle donne” che non l’obbligo di impianto di 3 embrioni...
«Certo che quello è stato un momento centrale. Ci ha detto che la politica non parla alle donne nemmeno quando è fatta dalle donne, non sa tradurre in linguaggio chiaro la posta in gioco».

Sul vostro blog molti messaggi sono di uomini. Che provano a loro modo ad uscire dal silenzio. Crede sia un’alleanza necessaria?
«Sì. È con loro che dobbiamo rompere l’equazione “questione femminile”-“ questione di genere”. La nostra voce per una vera dignità, per un vero riconoscimento sociale e politico non è la richiesta di una “parte”. Vogliamo diritti che è la Costituzione a prevedere. In Norvegia il ministro delle Pari opportunità è un uomo. Chiaro no?».

31 agosto 2009


Ho voluto riproporre interamente l'intervista a Lorella Zanardo comparsa sul quotidiano L'Unità perché l'argomento dello sfruttamento e della ridicolarizzazione del corpo delle donne in televisione mi sta sempre più a cuore e sono diventata molto intollerante nei confronti degli innumerevoli modi con cui vengono calpestati la dignità e i diritti delle donne (spesso con il consenso delle donne stesse purtroppo).

Credo che grazie a Lorella Zanardo e a Marco Malfi Chindemi, autori del documentario Il corpo delle donne, si stia movendo qualcosa.
Grazie al loro lavoro sta aumentando la consapevolezza dell'orrore proposto ogni giorno dalla TV italiana e presto verranno gli strumenti per combattere insieme, in un movimento unitario e compatto, lo scempio perpetrato nei confronti del corpo delle donne.

domenica 9 agosto 2009

Nagasaki, 64 anni dopo


Noi, in quanto essere umani, abbiamo 2 strade di fronte a noi ora: mentre una strada ci può condurre ad un mondo senza armi nucleari, l'altra ci porterà verso l'annientamento, la distruzione, la sofferenza come hanno già sperimentato gli abitanti di Hiroshima and Nagasaki, 64 anni fa.

Tomihisa Taue, sindaco di Nagasaki
Per ricordare quella tragica giornata, andate su questo sito.

giovedì 6 agosto 2009

Hiroshima, 64 anni dopo


Oggi è il 6 agosto.
Un'altra calda giornata estiva, ma oggi è anche il 64° anniversario del bombardamento atomico di Hiroshima, in Giappone da parte degli Stati Uniti, alla fine della II Guerra Mondiale.
Scelta come obiettivo per ragioni militari e per il suo terreno piatto (quindi facile da valutare in seguito) Hiroshima era abitata da circa 250.000 persone al momento del bombardamento.

Il bombardiere statunitense B-29 "Enola Gay" era decollato dall'isola di Tinian (una delle tre isole che formano il Commonwealth delle Isole Marianne Settentrionali) la mattina del 6 agosto, trasportando una sola bomba d'uranio dal peso di 4000 kg, con nome in codice "Little Boy".
Alle ore 8:15 del mattino (ora americano; ore 22:15 ora giapponese), Little Boy è stata lanciata a 9.400 metri al di sopra della città e dopo 57 secondi di caduta ha raggiunto il suolo. La detonazione ha liberato un'incredibile energia esplosiva che ha bruciato tutta la città ed ogni essere vivente è stato investito da radiazioni mortali.
Si stima che circa 70.000 persone siano rimaste uccise immediatamente, mentre altre 70.000 persone, sopravvissute allo scoppio della bomba, sono morte in seguito a causa delle lesioni riportate e dell'esposizione alle radiazioni dal 1950.

Oggi la città ospita l'Hiroshima Peace Memorial Museum, che si trova vicino al luogo dell'impatto della bomba, costruito nella speranza di porre fine all'esistenza di tutte le armi nucleari.

Potete trovare una straordinaria galleria di immagini in questo sito.
Eccone alcune...




lunedì 6 luglio 2009

Dottor Niù – Ritratto della società degli anni 2000


Non è un libro che ho letto recentemente, ma che è tra i miei preferiti.

Si tratta di una raccolta di articoli su svariate tematiche attuali, scritti in modo satirico, divertente e pungente da Stefano Benni (io adoro questo scrittore!) per il quotidiano “La Repubblica” e suddivisi in stagioni.

