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venerdì 9 marzo 2012

I link della settimana #4


Oggi iniziamo da chi pensa che i minimalisti, i fautori della decrescita, i downshifter (chiamateli come preferite) siano persone egoiste.
Mi viene un po' da ridere leggendo questa definizione, visto che bazzicando il mondo minimalista italiano (e statunitense) non potrei trovare un aggettivo più distante di questo per definirlo.
Al contrario, le donne e gli uomini aderenti al "movimento" minimalista hanno a cuore il futuro del Pianeta, della società, della felicità delle altre persone. E anche della loro ovviamente, ma il loro pensiero e il loro raggio d'azione è a 360° gradi. Sono persone che non stanno chiuse nel loro guscio, ma cercano di innescare riflessioni importanti e di proporre soluzioni alternative concrete.
Nessuno dice che sia semplice. In fondo molti di noi sono cresciuti in condizioni agiate, viziati e coccolati da genitori e parenti, e abituati a ottenere tutto subito. Tuttavia i tempi stanno cambiando, sbattendoci in faccia l'insostenibilità del nostro stile di vita e imponendoci un cambiamento.
Io ci sto provando, anche se la strada da fare è ancora lunga. Ma sono convinta di star facendo la cosa giusta!

C'è chi ha pensato di rispondere a tono al sig. Pascale come Emma e Mariaelena con Egoiste della descrescita? Sì grazie e Maurizio Pascale con Risposta ad Antonio Pascale.

A questi articoli aggiungo le parole di Leo Babauta, che traduco per voi:
Uno dei pilastri del minimalismo è l'eliminazione di tutto ciò che non è necessario per lasciare spazio a ciò che è importante.Se non hai bisogno di una tonnellata di vestiti, te ne liberi. Se non hai bisogno di quel nuovo gadget, non lo compri.Impari ad essere soddisfatto di ciò che già hai, dei beni di prima necessità, delle cose che ami fare piuttosto che possedere.
Anche il video in cima al postThe High Price of Materialism (Il caro prezzo del materialismo), cade a fagiolo:  nel filmato lo psicologo Tim Kasser spiega come la cultura del consumismo americano (ma io direi del mondo occidentale) mina il nostro benessere. Quando la gente accetta supinamente gli onnipresenti messaggi pubblicitari secondo cui per vivere bene bisogna comprare oggetti, non solo sta consumando le limitate risorse del pianeta, ma è anche infelice e meno incline ad aiutare gli altri.
E se lavorassimo tutti insieme per trovare soluzioni che ci permettano di vivere in un modo più sano e sostenibile? Vi stuzzica l'idea? :)

Cambiando completamente argomenti, vi lascio con le parole di Michele Serra sul tristemente noto delitto passionale, da lui meglio definito come nazismo maschile. Infatti le pagine della cronaca nera si riempiono sempre più delle tragiche storie di donne picchiate, violentate e uccise da uomini incapaci di affrontare un addio, di voltare pagina, di rispettare la donna: "Piacenza, uccide una donna e poi si spara"; "Omicidio per gelosia a Verona, strangola la moglie e si costituisce"; "Brescia, uccide l'ex moglie e altre tre persone"; "Stupro nell'Aquilano arrestato militare"; "Roma, violentata e rapinata - In manette due romeni".
Ditemi, dov'è la passione in tutto questo?
Ieri era la festa della donna: di fronte a questo massacro quotidiano mi pare ci sia poco da celebrare, ma tanto per cui lottare.



lunedì 18 ottobre 2010

In rosa per il mese della prevenzione del tumore al seno


Se siete delle attente lettrici e degli attenti lettori del mio blog, sapete come io sia sensibile nei confronti dei modi disdicevoli con cui il corpo delle donne viene utilizzato a scopi commerciali.Per cui, oltre a far valere la nostra voce contro la mercificazione e la rappresentazione irreale del nostro corpo, cerchiamo di curare questo corpo, partendo proprio da quella "nostra parte" che, più di tutte, è bistratta nella pubblicità: il seno.Quindi, ecco un post tutto rosa per ricordare a tutte e a tutti voi che ottobre è il mese della prevenzione del tumore al seno.

La LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) promuove la Campagna Nastro Rosa, una campagna di prevenzione ideata nel 1989 negli Stati Uniti da Evelyn Lauder, Presidente di Estée Lauder Companies, con lo scopo di ampliare la cultura della prevenzione nel campo della salute e di sensibilizzare le donne sulla necessità di sottoporsi ad esami periodici per prevenire il tumore del seno. Pensate che in Italia il tumore al seno è il più frequente tra le donne rappresentando circa 1/3 di tutti i tumori diagnosticato, per u ntotale di 40mila casi registrati. Sono numeri impressionanti.

