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giovedì 29 marzo 2012

La vita ridotta all'osso


La vita ridotta all’osso ricorda molto Un anno a impatto zero di Colin Beavan. 

Protagonisti due uomini con un’età compresa tra i 35-40 anni, sposati e con una figlia piccola a carico, residenti in grandi città del mondo occidentalizzato (Londra per Hickman e NY per Beavan). A un certo punto entrambi, punzecchiati dal senso di colpa, vengono colti da una specie di crisi di mezza età: “Quanto incidono le mie scelte di vita e di consumo sull’ambiente? Cosa posso fare concretamente per vivere in maniera ecosostenibile? Che posso fare per sottrarmi al consumismo sfrenato che ormai monopolizza le vite del mondo occidentale?”.
«L'ironia del nostro stile di vita occidentale, naturalmente, non consiste nella beata ignoranza dell'impatto negativo che ha su di noi, sui nostri vicini e sull'ambiente, ma nel fatto che scegliamo di andare avanti nonostante tutto, accecati da una comoda nebbia di inerzia e apatia.» (pg. 6)
Inizia così un progetto lungo un anno in cui le loro abitudini vengono scandagliate, sezionate e soppesate e sostituite con pratiche dall’impatto ridotto.
Vengono coinvolte nel progetto anche le mogli: sia Jane che Michelle sono descritte come delle malate di shopping, riluttanti a rinunciare alle comodità della vita moderna e sempre pronte a storcere il naso di fronte a qualsiasi idea dei loro compagni.
Insomma il ritratto della controparte femminile non è molto lusinghiero, eppure la mia esperienza su questa tematica dica esattamente il contrario: le donne che hanno deciso di dare una svolta green alle loro esistenza sono molto più numerose delle donne rispetto agli uomini (come GreenKika, Paola Maugeri, Kia...).

Mentre Beavan cerca di costruirsi un percorso da solo, affidandosi una tantum a personaggi competenti, Hickman si affida a un manipolo di consulenti che entrano nella sua villa a schiera vittoriana, valutano ogni angolo delle stanze, eseguono un’analisi del ciclo di vita di tutto ciò che si trova in casa ed emettono rigorose sentenze. Nulla sfugge al loro radar anti-eticità: elettrodomestici, scelte d’acquisto, alimentazione, vestiti, cosmetici, vacanze, consumi d’energia e d’acqua, banca d’appoggio, attività per la comunità.

Hickman può contare anche sull’appoggio dei lettori del Guardian, quotidiano inglese per cui lavora, che condividono con il giornalista le loro storie di cambiamento, ma anche le difficoltà incontrate nel tentativo di crearsi un’esistenza più etica.
Quest’ultimo punto è di grande conforto a Hickman che nel libro confessa quanto l’asperità del percorso intrapreso l’abbia più volte portato al limite, a un passo dalWhat the fuck! Who cares!”.
“È che ci sono troppe cose da ricordare: i chilometri, gli imballaggi inutili, la stagionalità, il benessere degli animali, il vegetarianismo, i residui di pesticidi, le buste di plastica sprecate, gli OGM, le multinazionali da evitare.” (pg. 42)
E poi le preoccupazioni per il lombricaio; l’omicidio di un ratto (forse) attratto dalla compostiera; le lotte con i pannolini lavabili (peccato non abbiano affrontato l’argomento assorbenti lavabili e mooncup, ma immagino che la schizzinosa Jane sarebbe rimasta pietrificata di fronte a questa opzione); il senso di colpa per le tonnellate di Co2 emesse con un viaggio in aereo; le difficoltà per una famiglia con bambini piccoli nell’usare i mezzi di trasporto pubblico e l’alto livello di sopportazione necessario per non mandare a quel paese i passeggeri sbuffanti; sentirsi dare dello spacciatore dal farmacista per aver richiesto una grande quantità di bicarbonato di sodio; la crisi di coscienza di fronte a una costata...

Forse Hickman è meno estremista del collega Beavan: non è disposto a rinunciare a tutto per vivere in maniera perfettamente etica e sostenibile (soprattutto quando questo significa mettere in pericolo la vita della figlia) e non può sempre permettersi di spendere mucchi di pounds per mettere in pratica tutti i consigli del suo team di esperti. Tutte le sue paranoie, i suoi dubbi e la sua paura di finire ammazzato dalla moglie (LOL) lo rendono umano e simpatico.

Ma non prendete questa frase come uno sventolio di bandiera bianca. Nossignore!
La sua lezione finale è che “ognuno di noi deve trovare il proprio percorso. Detto così sembra ovvio, ma è il modo di affrontare la vita facendo del proprio meglio. Non c’è un modo migliore o peggiore di arrivarci, purché partiamo tutti insieme.”

Quindi non nascondiamo più dietro scuse false e vuote. Non lasciamo che le buone intenzioni rimangono solo aria fritta! Certo, nessuno dice che agire e cambiare le proprie comode e regolari abitudini sia semplice. Ma abbiamo un solo pianeta ed è messo pure maluccio.
Iniziamo con una semplice azione come dire “No grazie” alla commessa che vuole mettere il nostro piccolo acquisto in un inutile sacchetto di plastica oppure riutilizzare la stessa bottiglia di plastica più volte; vedrete che poi la vostra empatia nei confronti del mondo comincerà a crescere e il resto verrà da sé.
“Credo nel principio di pensare globalmente e agire localmente e non mi aspetto che il mondo cambi dalla notte al giorno. Gli arrabbiati che puntano il dito contro gli altri mi irritano. Non credo nei cambiamenti sociali costosi, difficili o che dipendano dal fatto che gli altri cambino le loro abitudini per adattarsi a te. Preferisco dare l’esempio piuttosto che assillare, anche se significa a volte farsi ridere dietro o sopportare lo scherno del parentame ignorante. Cambiare la mia vita è stato liberatorio e mi ha arricchito. Sono fiera delle mie scelte e delle mie azioni. Sento di avere un significato.” (lettera di Christina Reitano, pg. 114)

Dettagli
"La vita ridotta all'osso"
di Leo Hickman
Editore: Ponte alle grazie
Data di pubblicazione: 2007
Pag. 268
Prezzo: 16,00€

lunedì 30 gennaio 2012

Propositi per il 2012? Alla buon'ora!

Foto © Newsusacontent

Con la mia proverbiale tempestività, vi propino un post originalissimo da inizio anno: i miei propositi per il 2012. Wowza! Sicuramente non sono interessanti come quelli di Marilyn Monroe (ecco, dopo appena due righe avrete già abbandonato questo post per fiondarvi sul fantastico sito Lists of Note), ma — vabbeh — ora.
Li trovate riassunti anche su 43Things, insieme ai miei progress periodici (scritti in inglese) sull'andamento effettivo di tali propositi.

Siete pronti?!
  1. non comprare libri per tutto il 2012: sì, forse state pensando a un bel "WTF?!" dato questo è un blog dedicato ai libri. Il punto è che nella mia libreria giacciono 128 libri mai letti. 128. E lasciatelo dire a me questa volta: WTF! Sono troppissimi e anche se sono riuscita a piazzarne alcuni a prezzi scontati e tramite scambio (a proposito, se siete interessati date un'occhio alla mia lista) ne rimane ancora una vagonata infinita.