INVERNO:

  • Il dottor Niù” è il personaggio del racconto che dà il nome al libro. Egli impersona la tendenza moderna alla novità costante, la corsa frenetica e spesso insensata che spinge molta gente ad accaparrarsi i prodotti più moderni e tecnologici, gettando nel bidone della spazzattura il telefonino o il computer comprati magari due mesi prima. “Ma se tutto deve essere nuovo, obietto, come mai il presidente degli Stati Uniti sembra il nonno di suo padre? E come mai in Italia da vent’anni conserviamo in una salamoia di fard un miliardario pataccaro che propone sempre la stessa televendita?“.
  • Caro Agnelli ti scrivo“: che la pubblicità sia ingannevole è risaputo. Ma spesso oltrepassa i limiti, prendendo per il culo noi consumatori. Piccolo esempio: perché negli spot automobilistici si vedono solo automobili che scorrazzano lungo strade deserte, che si snodano attraverso paesaggi mozzafiato e i guidatori non incontrano mai code, incidenti o difficoltà nel trovare un parcheggio?
  • La favola della fine del mondo“: un padre racconta al proprio figliolo la storia degli uomini del 2000. Uomini strani che, sebbene vivessero in un’emergenza costante, se ne fregavano dei problemi reali e preferivano dare nuovi nomi a cose terribili per renderle meno spaventose o per giustificarle (”le guerre erano intelligenti, i mercanti d’armi si chiamavano esportatori di tecnologia bellica“).
  • I mostri della notte di Natale“: il mondo è in pericolo, ma questo non impedisce ai suoi abitanti di gettarsi a capofitto nei centri commerciali e nei negozi alla ricerca del regalo di Natale perfetto. Esilarante la descrizione dei donatori natalizi, in particolare quella del gastronomo. ;)
  • Natale a Monte Candido“: esiste ancora un luogo sulla Terra “incontaminato, non ferito dall’arroganza dei media e dell’affarismo” e dove poter vivere un Natale secondo i tradizionali e puri valori di un tempo?
  • Capodanno“: Benni individua diversi tipi di eroi del Capodanno; da spanciarsi dalle risate.
  • I calendari“: l’annoso dilemma che si presenta all’inizio di un anno nuovo e che mette in crisi l’italiano medio è: quale calendario Vip appenderò sui muri della mia camera per i prossimi 365 giorni?
  • Rainer Tim, esploratore“: diario di un viaggio da Milano a Bari. Quante peripezie ed inconvenienti deve affrontare Rainer Tim sulle strade e sulle autostrade italiane, sulla rete ferroviaria e sugli aeroplani Alitalia.

Questo è solo un piccolo assaggio; per le altre stagioni, cercate di reperire il libro.
Ne vale la pena!

Stelline: 5

Dettagli:
"Dottor Niù"
di Stefano Benni
Editore: Feltrinelli
Anno: 2007
Pag. 155

martedì 30 giugno 2009

Still alive

Non sono sparita!!!
Purtroppo sono piena fino al collo di esami universitari...
Allora, un piccolo recap: l'esame di antropologia culturale dei paesi asiatici è andato bene (30!!!) e oggi ne ho sostenuto un altro, ovvero strategie economiche della promozione editoriale (28!!!).
Posso ritenermi molto soddisfatta dell'andamento degli esami di questa laurea specialistica finora... Spero con tutto il cuore di continuare in questo modo!
Ma non è ancora finita. Infatti, prima di potermi godere veramente quest'estate 2009, devo sostenere altri due esami nel mese di luglio ormai imminente: il 7 ho teorie e tecniche del linguaggio televisivo, mentre il 22 diritto pubblico.
Ah si, il 22 luglio è anche il giorno del mio compleanno... sottigliezze!!!

Cambiando decisamente argomento...
Il 18 giugno ho assistito al magnifico concerto dei Depeche Mode allo stadio San Siro di Milano. Il mio primo concerto dei DM.
Purtroppo non ho il tempo di descrivere lo spettacolo, le bellissime emozioni e il divertimento provati nell'essere presente ad un'esibizione live di uno dei miei gruppi preferiti...
Spero di riuscire ad avere, prima o poi, il tempo necessario per riportare la mia esperienza.
Vi basti sapere che ero piuttosto vicina al palco (non attaccata alle transenne, ma abbastanza vicina per avere una buona visuale), nella mezzaluna di fronte allo stage ed è stato incredibile.
Dave Gahan, nonostante la recente operazione per un tumore alla vescica, era veramente in forma e la sua voce stupenda e superlativa. C'è da chiedersi come abbia fatto in così pochi giorni a ritornare così vispo e arzillo e senza (almeno apparentemente) risentire minimamente dell'intervento... Chapeau!

Un'esperienza davvero grandiosa che cercherò di rivivere il prima possibile... Infatti ho acquistato un biglietto per andare a vederli nuovamente, il 25 novembre al FutureShow Station di Bologna per il loro tour invernale.

