lunedì 20 febbraio 2012

Cosa tiene accese le stelle


Credo che Cosa tiene accese le stelle sia capace di confortare anche il cuore più disperato e disilluso nei confronti dell'Italia.

So bene cosa significhi studiare sodo per realizzare il proprio sogno nel cassetto e poi, una volta ottenuto quel sudato pezzo di carta, non venire mai presa in considerazione seriamente. Quanti curricula mandati negli anni e quanti silenzi ho dovuto sopportare. Quanti colloqui affrontati con il cuore in gola, quanta fibrillazione nell'attendere la sospirata chiamata... e quante aspettative infrante.
Aggiungiamoci poi un paio di esperienze pagate miseramente e poco appaganti, e il gioco è fatto.

La disillusione mi aveva completamente vinta.
A settembre 2011 ero pronta a fare le valigie, lasciandomi alle spalle questo Paese in cancrena per cercare di realizzare altrove il mio progetto di vita. Destinazione: Londra.

E invece è avvenuto un "miracolo": sono stata scelta da un'agenzia di comunicazione digitale internazionale per svolgere il lavoro a cui tanto aspiravo.
E oggi posso dire di essere felice e di sentirmi gratificata per il mio lavoro.

Forse, allora, c'è una possibilità per tutti? O sono solo una delle poche fortunate?
Non saprei rispondere a questa domanda. So solo che serve moltissima costanza e tantissimo coraggio per andare avanti. E questo libro vi aiuterà a non arrendervi. Deporre le armi e lasciarsi andare alla rassegnazione generale sarebbe molto più facile. Ma non fatelo!
Leggete le note che ho voluto appuntare per poter dare almeno un briciolo di ottimismo a chi si sente con il culo per terra (e anche per rincuorare me stessa nei momenti bui).
«Oggi viviamo tempi cupi, sarebbe ridicolo negarlo: la crisi economica si sta mangiando risparmi e sicurezze costruite in generazioni, il Paese scivola sempre più verso posizioni di irrilevanza, la nostra crescita è risicata e l'offerta di posti di lavoro stentata, ma soprattutto la politica è completamente incapace di alzare lo sguardo, indicare un progetto, proporre una via d'uscita. Viviamo tempi volgari, in cui mal si sopportano le regole, si insulta chi le dovrebbe far rispettare, e dove il principio di responsabilità sembra assolutamente passato di moda.
Ma se tutto questo provoca uno sconforto diffuso e comprensibile, non deve impedirci di vedere cosa abbiamo conquistato nel tempo, cosa siamo e cosa potremmo diventare. Non possiamo lasciarci paralizzare, disorientare e ipnotizzare dal peggio. Per riprendere coraggio, per trovare ossigeno, mi sono rimesso a viaggiare nella memoria. Chi lo fa si sente immediatamente più forte: se ce l'hanno fatta loro, possiamo farcela anche noi.»
Postilla per me: andare a comprare questo libro in libreria e conservarlo gelosamente nello scaffale dei preferiti. E, ovviamente, rileggerlo ogni volta che la frustrazione si fa strada.


Dettagli
"Cosa tiene accese le stelle"
di Mario Calabresi
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 2011
Pag. 130
Prezzo: 17,00€