Oltre ai controlli, sarebbe intelligente cercare di prevenire il tumore al seno (ma anche tutti gli altri tipi di tumore) adottando uno stile di vita più salutare, iniziando da un'alimentazione sana e da un'attività fisica praticata regolarmente. Altri consigli potete trovarli sui due siti dedicati.



If you are a sharp reader of my blog, you'll know how sensitive I am to how the women body is treated for commercial purposes.
So I believe it's important not only to raise our voices against the commercialization and the unreal representation of our body, but also to take care of that body and, above all, of our breast.
So, here's a post to remind you that October is Breast Cancer Awareness Month, which aims to make people aware of the importance of cancer screening and breast checks and of the necessity of living a healthier life which is fundamental to prevent any kind of cancer.

mercoledì 4 agosto 2010

Appello CONTRO i FEMMINICIDI - Stop Violence Against Women


Come non condividere queste parole scritte da Nadia Somma, Marika Borrelli e Francesca Sanzo su Donne Pensanti?

Le tre donne propongono la loro riflessione alla luce degli ultimi fatti di cronaca che hanno visto come tragiche protagoniste numerose donne, vittime di omicidi per mano di uomini, e hanno lanciato un Appello contro i femminicidi, "per promuovere la cultura del rispetto, affinché una diffusa sensibilità sul valore delle persone che non sono cose da possedere sia una speranza di cambiamento."
Come è scritto nel post, anch'io vi invito a unirvi semplicemente sottoscrivendolo con un commento e soprattutto a diffondere il messaggio ovunque (blog, social network, email).
Sicuramente questo passaparola non è sufficiente per fermare questa strage che tuttora riempe le colonne dei giornali, ma forse può essere d'aiuto ad accrescere la consapevolezza.
"In base ai dati statistici raccolti dalla Casa delle Donne di Bologna, in Italia una donna muore assassinata dal partner ogni due/tre giorni. Sono oltre 100 le donne che ogni anno, dopo anni di violenze e stalking vengono assassinate per mano di un familiare, oppure mentre stanno affrontando la separazione."
L'ultimo drammatico episodio è accaduto a Loreto e risale al 28 luglio scorso: ancora una volta, vittime delle donne che hanno subito le conseguenze della fine di una storia d'amore. Un uomo, incapace di accettare la fine di una relazione, ha ferito l'ex fidanzata e ha ucciso la madre e la sorella di lei.

Quante altre storie simili dovremo sentire ancora?
Quante altre donne saranno picchiate, violentate, uccise?
E tutto questo non è certo per colpa del caldo che farebbe impazzire la gente.
E nemmeno delle donne che, come accade di sentire qualche volte, "se la sono cercata" o "se la sono voluta"; affermazioni del genere non sarebbero nemmeno degne di essere prese in considerazione.

Personalmente credo sia colpa della mentalità maschilista e sessista diffusa nella nostra penisola che "incita gli uomini a pensarsi onnipotenti e a disporre delle vite degli altri, mogli, amiche, compagne, fidanzate, madri e - non dimentichiamolo - figli".

Per farvi un'idea di come il concetto della donna-oggetto sia ancora diffuso, guardate un po' che gruppi nascono, ad esempio, su Facebook: oggi ho segnalato il gruppo dal titolo Donna schiava, zitta, lava e succhia! (a questo proposito, vi invito a utilizzare la funzione Segnala gruppo per sottoporre certe pagine disgustose all'attenzione di FB e la funzione Contrassegna per i commenti altrettanto ignobili). E vi assicuro che è solo uno dei tanti gruppi misogini che ho segnalato negli ultimi mesi.

Una società che, spesso, discrimina le donne sul lavoro, specialmente quelle incinte; una società che pubblicizza qualsiasi prodotto o servizio facendo ricorso a donne seminude e in posizioni poco equivoche (ultimissimo esempio, la vergognosa pubblicità per degli impianti fotovoltaici "Montami a costo zero"); una società che, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, fa sentire la maggioranza delle donne inadeguate perché non rientrano negli assurdi canoni estetici moderni e indica la cellulite o i chili di troppo come la peggior onta di questo mondo; una società per cui l'uomo brizzolato e con qualche ruga è pieno di fascino, mentre la donna con le prime zampe di galline intorno agli occhi è spacciata e non è degna di attenzione.

Basta. È ora di dire un secco basta a tutto questo!
Dobbiamo agire e farci sentire!