Ma prima dei DM...
C'è il concerto degli U2, sempre al Meazza, per l'8 luglio!!!!
Con il loro palco-artiglio spaziale ed avvenieristic
o.
Guardare per credere! E' qualcosa in puro stile sboro PopMart Tour!!! XD
A confronto, il palco dei DM sembra quello della sagra di paese!!!
Ma la mia vera speranza è che Bono si sia ripreso con la voce e che riesca a regalarci un'esibizione live degna della grandezza e della notorietà mondiale degli U2. La performance del singolo Get On Your Boots, vista su YouTube qualche mese fa, era spaventosamente penosa...

lunedì 8 giugno 2009

L'amuleto d'ambra - Outlander 2



Ormai è Gabaldon-mania...
La saga La straniera mi ha conquistato dal primo volume e il secondo libro, L'amuleto d'ambra, non rappresenta una delusione né una caduta di tono rispetto al precedente, alimentando sempre di più la mia viscerale passione per questa serie.

L'inizio è decisamente a sorpresa: non ci troviamo più nella Scozia del 1700, ma in quella della fine degli anni '60. Oltre a Claire, abbiamo due new entry: Brianna Randall, figlia di Claire, e Roger Wakefield.
Brianna è una bella e alta ragazza dalla folta capigliatura rossa, il cui aspetto fisico e alcuni atteggiamenti ricordano decisamente l'altro protagonista della serie: lo statuario e valoroso highlander Jamie Fraser. Brianna ha sempre creduto che suo padre fosse Frank Randall, primo marito di Claire, e rimane decisamente shockata quando la madre decide che è giunto il momento di svelarle la verità e il suo incredibile viaggio nel tempo.
Da questo momento, la Gabaldon ci riporta nel passato (con un pizzico di rammarico, da parte mia, che avrei voluto invece che continuasse con la storia ambientata nell'età moderna), nella Francia del 1744.
La nuova avventura porta i coniugi Fraser, in attesa di un figlio, a Parigi, dove cercheranno in tutti i modi di bloccare qualsiasi tentativo di Bonnie Prince Charles, appartenente al casato degli Stuart e figlio di Giacomo, di rivendicare e di riprendersi il trono inglese. Solo in questo modo, infatti, si potrebbe sventare la terribile battaglia di Culloden che, come Claire ben sa, sarà un'ecatombe per i giacobiti e tutti gli highlander. Jamie e Claire voglio evitare che l'aspirante al trono scozzese si imbarchi in un'impresa destinata a un sicuro fallimento e che porterà solo la morte di migliaia di compatrioti, tra cui molti familiari, amici e conoscenti.
Quindi, eccoli nella bella capitale francese, tra gli scandali e gli intrighi della nobiltà francese e della corte di Versailles di Luigi XV, tra pericolose sette eretiche e personaggi ambigui.
In tutto questo l'amore tra Jamie e Claire subirà dolorosi e tragici colpi, sarà sottoposto a difficili prove d'orgoglio e di fiducia, che lo faranno vacillare pericolosamente; ma alla fine riuscirà a resistere e a trionfare, come sempre.

Stelline: 5

Dettagli:
"L'amuleto d'ambra"
di Diana Gabaldon
Editore: TEA
Anno: 1991 - Prima edizione italiana: settembre 2006
Pag. 496
Prezzo: 9,60€

giovedì 28 maggio 2009

- 16 esami

Velocemente: ho passato un altro esame!
Si trattava di informatica per le discipline umanistiche e ho preso un bel 30!!!

Per quest'esame ho preparato il libro  "Informatica e cultura dell'informazione" di Donatella Sciuto, Giacomo Buonanno e Luca Mari.
Il testo si rivolge ai corsi di informatica tenuti in facoltà non tecnico-scientifiche (come la mia, che è una facoltà di lingue e letterature straniere ad indirizzo comunicativo). Gli autori, sulla scorta della loro esperienza didattica in contesti sia tecnico-scientifici sia umanistici, hanno pensato e scritto il testo coniugando semplicità e rigore, con l'obiettivo di realizzare un percorso formativo completo ma accessibile a lettori senza preliminari competenze specifiche. Alla solida organizzazione dei contenuti si affianca una costante attenzione ad argomenti trasversali, da un lato più vicini all'informatica quotidiana, dall'altro ad aspetti linguistico-comunicazionali e storici. Si delineano così dei 'percorsi', graficamente ben individuabili, che attraversano tutti i capitoli e che, insieme ai riquadri di approfondimento, costituiscono un secondo livello di lettura.
Le due parti in cui il testo è organizzato propongono un iter concettuale e didattico focalizzato sul tema del trattamento dell'informazione. La prima parte introduce il lettore alla presentazione dell'infrastruttura dei sistemi informatici. Su questa base tecnologica, la seconda parte costruisce una struttura concettuale organizzata intorno alle nozioni di informazione e di trattamento dell'informazione, attraverso una presentazione non solo descrittiva, ma che privilegia un'impostazione 'per problemi', evidenziando l'esistenza di un filo conduttore nel pure impetuoso sviluppo dell'ICT.

Ma non c'è tempo di fermarsi!
Un altro esame mi attende al varco la prossima settimana: antropologia culturale dei paesi asiatici!
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