    Quindi per questo 2012 ho deciso di mettere un freno al mio bookaholicismo autorecludendomi in una rehab (immaginaria) per un percorso di disintossicazione lungo 1 anno.
    Innanzitutto sarà fondamentale evitare i luoghi di perdizione (Feltrinelli, FNAC & Co.) per non cadere in tentazione e scongiurare il presentarsi dei classici sintomi da crisi d'astinenza: mani tremanti e incontrollabili che bramano pagine immacolate da sfogliare; sguardo in trance, perso tra gli scaffali; vocina gongolante nello sfogliare quel libro di cucina illustrato in modo eccezionale oppure per aver scovato il libro di quella blogger di cui hai sentito parlare tanto bene; portafoglio che si apre facile facile.
    Vietate anche le bancarelle, le librerie dell'usato e le sterminate librerie online.

    Ovviamente dovrò cercare di rendere meno dolorosa cotanta morigeratezza e questo sarà possibile rifugiandomi nel sacro tempio del libro: la biblioteca! E manco mi avesse letto nel pensiero, la biblioteca di Crema resterà aperta per diversi mesi anche di domenica. Yeehaw!!!
    Infine se proprio non troverò il modo di ottenere un libro senza cui la mia vita perderebbe completamente senso, solo allora sgancierò i soldi per comprarlo. Ma spero questo accada raramente in tutto l'arco del 2012.

    Al momento il trattamento detox funziana alla grande. Nessun nuovo libro acquistato, ma solo scambi fruttuosi con altri Anobiiani: grazie a loro ho tra le mani nuovi libri fantastici (come Bar Sport e Pane e tempesta di Stefano Benni)  e di liberarmi di alcuni volumi indesiderati.
    Senza contare le numerose letture gratis possibili grazie alla biblioteca: Make Up Delight, Colazione da Starbucks e Torta al caramello in paradiso

  2. fotografare in analogico: non ho gettato in discarica la mia fedele D90, sia chiaro! Però voglio provare a capire più fondo il mondo della fotografia e credo che l'uso della pellicola mi possa aiutare in questo, "costringendo" il cervello a pensare più attentamente prima di fare click!

  3. mangiare vegetariano almeno una volta alla settimana: non so se l'ho mai confessato su queste pagine, ma in un passato — nemmeno tanto lontano — sono stata vegetariana. Per due anni. Poi una forza di volontà non proprio inscalfibile, una passione sfrenata per il cibo e la sperimentazione gastronomica, e una mamma poco collaborativa.
    Ho vissuto questo abbandono come una sconfitta e molto spesso mi ritrovo a pensare "quanto vorrei essere abbastanza forte da riprendere l'alimentazione vegetariana". Purtroppo le condizioni che mi hanno portato lontano da quella strada non sono cambiate e andrei incontro a un nuovo fallimento. Ma posso sforzarmi di fare il possibile per fare delle scelte alimentari più oculate: già la mia colazione è quasi sempre vegan (yuppy!) e almeno due giorni alla settimana sono vegetariani!

  4. tenere un diario dei consumi: ora che finalmente ho uno stipendio assicurato (beh, almeno per un anno) e che ci sono dei cambiamenti in atto (ma di questo ve ne parlerò a tempo debito), è il momento di diventare ancora più attenta... ai movimenti di portafoglio!
E quali sono invece le vostre resolution?

venerdì 27 gennaio 2012

I link della settimana #1

Oggi inauguro una nuova rubrica!
Mmmm... No, alt. Questo blog è sempre stato votato all'anarchia totale e non ha mai avuto rubriche. Quindi mi correggo: oggi inauguro la prima rubrica di Quarte di copertina!

Niente di trascedentale, intendiamoci. Si tratta di segnalare i migliori articoli letti durante la settimana secondo il mio indiscutibile giudizio e che credo possano aiutare il mio folto pubblico (LOL) e la sottoscritta a sviluppare maggiore consapevolezza e senso di responsabilità.
Si tratta di una rubrica a cadenza settimanale, pubblicata tendenzialmente il venerdì per lasciarvi il tempo di digerire articoli, foto e video durante il weekend.
Quindi, siore e siori, ecco il primo appuntamento con I link della settimana.

Iniziamo con La felicità non si compra (si vive) del blog Accademia felicità.
Il concetto è semplice, antico come le montagne ma spesso dimenticato: le esperienze vissute con parenti, amici, compagni di vita (ma anche in solitaria, aggiungerei) valgono più di un gioiello di Tiffany's o di un cappotto Max Mara. Lo conferma una ricerca svolta presso la Cornell University (Ithaca, USA) in cui si sostiene che "l’83% della popolazione quando pensa a qualcosa di bello pensa al concerto a cui è andata e alle cene con gli amici piuttosto che a vestiti o gadget che ha acquistato."
In effetti se ripenso ai momenti più felici del passato non mi viene in mente la Barbie-vitino-da-vespa ricevuta a Santa Lucia o gli acquisti in serie all'outlet. Piuttosto sorrido pensando a quando mio papà mi caricava sulle sue spalle per portarmi a letto e mi raccontava le sue storie sull'asinello Giulietto ♥ o mi perdo nella nostalgia che mi assale ripensando al primo indimenticabile concerto degli U2 con Marco.
Ora mi rivolgo a voi: cosa vi rende più felici?

Passiamo al cibo e a una recensione – pubblicata su Il Pasto nudo – di un libro entrato subito nella mia lista dei desideri: “Cioccolato amaro – Il lato oscuro del dolce più seducente” di Carol Off.
Credo che tutti voi siate a conoscenza delle oscure vicende legate alla produzione del cacao, alimento tanto amato quanto conteso. Ma scommetto che pochi di voi si siano presi la briga di andare a fondo. Io in primis. Questo libro ci permetterà di correre ai ripari e di avere un quadro completo sui retroscena del cacao dato che la "Off comincia dagli albori e ci racconta come la storia del cacao sia stata intrisa di ingiustizie e discriminazioni, sfruttamento e criminalità".
In estrema sintesi: W il cioccolato equo&solidale! e pollice basso per le multinazionali schiavizzatrici.

Ecco un'infografica interessante e demoralizzate su quanto territorio italiano è stato mangiato dal cemento negli ultimi 10 anni.
Dati sconfortanti per chi, come la sottoscritta, ha un nodo alla gola quando vede una rete arancio-elettrico in un campo (= nuova colata di cemento in arrivo) o viene preso dallo sconfornto quando attraversa interi quartieri senza l'ombra di un giardino pubblico, di un albero o anche solo di un'aiuola di tulipani.