Come non condividere le parole di Lorella Zanardo?
Noi, voi ed io, con quella fogna non c’entriamo.
Questa non è la vita, questo non è il mondo.
Voi che avete vent’anni e meno, per favore credetemi.
Questo che avete davanti a voi momentaneamente, può essere spazzato via.
E a volte basta poco per avviare un cambiamento epocale.
Credeteci.
Già il fatto di crederci modifica il mondo.
Unitevi con quelli che vi assomigliano.
Poi dite no a tutto cio’ che non vi pare giusto e bello e degno.
Iniziate a pensare a modo vostro, partite dalle cose che ritenete piu importanti, intendo proprio quelle che voi ritenete piu importanti, non quelle che si leggono e che spesso non contano nulla.
Sognate.
Poi bisognerà calare il sogno nella realtà: qualche limatura, qualche rinuncia ma ce la si può fare.
Chi lo dice che il mondo non possa essere vostro?
Chi lo dice che tutto non possa essere messo in discussione?
Noi, io con voi, con questa feccia non c’entriamo.
Credetemi.



Today I want to talk about a blog post written by Nadia Somma, Marika Borrelli and Francesca Sanzo which I read on the website Donne Pensanti (that means Thinking Women).
These three women think over the last crime news in Italy which had several women as dramatic protagonists, killed by men, and they have made a plea against women murder "to promote the culture of respect and make people aware of the value of human beings, who aren't things to own".
You can join the plea simply by leaving a comment to that post and by spreading the message everywhere (on blogs and social networks, by emails).
It won't be enough to stop this massacre but it will be helpful to enhance the awareness about this subject.
"On the basis of some statistical data gathered by the Center of women against violence in Bologna, a woman is killed by her intimate partner every two/three days in Italy. Every year, more than 100 women are killed by a relative or while divorcing."
The last dramatic episode happened in Loreto (a hilltown and comune of the Italian province of Ancona, in the Marche) on 28th July 2010: once more, the victims were three women who suffered the consequences of the end of a love story. A man, who was unable to overcome the end of a love affair, hurt his ex-girlfriend and killed her mother and her sister.

How many similar stories do we have to hear again?
How many women will be hurt, raped, killed?
We cannot say it's because of the extreme heat who gets people crazy.
And people who blame women themselvare are simply insane and don't have to be taken in consideration.

Personally I blame the widespread sexist mentality in our country which encourages men to fell omnipotent and to have the power to control the lives of others (of their wives, friends, girl-friends, mothers and kids).

For example, you can get a sense of the widespread idea that women are nothing more then an object just looking at some deplorable
Facebook groups, like this one!
With regard to this, I ask you to report such a group like that and to flag inappropriate comments.

Our whole society is still misogynist: it discriminates women at work, especially the pregnant ones; it advertises any product or service using half-naked girls; it makes women feel unsatisfied with their bodies; it makes older women feel useless.

That's enough!
We have to act now and let our voices be heard!

martedì 1 giugno 2010

News sulla mia vita accademica e vittoria sullo spot svilente di Ristora

Buongiorno a tutt*!
Oggi inizia il mese di giugno e, quindi, per me, ci si inoltra sempre di più nel torrido periodo degli esami universitari.
Martedì scorso ho sostenuto l'esame di comunicazione aziendale ed è andato benissimo: 30&lode!!!
Nel frattempo sto aspettando (ancora!) l'esito di sociologia dell'organizzazione, sostenuto il 22 aprile scorso. Ebbene si! Quasi un mese e mezzo fa e ancora nessuna notizia dal prof. Potete solo immaginare l'ansia, il nervosimo e la rabbia che ho addosso riguardo a questa questione, ma è meglio che mi trattenga almeno qui.

Ora sto preparando due esami che dovrei (il condizionale è sempre d'obbligo) sostenere a fine mese, entrambi il 30 giugno. Trattasi di musica per la comunicazione visiva e diritto per la comunicazione pubblica. Incrociate le dita per me affinché io riesca nell'impresa di prepararmi adeguatamente a tutte e due gli esami e, possibilmente, non fare una figura barbina davanti ai professori! Dato che ho una certa media accademica mi piacerebbe mantenerla visto che sono agli sgoccioli di questa specialistica :)

Nel frattempo ho terminato due libri:
  • I passi dell'amore di Nicholas Sparks: sto leggendo diversi libri di questo autore perchè ho deciso di fare tutta la sua bibliografia, anche se quest'ultimo libro non mi è piaciuto granchè! Per fortuna l'avevo preso in prestito in biblioteca! Dicono che il film è decisamente migliore del libro... Speriamo! Vi saprò dire...
  • Il corpo delle donne di Lorella Zanardo: discorso assai diverso rispetto a quello precedente. Infatti questo saggio è semplicemente stupendo ed è entrato direttamente nella mia personale top 10 dei migliori libri mai letti in vita mia. Voglio scrivere un post a riguardo anche se sarà difficile perché è un testo così denso e pieno di spunti che sarà una vera impresa rendere la sua bellezza, la sua complessità, la sua forza, la sua capacità di fa riflettere, di consapevolizzarsi e di ispirare. Nel frattempo vi consiglio di comprarlo.