sabato 18 febbraio 2012

I link della settimana #3


Di corsissima!
Non è un caso se io stravedo per Londra, l'unico amore eterno di cui sarò sempre sicura al 100% (beh, a dire la verità, anche il mio amore per il Giappone è altrettanto incrollabile... sono poligama!). E in questi giorni si è aggiunto un altro motivo per adorarla: l'iniziativa Save our cyclists lanciata dal quotidiano britannico The Times, scoperta grazie a Giuseppe Civati.
Ecco gli 8 punti fondamentali della proposta, riadattati per l'Italia:
  1. Gli autoarticolati che entrano in un centro urbano devono, per legge, essere dotati di sensori, allarmi sonori che segnalino la svolta, specchi supplementari e barre di sicurezza che evitino ai ciclisti di finire sotto le ruote
  2. I 500 incroci più pericolosi del paese devono essere individuati, ripensati e dotati di semafori preferenziali per i ciclisti e di specchi che permettano ai camionisti di vedere eventuali ciclisti presenti sul lato
  3. Dovrà essere condotta un’indagine nazionale per determinare quante persone vanno in bicicletta in Italia e quanti ciclisti vengono uccisi o feriti
  4. Il 2% del budget dell’Anas dovrà essere destinato alla creazione di piste ciclabili di nuova generazione
  5. La formazione di ciclisti e autisti deve essere migliorata e la sicurezza dei ciclisti deve diventare una parte fondamentale dei test di guida
  6. 30 km/h deve essere il limite di velocità massima nelle aree residenziali sprovviste di piste ciclabili
  7. I privati devono essere invitati a sponsorizzare la creazione di piste ciclabili e superstrade ciclabili prendendo ad esempio lo schema di noleggio bici londinese sponsorizzato dalla Barclays
  8. Ogni città deve nominare un commissario alla ciclabilità per promuovere le riforme.  
Salviamo i ciclisti anche in Italia?
Qualche amministratore italiano vuole impegnarsi a diffondere un po' di cultura su due ruote?
Per discuterne più a fondo si può diventare fan della fanpage dedicata oppure mandare un cinguettio con l'hashtag #salvaiciclisti.

Frequentando ogni giorno le stazioni dei treni, sono costretta a sorbirmi quegli inutili televisori che sparano no-stop la loro altrettanta inutile pubblicità. Mesi fa ero esasperata dallo spot di un profumo di Laura Biagiotti con il ragazzo che urlava "Veneziaaaa!" (ebbasta, ricorrirla 'sta Venezia invece di startene affacciato al balcone!).
In questi giorni, invece, sto facendo indigestione del commercial della Sisal con quel branco di italioti sorridenti che si affidano alla schedina per costruire il loro futuro. Ritratto di "un'Italia immobile, senza soldi e senza speranze" come fa notare Giovanna Cosenza.

E per concludere: quanta bellezza non notiamo durante le nostre frenetiche giornate, mentre corriamo indaffarati con un diavolo per capello?
Scoprite cos'è successo a Washington dove un famoso violinista di fama internazionale (per il quale di norma si spendono tanti tanti bigliettoni) ha tenuto un concerto gratuito a beneficio dei frequentatori di una stazione della metropolitana...

sabato 11 febbraio 2012

I link della settimana #2



Ma che brava! Ho già saltato un appuntamento con la mia rubrica appena inaugurata...

Rimedio subito!

Questa settimana vi segnalo Potere, l'editoriale comparso sull'Internazionale n°934 della scorsa settimana. Giovanni De Mauro parla di come Steve Jobs fosse un personaggio controverso e di come la Apple sia finita a far produrre i suoi iPhone e iPad in Cina. Questo editoriale è il preludio di un'inchiesta interessante pubblicata sul New York Times, "I costi umani di un iPad", dove la Apple viene ritratta in modo poco lusinghiero: sembra infatti che la più potente azienda di hi-tech del mondo se ne freghi della condotta dei suoi fornitori in Cina nei confronti degli operai.
Cosa possiamo fare noi? Semplicemente informarci il più possibile e, in base alle nostre conoscenze, fare decisioni d'acquisto oculate. 
"In realtà anche noi, i cosiddetti consumatori, abbiamo un grande potere: quello di scegliere cosa comprare. Ma per poterlo esercitare dobbiamo essere informati. Dobbiamo sapere che dietro ogni telefono, ogni computer, ogni televisore che entra nelle nostre case c’è anche una storia di sofferenze e di sfruttamento. Non sempre, ma più spesso di quanto immaginiamo."

Il 13 febbraio è la Giornata della bellezza sostenibile dedicata ad aumentare la consapevolezza della gente sul rapporto tra prodotti cosmetici e ambiente.
Per tutta la giornata molti saloni di bellezza (centri estetici, di massaggi, parrucchieri) saranno aperti per offrire taglio, piega e trattamenti alla pelle in cambio di un contributo volontario da parte del cliente che sarà interamente devoluto al progetto Impatto Zero® di LifeGate.
Parteciperete? 
E come vi prendete solitamente cura di voi stessi? Siete attenti a cosa vi spalmate addosso oppure ve ne fregate altamente di quello che finisce sulla vostra pelle e negli scarichi?