Infine due video:
  1. il primo racconta di un progetto molto interessante che mi piacerebbe tanto replicare anche nel mio territorio: Tree planting at Whitehead nell'Irlanda del Nord, la zona con meno alberi dell'Europa (e chi l'avrebbe detto? Io no!).
    Piantare tanti alberi
    – possibilmente autoctoni o creare un gruppo di guerrilla gardening per dare ossigeno e rendere meno triste le distese di cemento: un sogno!
  2. il secondo – girato da Nemesi Animale – riguarda le Uova Bruzzese (Una storia di ordinaria sofferenza). Pensavate che gli allevamenti intensivi esistessero solo negli sterminati spazi degli Stati Uniti? Vi sbagliate di grosso. Ecco cosa succede nella "ditta Bruzzese di Olgiate Olona (Varese), una delle principali produttrici di uova della Lombardia, con 200.000 galline ovaiole detenute in condizioni vergognose, in pessime condizioni di vita e d'igiene".
    Cosa possiamo fare per non essere complici? Se proprio non riuscite a vivere senza uova,
    davanti agli scaffali del supermercato ricordatevi la classificazione illustrata nell'immagine e cercate di acquistare sempre e solo uova con codice 0! 
(foto trovata sulla fanpage di LAV Milano)
È antropomorfismo provare a immaginarsi dentro la gabbia di un animale d’allevamento? E antropodiniego non farlo? Una gabbia per galline ovaiole concede in genere a ogni animale una superficie all’incirca di quattro decimetri quadrati: uno spazio grande poco meno di un foglio A4. Le gabbie sono accatastate in pile da tre a nove — il Giappone detiene il record d’altezza per le gabbie di batteria, con pile di diciotto gabbie — in capannoni privi di finestre. Entra mentalmente in un ascensore affollato, un ascensore così affollato che non riesci a girarti senza sbattere (esasperandolo) contro il tuo vicino. Un ascensore così affollato che spesso rimani sollevato a mezz’aria. Il che è una specie di benedizione, perché il pavimento inclinato è fatto di fil di ferro che ti sega i piedi. Dopo un pò quelli che stanno nell’ascensore perderanno la capacità di lavorare nell’interesse del gruppo. Alcuni diventeranno violenti, altri impazziranno. Qualcuno, privato di cibo e speranza, si volgerà al cannibalismo. Non c’è tregua, non c’è sollievo. Non arriverà nessun addetto a riparare l’ascensore. Le porte si apriranno una sola volta, al termine della tua vita, per portarti nell’unico posto peggiore…
da Se niente importa di Jonathan Foer

venerdì 16 dicembre 2011

Riflessioni sparse sul consumismo natalizio

PREMESSA: in questo post verranno posti tanti dubbi esistenziali.
Non conosco risposte sicure e vincenti al 100%; mi limito a suggerire l'idea che forse il sistema economico mondiale attuale è perverso e che forse esiste una via d'uscita alternativa e percorribile da chiunque.


Quanti di voi sono stufi del consumismo?
E quanti di voi non sopportano più la frenetica corsa agli acquisti che raggiunge picchi insensati con le feste di Natale?
È possibile sfuggire alla macchina infernale del spendere e spandere?

Senza ombra di dubbio, è difficile sfuggirle.
Io per prima non posso definirmi una campionessa di ascetismo in fatto di regali natalizi, ma so di essere migliorata nel tempo: fino a qualche anno fa centellinavo i miei scarsi risparmi da studentessa disoccupata per comprare regalini a tutti i miei amici e parenti, e ne ricevevo altrettanti; da un paio di anni circa ho smesso di farne (e di riceverne). Non a tutti, sia chiaro.
Io e Marco continuiamo a scambiarceli: sono regali solitamente importanti, non cazzatine da pochi euro giusto per non presentarsi a mani vuote. Ci conosciamo abbastanza bene da sapere cosa desidera o di cosa ha bisogno l'altro.
Mentre per la sua famiglia, le mie due zie e la mia nonna mi affido solitamente alle classiche ceste di prodotti equo-solidali e biologici.

Insomma la quantità di regali si è notevolmente ridotta negli anni. Ma non fraintendetemi: questo non è dovuto a un eccesso di tirchiaggine!

Il primo motivo: sono stanca di regalare e ricevere oggettini inutili che come da copione finiscono dimenticati in qualche cassetto
Un esempio classico sono le candele: ho scoperto di possedere un arsenale di candele profumate, ricevute nei Natali scorsi e mai usate.
Da qualche settimana ho deciso di riportarle alla vita, prendendo spunto da un'idea di Colin Beavan; così, ogni sera, candele alla mela verde e alla vaniglia illuminano le mie letture prima del sonno ristoratore.


Il secondo motivo è la nausea che mi assale al solo pensiero di affrontare la folla dei centri commerciali: code per trovare un parcheggio, folla tra i corridoi e i negozi, spintoni e cattivi odori, camminate a ritmo bradipico, file alla casa, attese nei bagni, lotte serrate per occupare un tavolo al bar, caldo asfissiante, fastidiose luci al neon...
Capite bene come la voglia di affrontare tutto questo  a Natale come in qualsiasi altro periodo dell'anno non mi calcoli di striscio.

Il terzo è lo spirito natalizio che sta abbandonando la mia barca (o forse l'ha già abbandonata completamente).
Sì, certo mi mette allegria vedere le vie illuminate e le case decorate a festa. Ma il fuori sbrilluccicoso riflette anche uno spirito veramente gioioso e positivo?

L'ideale sarebbe fare regali utili, significativi.
Come scrive Colleen sul suo blog 365 Less Things (mia libera traduzione):
Ci sono così tanti modi per dimostrare quanto ami una persona che non prevedano l'acquisto di doni materiali. Fare qualcosa per qualcuno, trascorrere tempo con una persona, organizzare un'uscita, farsi una manicure o un massaggio facciale insieme alle proprie amiche, giocare a golf o andare a pesca insieme a un amico; questi sono tutti regali che vengono dal cuore e non dai negozi. [...]
È complicato perché il lavaggio del cervello che ci è stato fatto ci induce a credere che regalare qualcosa di materiale sia il modo migliorare per dimostrare quanto si ama una persona.
E più soldi si spendono, più questo amore appare forte (che idea disgustosa).

Eh già, è difficile fare questo cambiamento di mentalità e di abitudini. Forse la crisi che ormai si protrae da anni ci obbligherà a farlo non solo a Natale, ma anche per il resto dell'anno.
Il punto è: riusciremo davvero a svincolarci da questo consumismo vorace, a invertire la rotta, a rifiutare l'assurdo imperativo del "comprare per far ripartire l'economia mondiale"?
Rimarremmo in pochi a tentare il cambiamento oppure questa filosofia di pensiero riuscirà a raggiungere la massa critic?
Chissà se riusciremo a fare quanto spera Katie Tallo su Rowdy Kittens (tradotta dalla bravissima Laura su Minimo).
Ma come fare per cominciare a guardare oltre la montagna di roba, verso la terra beata del “basta così”?
Facendo un passo indietro e dando una bella occhiata a noi stessi, agli oggetti che possediamo e a quello che fa scattare in noi certi meccanismi.
Difendendoci dall’assalto delle pubblicità, evitando i centri commerciali e abbassando il volume del rumore intorno a noi: per riuscire a sentire la nostra voce interiore che ci sta urlando di smetterla di comprare roba inutile!
La montagna inizierà a sgretolarsi. 
Prendendoci per il colletto della nostra bella camicia firmata e indirizzandoci verso una vita in cui siamo noi a decidere. Una vita che abbia senso per noi, e non necessariamente per i protagonisti di una serie TV. Prendendo atto di tutto quello che già abbiamo. Attribuendo la giusta importanza ed essendo grati per quanto possediamo, ma smettendo di esserne schiavi. Modificando le tradizioni di famiglia, cambiando marcia, inventandoci regali fatti da noi anziché acquistati in un negozio, riciclandoli o evitando di acquistarli del tutto: creando tradizioni nuove, in cui ci scambiamo storie anziché regali, abbracci anziché pacchetti, tempo da trascorrere insieme anziché eccessi. 
La montagna diventerà sempre più piccola.
E voi cosa ne pensate?
Come vivrete il Natale dal punto di vista dei regali?
Siete convinti che sia necessario un cambiamento di mentalità e di abitudini per liberarsi di quel collare a strangolo con cui l'economia ci tiene sotto controllo?

domenica 20 novembre 2011

Negozio Leggero: altolà agli sprechi

 Sapone di Aleppo del Negozio Leggero © Eleonora F.