Restando in tema di corpo delle donne, vi sarete accorti che negli ultima tempi scrivo molto su questo tema, diffondendo anche iniziative di protesta contro quelle aziende che in televisione, (ma anche attraverso altri mass media, come le affisioni) strumentalizzano la figura femminile per vendere qualsiasi prodotto, servizio o per alzare l'audience di un programma.
Mi sono resa conto - grazie soprattutto a Lorella Zanardo, al suo documentario, al suo blog e al suo libro - che il fatto di non guardare la televisione (perché ciò che viene trasmesso mi schifa e perché consapevole del degrado della programmazione televisiva nazionale) non deve portarmi all'errata scleta di disinteressarmene completamente.
Voglio collaborare nel mio piccolo a creare "nuovi occhi per la tv" perché ci sono molte persone che non si rendono conto dei modelli errati (soprattutto riguardanti la donna) creati dalla TV e della pochezza e della banalità della maggior parte dei programmi.
Non voglio più lasciar scorrere: voglio essere attiva, darmi da fare, protestare, combattere, far sentire la mia voce di donna stanca dello sguardo voyeuristico, invasivo e volgare di questa televisione, indignata di fronte alla rappresentazione della donna come prodotto, come decorazione ornamentale, come bambolina tanto bella quanto muta.

Citando Lorella Zanardo:
"Serve passare dalla teoria alla pratica. Serve un atteggiamento attivo e non passivo. Serve far rispettare le regole che già esistono. Serve non accettare sempre e comunque il pensiero dominante."
(pg. 47)

E oggi vorrei riportarvi un'iniziativa che è andata a buon fine, ovvero quella contro Ristora, che ha realizzato un messaggio promozionale andata in onda durante il programma Ciao Darwin, che vede protagonista Paolo Bonolis e la cameriera Addolorata.
Insieme a tante altre persone ho scritto all'azienda in questione per protestare contro questo spot che presenta una donna, ancora una volta vestita con abiti succinti con il palese obiettivo di far cadere l'occhio proprio sul suo decoltè (c'è da chiedersi perché questa scelta assurda visto che ciò che viene pubblicizzato non è un capo di biancheria intima, bensì un tè! Ce n'era veramente bisogno?), che ricopre il ruolo di una serva muta e asservita all'uomo/padrone parlante.
Insomma, l'ennesima pubblicità che va ad aggiungersi alla sconfortante serie di spot e immagini televisive che mostrano un'immagine svilente e denigrativa della donna.
Ho invitato l'azienda a riflettere sui motivi di questa protesta e del relativo boicottaggio, dovuti soprattutto alla stanchezza, sempre più diffusa tra la gente, di fronte a certe immagini proposte dalla tv odierna, che mirano alla mera strumentalizzazione della figura femminile.
Un'immagine che è stata ben descritta da Pasolini anni fa, ma che purtroppo risulta ancora oggi di terribile attualità:
"...qui la donna è considerata a tutti gli effetti un essere inferiore: viene delegata a incarichi d'importanza minima. Come per esempio informare dei programmi della giornata; ed è costretta a farlo in modo mostruoso, cioè con femminilità. Ne risulta una specie di puttana che lancia al pubblico sorrisi di imbarazzante complicità e fa laidi occhietti."
Ieri la bella notizia data dalla Sede Nazionale dell'UDI che ha ricevuto un'email da Giuseppe Bisi della Prontofoods s.p.a., ditta produttrice del tè Ristora, il quale si è scusato per la loro telepromozione e che afferma che non era loro intenzione offendere le donne.
E aggiunge:

"Siamo sinceramente dispiaciuti di quanto accaduto, vi assicuriamo che questa telepromozione non andrà più in onda e che in futuro saremo più attenti."

Una risposta significativa che lascia ben sperare per il futuro!

mercoledì 19 maggio 2010

Io non ci sto! Gli stereotipi de “La pupa e il secchione” non mi piacciono e lo voglio dire agli autori

Parte da Donne Pensanti, Un altro genere di comunicazione, Vita da streghe e Una nuova Era l'iniziativa "Io non ci sto: contro gli stereotipi proposti in tv" e trova l'adesione di Lorella Zanardo, Giovanna Cosenza e molte altre donne e associazioni impegnate su questi fronti.
Ecco di cosa si tratta, nelle parole delle attiviste del sito Donne Pensanti.