Infine non perdete la puntata di Presa Diretta di domani, domenica 12 febbraio 2012: si parla di cemento (nel video potete vedere lo spot).
Molto spazio alle incessanti colate di cemento che stanno sommergendo Milano, la città dove lavoro, e in generale tutta la Lombardia, la mia Regione.
So già che questa visione mi renderà molto depressa... 


Buon weekend!

venerdì 3 febbraio 2012

L'inferno di Treblinkla


79 pagine nell'agghiacciante inferno di Treblinka, uno dei tanti campi di concentramenti nazisti. Probabilmente uno dei più mostruosi dove "essere condannati a vivere era molto peggio che essere condannati a morire". Già il nome fa venire i brividi e incute paura. Ma quello che racconta Vasilij Grossman va oltre il concetto di orrore e malvagità.

Qui ebrei, prigionieri politici e zingari vennero deportati con l'inganno, senza alcuna idea della loro triste destinazione.
L'inganno continuava anche al loro arrivo al campo per poi frantumarsi in mille pezzi una volta superato il cancello d'ingresso. Certo non mancavano strani segnali appena scesi alla finta stazione di Treblinka, costruita appositamente dai nazisti per reggere il teatrino: sul piazzale d'arrivo rimanevano a volte giocattoli, pettini e abiti della tradotta precedente; e poi, perché le SS non riuscivano a trattenere dei sorrisetti beffardi?
E tuttavia, queste persone dal destino ormai irrimediabilmente segnato come potevano immaginare fino a che punto si era spinta la malvagità umana?

Senza via di scampo e senza il tempo per realizzare quanto stava accadendo, i prigionieri venivano spinti verso la loro morte: all'interno del campo numero 2 aveva così inizio il processo "per annientare la psiche delle vittime, espressione di una crudeltà priva di logica che annichiliva la coscienza e la volontà."
In poche ore tutti venivano privati dei loro averi, spogliati, rasati a zero, derisi, picchiati, attaccati da pastori tedeschi addestrati a strappare a morsi i genitali, stipati in spazi minuscoli, gasati e buttati in enormi fossi comuni.
Fa gelare il sangue il racconto di come bambini vivi venivano buttati tra le fiamme altissime dei forni o dei ventri delle donne incinte che scoppiavano per l'eccessivo calore.
Fa scuotere la testa increduli sapere della violenza gratuita verso alcuni bambini che, incolonnati verso le camere a gas con genitori, parenti e amici, venivano afferrati da una folle SS e sbattuti con violenza a terra per far spezzare loro la colonna vertebrale.

Nonostante tutti gli orrori raccontati, Grossman riesce comunque a trovare un modo per riscattare la memoria dei milioni di vittime della follia nazista:
Dopo aver tolto a quella gente la casa e la vita, l'hitlerismo avrebbe voluto cancellare anche i loro nomi dalla memoria del mondo. Ma tutte quelle persone, tutti coloro che hanno lasciato questa vita conserveranno in eterno il migliore dei nomi, un nome che la banditaglia dei vari Hitler-Himmler non è riuscita a calpestare: erano uomini. E nei loro epitaffi la storia scriverà: "Qui riposa un essere umano!".
E infine un pensiero su cui è doveroso riflettere:
Che cosa bisogna fare affinché il nazismo, il fascismo, l'hitlerismo non abbiano a risorgere né al di qua né al di là dell'oceano, mai e poi mai, in secula seculorum? L'idea imperialistica dell'eccellenza di una nazione, di una razza o di chissà che cos'altro ha avuto come conseguenza logica la costruzione da parte dei nazisti di Majdanek, Sobibor, Belzec, Auschwitz, Treblinka. Dobbiamo tenere a mente che di questa guerra il razzismo, il nazismo non serberanno soltanto l'amarezza della sconfitta, ma anche il ricordo fascinoso di quanto sia facile uno sterminio di massa.

Dettagli
"L'inferno di Treblinka"
di Vasilij Grossman
Editore: Adelphi
Data di pubblicazione: 1944
Pag. 79
Prezzo: 6,00€
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