Il Negozio Leggero è un franchising italiano con uno slogan chiaro e con un allitterazione che lo rende ancora più efficace: "La spesa alla spina".
Stamattina sono riuscita ad andare per la prima volta nel punto vendita di Orzinuovi (Brescia), lontano appena una ventina di chilometri da casa mia e solo 5 da casa mia nonna.

Negozio Leggero è davvero bello: sui toni dell'azzurro e dell'arancione, è arredato con scaffali e tavoli di legno dove tra i prodotti in esposizione si trovano delle sfiziose ricette da cui trarre ispirazione.
Una piccola perla in quel triste centro commerciale in cui si trova (l'Orceana Park per la precisione) e sconsideratamente ignorata da gran parte degli avventori del CC.
L'assenza di clienti, però, mi ha permesso di parlare in tutta tranquillità con una commessa simpatica, preparata sui prodotti e disponibile a rispondere a qualsiasi mia domanda.
Cos'ho scoperto?
  • c'è una vasta scelta di prodotti alimentari sfusi: vari formati di pasta (rigatoni, vermicelli, farfalle, stelline, ditalini rigati, reginelle, tortiglioni, fusilli, peperina, anellini ricci...), farine, riso (arborio, nero, integrale rosso, carnaroli...), kamut, legumi secchi (ceci, fagioli...), caramelle, tisane, thé, spezie, cereali per la colazione, decorazioni da pasticceria, vini...
  • anche per l'igiene personale non manca nulla: saponi al taglio e saponette già tagliate (al vino e cannella, al cioccolato, al muschio bianco, al cocco, burro di karité, al mandarino, all'aloe, alla vaniglia, al sandalo, alle mandorle, alla carota, all'arancia, alla menta, alla lavanda), sapone liquido, balsamo, shampoo, spazzolini, spazzole... e persino trucchi!
  • state tranquilli anche per quanto riguarda la pulizia della casa: pastiglie per la lavastoviglie, Marsiglia in polvere per il bucato, ammorbidente, sgrassatore, lava e incera; e poi soluzioni per i vetri e gli specchi, per i pavimenti, per la lana e i delicati, per i piatti, per il bucato e multiuso
  • il 30% dei prodotti sono biologici
  • la merce è tutta di provenienza italiana (ad esempio molta pasta è prodotta in provincia di Cremona) tranne il sapone di Aleppo (prodotto in Siria) e il kamut
  • gli INCI dei prodotti cosmetici sono approvati, a prova di Biodizionario: la saponetta allo zenzero e veniglia che ho acquistato ha ingredienti tutti verdi e solo due gialli. I detergenti liquidi sono fatti con estratti biologici senza parabeni, sles, EDTA, derivati animali e coloranti
  • potete trovare in negozio vasi di vetro per il riso e la pasta e contenitori di plastica per i detersivi da tenere a casa e riportare in negozio successivamente per riempirli nuovamente. Altrimenti se dovete prendere delle piccole porzioni potete farli mettere in sacchetti di carta 
  • ma non c'è alcun obbligo di comprarli! Se a casa avete già dei contenitori e dei sacchetti, portateli pure in negozio e fatevi mettere i vostri acquisti lì dentro
  • e non dovete nemmeno comprare quantità prestabilite!
  • è attivo il servizio di prenotazione via mail: basta scrivere all'indirizzo info@negozioleggero.it cosa vi serve, in che quantità e il negozio dove andrete a ritirarlo e i commessi vi prepareranno la spesa. Oppure potete passare dal negozio, lasciare i vostri contenitori da riempire e concordare il ritiro nei giorni successivi. 
I miei acquisti? 300 grammi di farfalline biologiche, due saponette, 1 sapone di Aleppo e due tipi di tisane (Fuoco di caminetto e Frutti rossi).

Sono davvero felice che esista un negozio del genere nelle mie vicinanze. E penso che qualunque persona attenta all'ambiente possa trovare nel Negozio Leggero una fantastica opportunità per vivere come vorrebbe: lontano dal bieco consumismo, facendo acquisti responsabili che gli permetteranno di non lasciarsi "dietro una scia di spazzatura, inquinamento e gas responsabili dell'effetto serra" (Un anno a impatto zero, pg. 73).
Spero che la gamma di prodotti disponibili venga ampliata sempre di più, magari introducendo anche frutta e verdura. Non trovate sia uno spreco assurdo dover mettere la frutta in quegli inservibili sacchettini di plastica, tipici dei supermercati?

Perché vi parlo proprio di Negozio Leggero dato che ci sono alcuni supermercati — come la Coop e l'Auchan — che propongono prodotti alla spina? Perché questi supermercati sono giganti (uno nemmeno italiano) che non hanno bisogno di ulteriore pubblicità.
Invece Negozio Leggero è una piccola realtà made in Italy nata "dall'esperienza dell’Ente di ricerca Ecologos e dal lavoro di Rinova s.c. per proporre al mercato un nuovo modo di fare la spesa: senza imballaggi, quindi più leggera" che merita di essere conosciuta.
I negozi in Piemonte sembrano funzionare alla grande, al punto che spesso vengono organizzati incontri e concorsi. A questo proposito vi segnalo il corso di "Cosmetica fai da te" al Negozio Leggero di Novara in programma giovedì 24 Novembre alle 19:30.
Il negozio di Orzinuovi, aperto da quasi un anno, ha invece bisogno di ingranare: forse la posizione periferica non aiuta, per questo voglio dare il mio piccolo contributo per farlo conoscere.

C'è bisogno di attività del genere per combattere contro il vorace sistema attuale non ecosostenibile.
"Dobbiamo scoprire processi di produzione, modi per generare energia e lavorare materiali che non danneggino in modo sostanziale il nostro pianeta" scrive Colin Beaven nel suo libro.
Ecco perché oggi ho voluto farvi scoprire Negozio Leggero.
Pensateci, anche nell'ottica della Settimana della riduzione dei rifiuti che si tiene dal 19 al 27 novembre.

domenica 6 novembre 2011

Decluttering... di libri!

Scatolone di libri in vendita o scambiabili © Eleonora F.

Questa storia del minimalismo, passata finalmente dall'astratta teoria alla pratica, mi sta coinvolgendo molto: non appena trovo qualche minuto libero mi dedico al riesame di una parte di camera, bagno, salotto o cucina. Addirittura ieri sera, dopo la serata in compagnia di Marco, ho avuto un "attacco minimalista" e sono rimasta in piedi fino alle 2 per riordinare e selezionare vestiti! 