Una mobilitazione in Rete per dire NO al programma tv e al degrado televisivo imperante: mail bombing alla redazione fino al 25 maggio 2010.
IO NON CI STO
Io non ci sto alla dittatura televisiva dell’avvenenza,
che mi fa esistere solo se bella o appetibile,

barattando il mio pensiero
in nome di una magra

visibilità.


Io non ci stoad essere solo corpo.
Da guardare,

da toccare,

da giudicare,

da mercificare.


Io non ci sto
poiché conosco cosa genera
l’offerta della mia carne

sugli sguardi inconsapevoli.

Io non ci sto
e pretendo rispetto

e che si dia spazio a tutte le mie

diversità.

La mia rivoluzione comincia con il rifiuto

dell’immaginario imposto

per mutare nel respiro di una nuova dignità.


(G.V.)

Parte dal blog Un altro genere di comunicazione, sbarca su Facebook e trova il sostegno di blogger e associazioni impegnate a contrastare gli stereotipi di genere.

Ecco la mail bombing: chiunque si sente sconcertato, colpito o offeso dal modo in cui la dignità femminile e maschile paiono svilite dai modelli proposti dal programma “La pupa e il secchione” può inviare la stessa mail alla redazione di Italia 1.
L’iniziativa è stata prorogata fino al 25 maggio 2010 per dare a tutti la possibilità di partecipare e perché è importante far sentire la nostra voce.

Oggi, grazie alla forza della Rete e del passaparola, possiamo essere ascoltati. Lo dimostra l’intervento della capo progetto del programma sul blog Un altro genere di comunicazione, seppure a nostro avviso non soddisfacente, lo dimostra l’invito – declinato – a partecipare a “Domenica 5”. I modelli proposti dal programma “La pupa e il secchione” paiono:
  • incitare uomini e donne a umiliarsi reciprocamente: l’aspetto fisico e l’intelligenza sembrano essere due opposti che non possono incontrarsi e in guerra per prevalere
  • proporre modelli di relazione basati sulla prevaricazione e superficialità
  • autodefinirsi reality, ovvero basati sulla realtà: la realtà è ben diversa e quella della televisione si sostituisce, così, nell’immaginario dello spettatore, a quella – diversissima – delle persone.
Io non ci sto.
Proponiamo PACIFICAMENTE e con gli strumenti del dialogo e dell’approfondimento modelli alternativi di maschile e femminile.
Se anche tu, come noi, non ci stai invia la tua mail a Italia 1 (qui trovi il testo da copiare e firmare e l’indirizzo a cui inviarla) e con un commento sottoscrivi questo comunicato.

Siamo SPETTATORI anche quando la televisione resta SPENTA. Non restiamo in silenzio, cambiamo i palinsesti.
Perché se la televisione è lo specchio dell’Italia, vorremmo poter usare di nuovo il telecomando.

Se sei un’associazione o un blog e vuoi essere tra sostenitori di questa iniziativa, comparendo fra i firmatari, scrivi a info.iononcisto@gmail.com.
Se sei un cittadino, firmati con un commento a questo post.

Puoi anche mostrare la tua partecipazione inserendo un banner.
Preleva il codice per incollare il banner (rosso) sul tuo sito:












Preleva il codice per incollare il banner artistico sul tuo sito (che è quello che si vede in testa al post) e diffondere l’iniziativa:




Contatti:
info.iononcisto@gmail.com

Promotrici:
Maria Grazia Verderame – Un altro genere di comunicazione
Francesca Sanzo – Donne Pensanti
Giorgia Vezzoli – Vita da streghe
Lorenza Garbolino – Una nuova Era

Associazioni e blog firmatari:
Lorella Zanardo – Il corpo delle donne
Loredana Lipperini – Lipperatura
Femminile Plurale – Femminile plurale
Maria Giusi Ricotti – Il calderone magico
Giovanna Cosenza – D I S . A M B . I G . U A N D O
Simona Regina – Radio Uno Rai del Friuli Venezia Giulia
Voce Donna – Associazione Socio-Culturale Voce Donne
Anna Speranza – Sito della prof.ssa Anna Speranza
Laura Albano – Un’Altra Donna
Francesca Palmas – La coniglia
Arnaldo Dovigo – Parliamone assieme
Stefania Prestopino – Tamai
Lucia Capparrucci – L’eco del silenzio

