martedì 9 luglio 2013

Adesso basta


Ho incontrato Simone Perotti per la prima volta in TV: la pubblicità della sua trasmissione, Un’altra vita, suscitò subito il mio interesse perché trattava temi a me cari come la decrescita e il minimalismo. E in effetti le puntate trasmesse su RAI5 mi erano piaciute molto, con i racconti di persone che vivono in modo non convenzionale.

Ho così iniziato a interessarmi al personaggio di Simone Perotti, scoprendo alcuni punti in comune: anche lui, come me, lavorava nel campo della comunicazione (con il piccolo particolare che lui stava ai vertici, mentre io sono l’ultima ruota del carro).
Anche lui, stanco di una vita fatta di molta apparenza e poca sostanza, ha deciso di voltare pagina (la sottoscritta, invece, è ancora inchiodata alla scrivania e, per il momento, si limita a fantasticare una vita diversa).

Adesso basta doveva rappresentare un ulteriore passo verso Perotti... ma che delusione!

Nulla da obiettare sui ragionamenti e le divagazioni della prima parte del libro; anzi, mi sono spesso ritrovata ad annuire come una forsennata leggendo le sue parole.
Credo che la maggior parte delle persone concorderà nel dire che “Con la salute, con la pace, col benessere, è sopraggiunta anche l'alienazione, l'omologazione (e adesso anche l'insicurezza), e sembra che non vi sia alternativa a una vita spesa a lavorare, produrre, indebitarsi, consumare, ripetere gesti privi di senso, per troppo tempo, per una vita intera”.
Molto probabilmente molti di voi avranno una sensazione di déjà vu nel leggere la routine di una tipica giornata di lavoro: ore passate imbottigliati nel traffico, imprecando contro il furbetto di turno che ti taglia la strada o quello addormentato che non parte a razzo non appena scatta il verde del semaforo; poi 10 o 12 ore di lavoro (perché se ti “limiti” alle canoniche 8 ore sei uno scansafatiche); e infine di nuovo nel casino della via del ritorno “per chiudere la giornata tardi, ansimante, privo d’ogni residua energia, un giorno ancora, come ieri, per ricominciare domani, e ancora, ancora, forse per sempre”.
Angosciante, no?!

Quindi procedi con la lettura per capire qual è la ricetta di Perotti; chiudi un occhio (anzi, tutti e due) quando tra le righe emerge un fare spocchioso e irritante perché intanto, prima o poi, verrà svelata la via verso la libertà.

Ma poi leggi i suoi esempi pratici di cambiamento di vita e ti cascano le palle perché vengono prese in considerazione solo persone che guadagnano 3.500€ al mese oppure 5.500€.
Le palle ti si staccano completamente quando leggi che, secondo Perotti, persone con queste entrate sono “abbastanza comuni, con due buoni stipendi ma non certo ricchi”.
E allora la sensazione di déjà vu si trasforma in sensazione di presa per il cul.

Ah, e se invece sei un morto di fame che guadagna 1.000€, prega che la nonna schiatti presto in modo che ti lasci in eredità la sua casa oppure punta ancora più in alto e spera che i tuoi genitori abbiamo dimenticato i tuoi fratelli nel testamento. A quel punto, decresci pure.

Cari redattori di Chiare Lettere, vi pregherei di mettere una noticina in copertina in modo da evitare altre incazzature:
Adesso basta - Filosofia e strategia di chi ce l’ha fatta*
*grazie a uno stipendio da manager. Astenersi poracci.

Stelline: 2

Dettagli
"Adesso basta - Lasciare il lavoro e cambiare vita: filosofia e strategia di chi ce l'ha fatta"
di Simone Perotti
Editore: Chiarelettere
Data di pubblicazione: 2009
Pg. 208
Prezzo: 14,00€
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