In questa settimana ho fatto ulteriori passi avanti e, soprattutto, ho affrontato lo scoglio più difficile per me: i libri! Ho osservato i miei molteplici scaffali e, con le spalle al muro, ho dovuto arrendermi all'evidenza:  ho troppi libri, tutti accatastati l'uno sopra l'altro (in file verticali per ottimizzare lo spazio), spesso in doppia fila vietata.
Cos'ho scoperto?
  • libri che nemmeno ricordavo più di avere
  • libri arrivati come regalo ma non di mio interesse quali “Le tecniche di lettura rapida - Guida ai nuovi metodi di lettura” di Wolfgang Zielke e “Il mio abbecedario cinese” di Catherine Louis e calligrafie di Shi Bo (quest'ultimo è un regalo di una mia cara amica dei tempi dell'università che ha confuso la mia passione per il Giappone con la Cina)
  • libri comprati forzatamente dopo essermi fatta inc...astrare dai tirapiedi di Mondolibri (ne avevo già parlato in precedenza) come “Tre metri sopra il cielo” di Federico Moccia
  • libri comprati sotto qualche effetto stupefacente (non saprei spiegare altrimenti la loro presenza) come “L’autostima” di Willy Pasini
  • libri letti ma ormai inutilizzabili quali "Come si fa una tesi di laurea” di Umberto Eco e alcuni testi universitari. Uno per tutti è "Minna no Nihongo" (ovvero il giapponese per tutti), un eserciziario di giapponese utile durante i corsi della prof. Tanaka ma ormai destinato all'abbandono. Magari lo sfrutterò appieno nella mia prossima vita quando mi iscriverò a Lingue e letterature orientali. Al momento attuale, però, sarebbe più utile nelle mani di qualche nippofilo serio
  • libri letti ma che non mi sono piaciuti per niente come “Cronaca di una morte annunciata” di Gabriel Garcìa Màrquez
  • libri inspiegabilmente doppi quali “La cantatrice chauve” di Eugène Ionesco, “Miniguida al consumo critico e al boicottaggio” del Movimento Gocce di Giustizia e “Il balcone dell’indipendenza” di Marinella Correggia
In totale ho individuato oltre una trentina di libri di cui voglio sbarazzarmi. Ovviamente non andranno a finire nella spazzatura — tranne un paio di mini dizionari ritrovati in condizioni pietose e sporchi d'inchiostro (WTF?!) — ma verranno rimessi in circolo, alla ricerca di una seconda vita e di persone che sappiano apprezzarli.
Ho creato una lista su Google Docs (non ancora definitiva) che potete visualizzare qui oppure su Anobii nella sezione Trading (ad oggi, però, incompleta): vendo tutto a prezzo dimezzato, ma sono disponibile anche per degli scambi.
Preferirei inoltre la modalità di consegna a mano, tuttavia sono disposta a valutare anche l'ipotesi della spedizione via posta. Se siete interessati potete scrivermi anche qui.
Se non riuscirò a trovare nessun interessato, cercherò di piazzarli al Libraccio.

Altri libri, non presenti in lista, verranno donati al mercatino dei libri usati della mia parrocchia dove, per inciso, settimane fa feci una scorpacciata di libri (6 in totale) per nemmeno 20 euro di spesa!

Che ne dite? Come inizio non è niente male, vero?
Lo ammetto: all'inizio ho fatto un po' di fatica a scegliere i libri da cui separarmi; ma poi, liberando completamente la mente e pensando lucidamente alla loro effettiva utilità per me, l'operazione non è stata poi così traumatica :)
Ora sto addirittura rivedendo la libreria per scovare altro da inserire nella lista! Incredibile...

mercoledì 2 novembre 2011

Primi passi minimalisti

Ispirato al libro La Sfida delle 100 cose, ho cominciato a dedicarmi allo sviluppo di un atteggiamento minimalista. Come? Dandomi alle grandi pulizie e alla ricerca di acquisti inutili sparsi tra bagno e camera da letto.
Ovviamente ho trovato moltissima roba futile e, a volte, inutilizzabile.

Ho iniziato il grande repulisti dai bagni concentrandomi subito sulla montagna di campioncini delle più disparate tipologie, sparsi ovunque: fondotinta in crema, profumi, creme per il viso, pomate anti-cellulite, bagnodoccia, olii e tanti shampoo di hotel.
Ho buttato via tutti i campioncini vecchi, risalenti anche a più di 5 anni e quindi non più indicati all'uso. Ho fatto intraprendere la via della spazzatura anche ai fondotinta in crema innanzitutto perché io uso solo trucco minerale e, in secondo luogo, perché il colore non si addiceva per nulla al mio incarnato. Avrei rischiato il patetico effetto mascherone!
Ho tenuto solo i tester più recenti come quelli dei profumi, la crema per le gambe stanche, due campioncini di olio d'argan e alcuni shampoo; quest'ultimi sono stati mischiati con il Garnier all'henné e aceto di mora attualmente in uso in doccia. Già, questo prodotto non è molto ecologico ma devo ancora trovare un metodo per lavarmi i capelli in modo eco-friendly senza ottenere l'effetto stoppa in testa.

Poi ho scovato due fluidi liscianti per i capelli, comprati da una parrucchiera molto convincente anni fa ma mai usati :( Anche questi vecchissimi considerando il fatto che io vado una volta/due volte all'anno dalla parrucchiera. Sono finiti direttamente nella spazzatura.

Per fortuna ho trovato anche qualcosa di vecchiotto ma comunque riutilizzabile come la Ghassoul, un tipo di argilla neutra del Marocco utile per lavare e pulire i capelli e la pelle. Se non sapete come usarlo, guardate anche voi questo video di Carlita oppure leggete questo topic su Capelli di fata (in quest'ultimo caso dovete prendervi un po' di tempo per scorrere tutte le 79 pagine del thread).
Io ho provato a fare una maschera seguendo le indicazioni di Murex e ne sono rimasta estasiata! Come ho fatto a lasciarla lì inutilizzata per così tanto tempo... sono proprio una stupida! Mi ha lasciato la pelle del viso liscia e morbida come nessuna maschera preconfezionata è mai riuscita.
Ecco cosa vi serve:
  • 50 ml di ghassoul
  • 10 ml di miele
  • 10 ml di succo di limone
  • qualche goccia di latte (io non l'avevo e ho messo dell'acqua)
  • qualche goccia di olio di mandorle dolci
Mescolare gli ingredienti in modo da ottenere una pasta senza grumi, spalmare e lasciare agire finché la maschera non si secca, dopo di che sciacquare.

Il mio obiettivo non è di arrivare a possedere solo 100 cose, ma di non comprare niente nel settore cosmetico per moooolto tempo. Voglio usare e finire la maggior parte dei prodotti conservati e poi darmi completamente all'acquisto di cosmetici bio e allo spignattamento, ma con oculatezza.
In realtà vorrei applicare questo comportamento per qualsiasi area merceologica: abbigliamento, accessori, borse... E anche ai libri, ma qui il discorso si fa assai più difficile: ci vuole moltissima forza di volontà e parecchia determinazione.

lunedì 31 ottobre 2011

La sfida delle 100 cose di Dave Bruno


Da qualche anno ho sviluppato un grande interesse verso il movimento minimalista e seguo diversi blog in tema (la maggior parte "made in USA", tra cui spiccano l'ottimo Zen Habits e il più recente Mnmlist di Leo Babauta, ma segnalo anche l'italianissimo Minimo di Laura Dossena). Quindi non mi era sfuggito questo testo di cui si è spesso parlato, prontamente infilato nella lista dei desideri e acquistato finalmente un paio di settimane fa.