giovedì 13 maggio 2010

Protesta contro il nuovo canale La5

Leggo di un nuovo canale Mediaset dedicato alle donne, dal titolo veramente (poco) originale: La5, descritta così:
"Intrattenimento, reality dal mondo, telefilm, film, fiction, sit-com, soap opera, e molto altro ancora: La5 è lo stile di Canale 5 declinato al femminile.
[...]
Produzioni inedite, confezionate e realizzate ad hoc e pensate per il gusto femminile.
[...]
La5 trasmetterà inoltre la prima mitica edizione di Grande Fratello, il programma che 10 anni orsono ha aperto la strada a un nuovo genere televisivo, il reality show, diventando un vero e proprio fenomeno di costume."
Lo stile di Canale 5 declinato al femminile. Ecco, ora capisco perché fa così schifo e tutto quel trash che ci hanno messo dentro (ad esempio, c'era davvero bisogno di riproporre la prima serie del GF? E poi, non dovevano trasmettere "produzioni inedite"?!).
Non c'è traccia di temi come lavoro, politica, cultura; si parla solo di moda, spettacolo, cucina, problemi di cuore. Come se le donne sapessero pensare solo a drammi familiari, storie strappa-lacrime, tradimenti, pettegolezzi. Eppure le donne sono ben altro...

Vi riporto anche quanto scritto sul blog sboccacciato dell'89 e che io condivido in toto:
La 5, si chiama. Sforzo notevole, programmazione scopa: a tagliare i nastri, mercoledì sera, un’indispensabile, graffiante trasmissione firmata Antonio Ricci e condotta dalle veline. Nelle marchette sugli house-organ gli stralci di programma si sono sprecati: le due a boccheggiare coi frizzi redatti dal sommo ligure, l’una a irridere qualcuno a caso di ciò che reputano star system, l’altra a imitarlo sboccatamente. Nel qual caso, entra la bionda un po’ china, imbottita su seni e ventre mentre starnazza “Aah sono Valeria Marini“. Viva le donne.

Il palinsesto pare contenga inoltre, in ordine sparso, anche i seguenti titoli. L’uomo perfetto, Verissimo, Pomeriggio 5, Grande Fratello, La Pupa e il Secchione, Amici, Centovetrine e, ludibrio fra i più grandi, le repliche di Beautiful in prime time (notare la foto del promo: testimonial la compagna di PierSilvio. Incinta. Di un Silvio – così si chiamerà). No: a me sembra evidente che il sesso femminile, a Mediaset, lo immaginino succhiare avidamente il telecomando, su e giù, sognanti. Viva le donne.
Ok, lo so che ora siete in preda a tremendi conati di vomito.
E anche se mai vi sognereste di passare più di un minuto del vostro tempo davanti a questo insulto all'intelligenza delle donne, direi che vale comunque la pena far sentire la propria voce e far sapere agli ideatori di questo nuovo obbrobbrio digitale che noi non ci stiamo!

Scrivete tutt* qui e fate sentire forte il vostro dissenso, il vostro ribrezzo contro la banalizzazione del femminile!
A questa pagina, invece, l'evento creato appositamente su Facebook.

Ecco un suggerimento di Mary del blog Un altro genere di comunicazione, anche se niente vi impedisce di aggiungere un tocco personale:
"Gent. Mediaset,

disapproviamo la vostra iniziativa di voler targhettizzare il pubblico femminile raccogliendolo in un nuovo canale che in realtà nulla ha a che fare con l'universo femminile. La5 per quanto volete farla passare per novità non lo è per nulla, in quanto promuove i soliti stereotipi lesivi all'immagine femminile. Questi stereotipi fatti passare su un format al 'femminile' assumono connotati ancora più inquietanti e svilenti per la nostra immagine.
Ci chiediamo perchè faticate a rappresentarci come siamo in realtà, con i nostri volti e con la nostra identità. Ci chiediamo perchè nel vostro canale mancano temi fondamentali come il femminismo, la violenza sulle donne, il lavoro e le discriminazioni, la politica e la sessualità. Riteniamo che la tv dovrebbe educare alla realtà non solo allo spettacolo e l'apparire.

Cordialmente,
la vostra firma"

sabato 8 maggio 2010

Il programma "La pupa e il secchione" è un insulto alle donne!


Vi riporto questa iniziativa che condivido in pieno e a cui ho scelto di aderire.

Il blog Comunicazione di genere (che ho il piacere di seguire da diversi mesi) ha lanciato un'iniziativa di mail bombing contro Mediaset affinché interrompa il reality show "La pupa e il secchione". Qui trovate l'evento creato appositamente su Facebook.
Non credo sia necessario spiegare i motivi dell'indignazione che molti e molte di noi provano quando si trovano di fronte a scene che ledono e offendono la dignità femminile, dove le donne sono utilizzate semplicemente come degli orpelli e come beni di consumo.