La sfida delle 100 cose di Dave Bruno è un testo interessante che propone una sfida stimolante all'umanità (anche se forse manca quell'approfondimento in più che lo avrebbe reso ancora migliore). In cosa consiste questa sfida? Vivere per un anno intero solamente con 100 cose. A leggerla così sembra una vera mission impossible; e invece Dave Bruno c'è riuscito e ha scatenato un forte dibattito a livello internazionale, guadagnandosi inaspettatamente un folto gruppo di sostenitori e innescando una catena di sfide simili.

Io trovo il suo esperimento ammirabile e mi ha spinto sia a fare un po' di pulizia materiale che riflessioni mentali perché, nonostante creda di essere una persona attenta agli sprechi e all'ambiente nonché aspirante minimalista, mi ritrovo con armadietti e scaffali pieni di acquisti compulsivi coperti da una coltre di polvere, segno evidente della loro inutilità.

Che dire, ad esempio, della ventina di ombretti minerali conservati in una scatola a fiori in bagno? Essendo una frana nell'arte del trucco e una ritardataria cronica, mi capita raramente di avere la pazienza e il tempo di abbellirmi gli occhi con i colori sgargianti di questi fantastici ombretti. Mi piacerebbe esserne in grado ma — ahimè — guardare i tutorial di ClioMakeUp e di MakeUpDelight non mi ha reso la nuova guru del trucco di YouTube. Quindi il massimo che mi concedo è una passata di fondotinta minerale, di blush minerale e mascara.
Ma perché ne ho acquistati così tanti? Perché nello shop online si presentavano tutti in modo irresistibile; perché amo i colori forti e vivaci; perché essendo minerali sapevo di non comprare niente di dannoso per la mia pelle; perché sono belli da vedere; perché speravo di diventare brava nel creare trucchi ad opera d'arte come questo e di stupire gli altri con combinazioni fantasiose e colorate.
Questo è successo solo una volta quando sono riuscita a creare un mix perfetto di verde smeraldo e di oro sulle mie palpebre e ho ricevuto i complimenti delle mie amiche. Una volta in un anno dal loro acquisto.

E con quest'ultimo punto tocco una questione importante trattata anche nel libro: il cercare di dare significato all'esistenza attraverso i nostri acquisti. Non vi è mai capitato di pensare qualcosa come "Cavoli, con quel cappotto/quella borsa/quegli orecchini sarei veramente bellissima/sarei molto più professionale/tutti si girerebbero a guardarmi/farei l'invidia di qualsiasi bipede?". Beh, lo confesso: io l'ho pensato. Molte volte. Forse perché soffro di insicurezza cronica? O perché vivo in una società dove l'avere e l'apparire conta più dell'essere? Perché ho bisogno di sentirmi elogiata ed apprezzata? Oppure perché voglio prevalere sugli altri? Perché sento che mi sentirei realizzata con quel "pezzo mancante"?
Magari è per tutto questo messo insieme. Sta di fatto che ci sono dentro anch'io, nonostante la mia vena ecologista e minimalista.

Ora, non pensate che io sia una Becky Bloomwood all'italiana! Vi assicuro che mi faccio degli scrupoli quando devo comprare qualcosa e non acquisto qualsiasi cosa mi piaccia, anche perché non guadagno cifre folli e perché ho ancora un briciolo di buonsenso. Inoltre non amo seguire la moda, non mi piacciono i vestiti in cui campeggiano i nomi delle griffe a caratteri cubitali, ricerco la comodità, la praticità e possibilmente una buona fattura (ad esempio, ho diversi maglioni Benetton comprati alle superiori che mi calzano ancora a pennello e sono ancora perfetti).
Quindi non mi vedrete mai spendere migliaia di euro per una borsa marrone con una L e una V incrociate in Place Vendôme a Parigi né contrattare con un venditore abusivo per la stessa borsa taroccata nelle vie di Milano (nel caso remoto in cui mi vediate far ciò, siete autorizzati a darmi un colpo in testa).

Però ammetto di incappare nell'errore comune di ricercare la felicità negli oggetti e di pensare che sarei una persona migliore e più interessante se entrassi in possesso di un certo oggetto.
Il problema è che non succede mai. Quegli ombretti minerali non mi hanno resa più figa e non sono diventata brava a truccarmi gli occhi.
"Il consumismo stimola in noi l'impulso di acquistare, ma non a conoscere noi stessi. La pubblicità e le tecniche di vendita del centro commerciale puntano a renderci sempre meno consapevoli di chi siamo realmente e sempre più preoccupati di chi non siamo." (pg. 88)
Voglio forse diventare una vuota narcisista? NO!
Quindi il prossimo passo sarà applicare il più possibile il minimalismo alla mia vita, evitare gli acquisti compulsivi e riflettere di più quando mi trovo in un negozio, pronta per un nuovo acquisto.
E poi vorrei anche affrontare qualche sfida, magari quelle proposte da Laura sul suo Minimo.

Mi rendo sempre più conto che desidero davvero slegarmi il più possibile dal vortice del consumismo e oppormi all'imperativo secondo cui per far ripartire questa stagnante economia mondiale sia necessario comprare, comprare e solo comprare (e quindi indebitarsi, aprire finanziamenti e andare in rosso).

Voglio solo vivere una vita più semplice e meno stressante.

Dettagli
"La sfida delle 100 cose"
di Dave Bruno
Editore: Tecniche Nuove
Data di pubblicazione: 2011
Pag. 196
Prezzo: 14,90€

venerdì 19 marzo 2010

La tecnica del pomodoro

Si tratta di un e-book scaricabile gratuitamente a questo indirizzo, disponibile sia in lingua inglese che in italiano, di cui sono venuta a conoscenza grazie a La Kore.

Io sono particolarmente appassionata di blog, siti e libri sulla crescita personale, sul miglioramento della propria vita (sotto qualsiasi aspetto) e, soprattutto, che presentano metodi efficaci per incrementare la qualità dello studio e del lavoro.
La tecnica del pomodoro (o the Pomodoro Technique in ammeregano), ideata da Francesco Cirillo, consiste in un semplice sistema volto a migliorare la produttività sia nello studio che al lavoro, a ridurre la sensazione di ansia verso lo scorrere del tempo, ad aumentare la focalizzazione e la concentrazione riducendo le interruzioni, ed a incrementare e mantenere il livello di motivazione.
Il metodo proposto è piuttosto semplice ed essenzialmente consiste nell'utilizzare un timer (magari a forma di pomodoro, da cui il nome della tecnica!) caricato su 25 minuti durante i quali dobbiamo sforzarci di concentrarci sul nostro lavoro/studio. 25 minuti di puro lavoro, al termine dei quali si fa una breve pausa di 3/5 minuti per rilassare la mente e ricaricare le pile. Terminata la pausa, si ricarica il timer su 25 minuti e si prosegue in questo modo, fino al completamento dell'attività che ci siamo prefissati di realizzare.
La faccenda, come potete vedere è piuttosto semplice nei suoi tratti fondamentali, ma nella quarantina di pagine che compongono il libro elettronico vengono spiegati anche altri dettagli che rendono la tecnica ancor più interessante e stimolante.
Ad esempio, come gestire le interruzioni interne (ovvero quelle che dipendono da noi) e quelle esterne (una telefonata improvvisa da parte di un amico, un'email del capo, ecc) che possono frapporsi tra noi e il nostro obiettivo di svolgere 25 minuti di lavoro. E non pensate che sia così facile saper gestire le distrazioni che provengono sia dal mondo esterno che dalla nostra mente in continuo movimento. Riuscire a lavorare o studiare ininterrottamente per 25 minuti è una vera impresa!

martedì 2 marzo 2010

L'ultima lezione - La vita spiegata da un uomo che muore


Di una vita non conta la durata, ma l'intensità
Jacques Brel


Credo siano pochi coloro che ancora non conoscono Randy Pausch, docente di informatica presso l'università statunitense Carnegie Mellon di Pittsburgh, Pennsylvania. Se non avete idea di chi sia, è ora di recuperare!
Nel 2006, all'età di 46 anni, gli è stato diagnosticato un cancro del pancreas metastatizzato, ulteriormente peggiorato con il tempo fino a quando, nell'agosto 2007, i medici gli diedero tra i tre e i sei mesi di discreta salute. Un giudizio senza appello di fronte al quale, molto probabilmente, ognuno di noi si sentirebbe travolto da un dolore senza nome. Il mondo crollerebbe in mille pezzi.
Ovviamente anche l'esistenza di Randy Pausch è stata sconvolta da questa sentenza di morte, ma anziché passare gli ultimi mesi di vita a disperarsi, piangere o a farsi compatire, l'informatico americano ha reagito con ammirevole forza e coraggio, realizzando un fantastico video, cliccatissimo su YouTube, intitolato "Last Lecture: Really Achieving Your Childhood Dreams" (ovvero "L'ultima lezione: realizzate i vostri sogni d'infanzia) che ha commosso e ispirato migliaia di persone in tutto il mondo.

Da questa lezione tenutasi nel settembre 2007 presso la Carnegie Mellon University è stato tratto anche un libro dal titolo L'ultima lezione - La vita spiegata da un uomo che muore, edito in Italia da Rizzoli.
Si tratta di un discorso sulla gioia di vivere e su quanto Pausch apprezzasse la vita. Dalle sue parole emerge un uomo che, nonostante la consapevolezza del poco tempo rimasto a sua disposizione, è riuscito a conservare l'entusiasmo fino all'ultimo e a dimostrarsi grato per essere riuscito a realizzare molti dei sogni che aveva fatto da bambino e riconoscente anche verso quei sogni che ha cercato di esaudire senza successo, perché anche questi lo hanno aiutato a crescere.
Sono tante le lezioni di cui ci fa dono Pausch; molte possono sembrare banali e scontate, ma in realtà si tratta di aspetti della vita a cui spesso non attribuiamo la giusta importanza, come quella che dovremmo dare al tempo. Purtroppo il tempo non è infinito, anche se spesso cadiamo nell'errore di ritenerlo tale. Pausch ci consiglia di imparare a gestirlo e ad amministrarlo con oculatezza.
"Il tempo è tutto quello che avete. E potreste scoprire un giorno di averne meno di quanto pensavate."
E ancora: trattate gli oggetti come tali e liberatevi dalla schiavitù della moda, che ha vita breve e cerca di impressionare solo in modo superficiale.
"La moda, fra l'altro, è puro commercio mascherato da frivolezza. [...] Il fatto che la moda passi e poi ritorni sulla base esclusiva di quello che poche persone da qualche parte pensano di poter vendere, beh, per me è da pazzi."
Pausch infonde coraggio a tutti noi, spronandoci a prendere in mano le nostre vite e a plasmarla secondo i nostri desideri, senza mai indietreggiare di fronte alle difficoltà perché "i muri esistono per una ragione. Non certo per allontanarci, ma per darci la possibilità di dimostrare quanto davvero desideriamo qualcosa."

Grazie Randy per questa stupenda e intensa lezione.

RIP

Stelline: 4

Dettagli:
"L'ultima lezione - La vita spiegata da un uomo che muore"
di Randy Pausch e Jeffrey Zaslow
Editore: Rizzoli
Anno: 2008
Pag. 231
Prezzo: 9€

mercoledì 14 gennaio 2009

Messaggi dai maestri


"Messaggi dai maestri"
di Brian L. Weiss

In questo libro Weiss offre spunti di riflessione sulla natura dell'anima, sull'immortalità e sui valori e propone anche qualche tecnica per raggiungere pace interiore e felicità.
Ci sono infatti diversi suggerimenti per trasformare la propria vita, le relazioni, gli stati d'animo e gli atteggiamenti mentali.
Il tutto deve iniziare dalla comprensione, requisito fondamentale per ottenere questi cambiamenti positivi.
Secondo lo psicoterapeuta, quando si riuscirà a comprendere la propria natura autentica e il vero scopo dell'esistenza, la vita verrà trasformata per sempre. Le teorie di Weiss sono estremamente affascinanti, sta ad ognuno di noi scegliere se crederci o meno.
Il testo forse non mi ha (per il momento) portato a raggiungere un maggiore grado di consapevolezza (ma non demordo, bisogna essere costanti); ma sicuramente mi ha illuminato su qualche punto, in particolare sull'amore, sulle relazioni, sul pensiero positivo.
E non mancherò di sperimentare personalmente gli esercizi di meditazione suggeriti.
E anche se non riuscirò a visualizzare scene relative alla vita intrauterina o relative a delle vite precedenti, spero almeno di ottenere un po' di pace e tranquillità! ^^

Stelline: 4

Dettagli:
"Messaggi dai maestri"
di Brian L. Weiss
Editore: Mondadori (collana Oscar Nuovi Misteri)
Data di pubblicazione: 2001
Pag. 260
Prezzo: 8,40€

martedì 28 ottobre 2008

Only love is real


Ho acquistato questo libro di Brian Weiss dietro consiglio della mia cara amica Paola che mi aveva parlato molto di questo psichiatra, esperto di reincarnazione ed ipnosi regressiva. Tutti argomenti nuovi per me e capaci di esercitare su di me un'alta attrattiva.
E sicuramente l'impressione è positiva!

Mi è piaciuto leggere la teoria sul senso della vita secondo Weiss, dato che io sto ancora cercandone una (la proposta cattolica con cui sono stata allevata poco mi convince).
Weiss afferma che la terapia regressiva possa aiutare a lenire i disturbi fisici, psicosomatici ed emotivi. Sfruttando questo metodo, il paziente entra in uno stato di trance che gli permette di compiere un salto nel passato e di ricordare con accurata precisione i momenti significativi della sua infanzia, della vita intrauterina e persino di vite passate, lontane anche millenni. Questi ricordi sarebbero di grande aiuto per curare i disturbi di cui si soffre nella vita presente. "Costituiscono prove dell'attendibilità della rievocazione la specificità e accuratezza dei dettagli ricordati, la profondità dell'emozione manifestata, la risoluzione dei sintomi clinici, la capacità che queste memorie hanno di trasformare la vita." (pg. 48).
Alcuni pazienti, poi, diventano persino portatori dei messaggi dei grandi Maestri: messaggi molto belli, riguardanti la vita e la morte, le dimensioni dello spirito e lo scopo della nostra vita sulla terra.
La storia di Elizabeth e Pedro, poi, ha dell'incredibile e sono rimasta a bocca aperta leggendo i resoconti dettagli delle loro vite passate.
Certo, la speranza è che l'autore non sia uno sporco imbroglione che, facendo leva su questi temi new-age, cerchi di spillare solamente dei soldi. Per ora, gli dò la mia totale fiducia!