Ecco il testo dell'email, scritto dal gruppo di Donne pensanti, della giusta lunghezza per essere inserito nel form di Mediaset (che non permette di superare i 1500 caratteri) dove potete far sentire la vostra voce e il vostro disappunto.
Gentile redazione,

il programma “La pupa e il secchione” svilisce le persone: uomini e donne. Lo stereotipo della donna pupa e dell’uomo secchione (e che viene umiliato dalla donna in questione) è vergognoso e appiattisce la molteplicità delle persone.

È vergognoso perché incita uomini e donne a svilire il proprio pensiero in ragione di un’apparenza che sembra pagare maggiormente ed è vergognoso perché fa sembrare uomini e donne degli animali, raggiungendo il grado zero della relazione.

È questo l’esempio che la nostra televisione vuole dare? Non ci fate una bella figura come emittente e come azienda televisiva.

E se fino ad oggi in molti hanno subito in silenzio, ora siamo consapevoli che con il passaparola possiamo fare emergere anche un pensiero alternativo.

Riflettete sulle parole del Presidente Napolitano:

“Uno stile di comunicazione che offende le donne “nei media, nelle pubblicità, nel dibattito pubblico può offrire un contesto favorevole dove attecchiscono molestie sessuali, verbali e fisiche, se non veri e propri atti di violenza anche da parte di giovanissimi” (fonte Ansa).

In fede la vostra firma
L'iniziativa è lodevole e credo ampiamente condivisibile da molti e molte.
Probabilmente non si otterrà una chiusura del programma, ma almeno gli autori di questi programmi spazzatura si renderanno conto che gli italiani non sono tutti così passivi e pronti a farsi scivolare addosso qualsiasi cosa venga loro propinata.
Ritengo sia importante farsi sentire e far girare la voce per aprire gli occhi di tante altre persone e svegliarle dal loro torpore e menefreghismo, aiutandole a diventare donne pensanti e uomini pensanti.

domenica 13 settembre 2009

Chapeau all'articolo di Alessandra Comazzi


Che tragedia, la donna in televisione.
Esaltate dall'estate, le donne in tv sono: o giovanissime e seduttive con gambe, sederi e tette di fuori. O, nell'ordine: portano la dentiera; vanno troppo al gabinetto e quindi gli serve qualcosa che freni; ci vanno troppo poco e devono ritrovare la naturale regolarità.
Decidono di fare tanta pipì per depurarsi, ma, come cominciano ad avere un po' più di quarant'anni, la pipì se la fanno addossso e urge risolvere il problema dell'odore in ascensore. L'odore perseguita, e piomba sotto le ascelle: se le signore vogliono piacere devono trovare un prodotto che non faccia sudare (quindi contro natura) e non le pianti in asso durante la giornata. Gli uomini possono al massimo patire un gentile mal di testa, ma passa in un moment. Una volta avevano mal di schiena: ora, con l'emancipazione, lo hanno lasciato alle femmine.

Di nuovo: che sta succedendo?
E' vero che il 60 per cento del pubblico tv è femminile, però è vero nello stesso tempo che le donne sono le maggiori responsabili di acquisto. Se la fanno addosso solo loro? Non pensano alle incontinenze maritali? Ah, già, gli uomini sono sempre virili, l'esempio viene dall'alto. Mentre le ragazze, per apparire emancipate, si devono porre come oggetto del desiderio o come consapevoli impiastri. Anche quelle visibilmente intelligenti, non mostrano al video il vero volto, bensì una maschera, tirati tu che mi tiro anch'io. E' come se le donne vere stessero scomparendo dalla tv, sostituite da una loro rappresentazione grottesca, volgare, grondante fisicità.
Una «machera» esuberante, ma pure puzzolente.

sabato 12 settembre 2009

Lorella Zanardo: «Blog e mail: mezz'ora di protesta ogni giorno per riprenderci la voce»

di Edoardo Novella

«Lavoriamo, più di prima. In famiglia contiamo e decidiamo, più di prima. La famiglia stessa la “reggiamo” più di prima, più dei nostri uomini. Ed è – paradossalmente - questo nostro fare “privato” totale, senza pausa, che ci condanna al silenzio pubblico». Lorella Zanardo è l’inventrice di un piccolo fenomeno che si chiama Il corpo delle donne, un documentario dedicato all’uso pubblico della rappresentazione e della realtà femminile. Fatto in gran parte di spezzoni di programmi tv che raccontano semplicemente quello che già sappiamo, che già abbiamo visto. Ma di cui forse non ci siamo resi conto. Veline, stringendo un po’. Il documentario è online, tradotto in inglese, spagnolo e portoghese. Poi c’è il blog, www.ilcorpodelledonne.net: 240mila contatti. «Roba che ha interessato già il Nyt, l’Independent, l’Herald Tribune e - la prossima settimana – la Bbc» spiega la Zanardo. Che riprende il tema lanciato da l’Unità proprio sul silenzio delle donne. «Il fatto è che siamo impotenti. È come se il prezzo che stiamo pagando per il nostro essere attive dal punto di vista del reddito e della responsabilità nelle nostre case sia il non avere voce. E da questo punto di vista il fattore tempo è decisivo. Siamo iperimpegnate,siamo quelle che in Europa lavorano di più ma che hanno la minor assistenza in fatto di asili, sostegno per gli anziani. Per non dire dello scarso aiuto dei propri compagni. E poi la politica... ».