Dettagli
"Molte vite, un solo amore"
di Brian Weiss
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 1996
Pag. 211
Prezzo: 8,40€

lunedì 27 ottobre 2008

Avere o essere?

Ho finito il secondo libro della sfida degli innamorati, "Avere o essere?" di Erich Fromm.

Testo del 1976, ma ancora di sconcertante attualità.
Fromm propone una serie di riflessioni importanti sulla società, l'economia, l'uomo e l'ambiente e spinge, ovviamente, ad adottare uno stile di vita imperniato sulla modalità dell'essere per cambaire il nero destino del mondo. Se tutti cambiassero il loro atteggiamento verso la vita dall'avere all'essere, allora questo pianeta potrebbe essere salvato.
Ma, nella realtà, quanto è possibile questa trasformazione? Gli uomini sono veramente disposti a cambiare le loro abitudini ed a sovvertire il sistema sociale? Anche se in ballo c'è la salvezza della Terra e la sopravvivenza della specia umana, la risposta non è così automatica. Ancora oggi, la maggioranza della gente se ne frega altamente dei rischi che corriamo pur di continuare a vivere nel guscio protetto in cui sono rinchiusi da tempo, conducendo esistenze votate al mero consumismo. Esistenze vuote, insignificanti e per nulla appaganti inserite in una società imperniata sulle cose anzichè sulle persone.
Inoltre, nulla sembra possibile contro lo strapotere delle grandi aziende, il menefreghismo delle masse, l'inadeguatezza dei leader politici di quasi tutte le nazioni, la crisi climatica forse irreversibile.

Quello che probabilmente manca al testo - e che mi ha spinto a dargli 3 stelline anzichè 4 - è la mancanza di proposte effettivamente realizzabili per mettere in pratica la modalità dell'essere.

Tra i vari passi veramente interessanti, riporto quello relativo alla manipolazione delle menti messa in atto dalla pubblicità:
"Tutti i metodi di lavaggio del cervello usati dalla propaganda politica e dalla pubblicità industriale devono essere messi al bando.
I metodi in questione sono pericolosi, non solo perché ci inducono ad acquistare cose di cui non abbiamo bisogno e che non desideriamo, ma anche perché ci persuadano a scegliere rappresentanti politici di cui non avremmo bisogno e che non desidereremmo se fossimo nel pieno possesso delle nostre facoltà mentali. In realtà, non siamo affatto padroni delle nostre menti, perchè la propaganda da cui siamo bombardati fa ricorso a metodi ipnotici. E, per combattere questo pericolo via via crescente, dobbiamo impedire l'uso di tutte le forme ipnotizzanti di propaganda, sia per quanto riguarda le merci, sia per quanto riguarda i personaggi politici.
I metodi ipnotici cui si fa ricorso nella propaganda commerciale e politica costituiscono un grave pericolo per l'equilibrio mentale, in particolare per il pensiero chiaro e critico e per l'indipendenza emozionale. [...] i metodi di lavaggio del cervello in uso nella nostra società vanno dai suggerimenti subliminali a espedienti semipnotici come la continua ripetizione o la distrazione del pensiero razionale mediante l'appello sessuale. Il bombardamento operato con metodi puramente suggestivi in campo pubblicitario, soprattutto per quanto riguarda gli spot televisivi e simili, è idiotizzante; è un attacco contro la ragione e il senso della realtà, che eprseguita l'individuo ovunque e in ogni momento [...]. L'effetto particolare di questi metodi suggestivi è di creare un'atmosfera di intontimento, in cui è svegli solo a mezzo, si crede e non si crede, si perde il senso della realtà.
Mettere fine all'inquinamento costituito dalla suggestione di massa avrà, sui consumatori, un effetto sconvolgente non molto dissimile dalla sintomatologia dei drogati nella fase di disintossicazione.
" (pg.204-205).

Stelline:

Dettagli
:
"Avere o essere?"
di Erich Fromm
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 1976
Prezzo: 8,40€

mercoledì 22 ottobre 2008

I want more of that... Leo Buscaglia!

Che dire: mi piacciono un sacco i suoi libri e anche lui, Leo Buscaglia, la sua positività, il suo ottimismo, il suo saper ricercare la bellezza della vita e giorne sempre!
Alcuni concetti di "Nati per amare" sono gli stessi che ho trovato in "Vivere, amare, capirsi" (ma non per questo ho trovato noiose le corrispondenze tra i due libri); dei nuovi vengono presentati.

Leggetelo tutto e fate vostri i pensieri ultra-positivi di Buscaglia.
Non fa mai male "abbandonarsi" alla positività e alla gioia di vivere, in un mondo che sembra offrirci solamente odio, indifferenza e disperazione.
Poi, ogni tanto, apritelo a caso e leggete una delle sue tante piccole perle di saggezza. Sapranno confortarvi e infondervi speranza nei momenti difficili oppure vi aiuteranno a continuare a godere delle gioie piccole e grandi della vita.

Ho trovato questo libro (che è sostanzialmente una raccolta di brevi lezioni sulla vita e sull'amore, della lunghezza di una pagina) molto utile per me. Dopo aver trascorso un periodo nero in cui non vedevo più alcun senso in quello che facevo e mi trascinavo ovunque stancamente e svogliatamente, ho ritrovato le energie e la forza di volontà per agire, per sconfiggere l'apatia che mi stava stritolando e che mi stava facendo diventare un'altra persona. Una persona demotivata, disinteressata, spenta. E, acciderboli, io non sono assolutamente così!!!
"Nati per amare" rappresenta un ulteriore sprono per continuare sulla strada della ripresa, per non cadere più nella trappola della frustrazione e dello sconforto e, inoltre, alimentano la mia riflessione sull'amore.

Dedico questo brano tratto dal libro alla persona che amo:

"Le avversità richiedono azione. L'azione sorretta dall'amore porta alle soluzioni.
La forza del nostro amore si rivela nel nostro modo di affrontare i problemi, di gestire le nostre frustazioni. E' facile essere concreti e amabili allorché tutto fila liscio nelle nostre vite.
La nostra vera forza è chiamata in gioco quando la corrente della vita muta all'improvviso e temporaneamente rischia di sopraffarci.

L'amore edifica i migliori tra i superstiti. Ci insegna a non sprecare il tempo domandandoci: 'Perché proprio a me?', ma piuttosto a chiederci: 'Ora che fare?'.
La prima domanda produce solamente conflitti sterili e insensati, mentra la seconda sprona ad agire, senza il fardello dell'autocompatimento e di deplorazioni totalmente incongrue.
Se si ama, raramente le avversità portano alla fine di un rapporto.
Anzi, proprio la forza dell'amore ci aiuta a cambiare e a sopravvivere.
"

Stelline:

Dettagli:
"Nati per amare"
di Leo Buscaglia
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 1992
Pag. 368
Prezzo: 8,80€
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