Sempre colpa della politica...

«Alle donne questa politica svuotata di significato non interessa, perchè non riguarda le cose. In realtà moltissime di noi sono in attesa di poter fare, stiamo scavando... ».

Nel documentario avete sottolineato soprattutto l’umiliazione mediatica del corpo femminile: la donna-oggetto. Ma non esiste anche un uso consapevole del corpo-oggetto, che sa stare nel gioco non come vittima?
«Distinguerei. Le ragazzine sono umiliate, costrette a esibire la loro succube giovinezza, ma molte donne televisive adulte replicano all’eccesso i ruoli maschili. Una specie di misoginia delle donne contro altre donne. Il punto che è la tv ha imposto un modello femminile a varietà zero. È in grado ormai di produrre cloni che troviamo in strada, comunemente, un numero infinito di Noemi. In questi ultimi 25 anni la tv commerciale è stata l’unico vero educatore perchè né la scuola né tutte le famiglie hanno saputo essere sostegno vero ai giovani. Cosa potevamo aspettarci? La tv ha le sue colpe, ma la domanda è: dove sono gli adulti?».

E l’altra domanda è: che fare? Sul blog ricevete moltissime richieste di un’azione concreta, ma in cosa si potrà esprimere? Ha senso la risposta “torniamo in piazza”?
«Ancora non lo sappiamo. Noto una cosa: siamo in regime di supplenza. Dov’è la politica? Certo che cose da fare ce ne sono. Intanto dico: prendiamoci tutte mezz’ora al giorno per protestare. Mettiamolo come appuntamento nelle nostre agende: inviamo e-mail a Mediaset e Rai per dire che non vogliamo zoomate ginecologiche sulla Belen di turno, scriviamo all’Acqua Rocchetta che il suo spot è offensivo. Dall’altra parte noi de Il corpo delle donne stiamo rinforzando il livello di consapevolezza. Dopo il documentario stiamo preparando un dossier su pubblicità e trasmissioni tv che veicolano messaggi umilianti e degradanti per le donne e sulle donne. Poi stiamo iniziando una collaborazione con gli insegnanti per portare nelle classi una “guida” sui “nuovi occhi per guardare la tv”. Per scrollare la patina di “normalità” con cui si assiste a certi programmi».

Quanto pesa sulla difficoltà di “agire pubblicamente” la battaglia persa nel referendum sulla fecondazione? In fin dei conti più nel “corpo delle donne” che non l’obbligo di impianto di 3 embrioni...
«Certo che quello è stato un momento centrale. Ci ha detto che la politica non parla alle donne nemmeno quando è fatta dalle donne, non sa tradurre in linguaggio chiaro la posta in gioco».

Sul vostro blog molti messaggi sono di uomini. Che provano a loro modo ad uscire dal silenzio. Crede sia un’alleanza necessaria?
«Sì. È con loro che dobbiamo rompere l’equazione “questione femminile”-“ questione di genere”. La nostra voce per una vera dignità, per un vero riconoscimento sociale e politico non è la richiesta di una “parte”. Vogliamo diritti che è la Costituzione a prevedere. In Norvegia il ministro delle Pari opportunità è un uomo. Chiaro no?».

31 agosto 2009


Ho voluto riproporre interamente l'intervista a Lorella Zanardo comparsa sul quotidiano L'Unità perché l'argomento dello sfruttamento e della ridicolarizzazione del corpo delle donne in televisione mi sta sempre più a cuore e sono diventata molto intollerante nei confronti degli innumerevoli modi con cui vengono calpestati la dignità e i diritti delle donne (spesso con il consenso delle donne stesse purtroppo).

Credo che grazie a Lorella Zanardo e a Marco Malfi Chindemi, autori del documentario Il corpo delle donne, si stia movendo qualcosa.
Grazie al loro lavoro sta aumentando la consapevolezza dell'orrore proposto ogni giorno dalla TV italiana e presto verranno gli strumenti per combattere insieme, in un movimento unitario e compatto, lo scempio perpetrato nei confronti del corpo delle donne.
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