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giovedì 21 marzo 2013

Mi fido di te... ma anche no!


Sarà che, da quando ho finito di leggere questa storia, ho una strana sensazione di nausea, sto persino limitando gli acquisti di alimenti fuori casa perché temo che dietro quella panettiera o in quel supermercato si nasconda un Gigi Vianello

Come se non bastasse, appena chiuso il libro, ho cominciato a vedere spuntare una miriade di casi legati alla sofisticazione alimentare: carne equina in ravioli e tortellini Buitoni; batteri fecali nelle torte IKEA; croissant in cattivo stato di conservazione, insudiciati e coperti da escrementi di topo di un'industria dolciaria di Benevento; salsicce ripiene di salmonella vendute in una macelleria di Quinto Vicentino.
Insomma, tanta merda (oppure il signor Vianello la classificherebbe persino come merdaccia?!).

E allora il pollo farcito di cloranfenicolo di produzione cinese (un antibiotico che salvaguarda il pollaio dalle malattie ma che è cancerogeno per l'uomo) e l'aroma di idrocarburo spacciato come tartufo bianco raccontati in "Mi fido di te" non sono solo fantasie; e di Gigi Vianello è pieno lo stivale.
“Il cibo industrializzato punta a sostituire gli alimenti freschi, ricchi di sostanze nutrienti vitali come vitamine, minerali e acidi grassi, con grandi quantità di grassi idrogenati, zuccheri e sali. E sai perché? [...] Per guadagnare montagne di quattrini. Lo sai quanto spendono ogni anno le grandi industrie in additivi chimici per cambiare colore, consistenza, sapore e durata ai loro prodotti? [...] Oltre 20 miliardi di dollari. La qualità del cibo generalmente è scadente, altrimenti non si guadagna”.  
Ma di cosa mi stupisco, poi?
Come se non sapessi già da prima che siamo circondati da persone arroganti, indifferenti, senza scrupoli e senza coscienza.
Individui che riescono sempre a cavarsela, in qualsiasi situazione, grazie alla loro parlantina fluente, alla battuta nel momento giusto e alla loro grande abilità nel fottere il prossimo.

Personaggi che si meritano di essere conciati per le feste, no? Un po' come accade al nostro Gigi Vianello. 
Anche se, ad essere sincera, speravo per lui una fine ben peggiore.

Stelline: 4

Dettagli
"Mi fido di te"
di Francesco Abate e Massimo Carlotto
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: 2007
Pg. 175
Prezzo: 14,00€

lunedì 20 febbraio 2012

Cosa tiene accese le stelle


Credo che Cosa tiene accese le stelle sia capace di confortare anche il cuore più disperato e disilluso nei confronti dell'Italia.

So bene cosa significhi studiare sodo per realizzare il proprio sogno nel cassetto e poi, una volta ottenuto quel sudato pezzo di carta, non venire mai presa in considerazione seriamente. Quanti curricula mandati negli anni e quanti silenzi ho dovuto sopportare. Quanti colloqui affrontati con il cuore in gola, quanta fibrillazione nell'attendere la sospirata chiamata... e quante aspettative infrante.
Aggiungiamoci poi un paio di esperienze pagate miseramente e poco appaganti, e il gioco è fatto.

La disillusione mi aveva completamente vinta.
A settembre 2011 ero pronta a fare le valigie, lasciandomi alle spalle questo Paese in cancrena per cercare di realizzare altrove il mio progetto di vita. Destinazione: Londra.

E invece è avvenuto un "miracolo": sono stata scelta da un'agenzia di comunicazione digitale internazionale per svolgere il lavoro a cui tanto aspiravo.
E oggi posso dire di essere felice e di sentirmi gratificata per il mio lavoro.

Forse, allora, c'è una possibilità per tutti? O sono solo una delle poche fortunate?
Non saprei rispondere a questa domanda. So solo che serve moltissima costanza e tantissimo coraggio per andare avanti. E questo libro vi aiuterà a non arrendervi. Deporre le armi e lasciarsi andare alla rassegnazione generale sarebbe molto più facile. Ma non fatelo!
Leggete le note che ho voluto appuntare per poter dare almeno un briciolo di ottimismo a chi si sente con il culo per terra (e anche per rincuorare me stessa nei momenti bui).
«Oggi viviamo tempi cupi, sarebbe ridicolo negarlo: la crisi economica si sta mangiando risparmi e sicurezze costruite in generazioni, il Paese scivola sempre più verso posizioni di irrilevanza, la nostra crescita è risicata e l'offerta di posti di lavoro stentata, ma soprattutto la politica è completamente incapace di alzare lo sguardo, indicare un progetto, proporre una via d'uscita. Viviamo tempi volgari, in cui mal si sopportano le regole, si insulta chi le dovrebbe far rispettare, e dove il principio di responsabilità sembra assolutamente passato di moda.
Ma se tutto questo provoca uno sconforto diffuso e comprensibile, non deve impedirci di vedere cosa abbiamo conquistato nel tempo, cosa siamo e cosa potremmo diventare. Non possiamo lasciarci paralizzare, disorientare e ipnotizzare dal peggio. Per riprendere coraggio, per trovare ossigeno, mi sono rimesso a viaggiare nella memoria. Chi lo fa si sente immediatamente più forte: se ce l'hanno fatta loro, possiamo farcela anche noi.»
Postilla per me: andare a comprare questo libro in libreria e conservarlo gelosamente nello scaffale dei preferiti. E, ovviamente, rileggerlo ogni volta che la frustrazione si fa strada.


Dettagli
"Cosa tiene accese le stelle"
di Mario Calabresi
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 2011
Pag. 130
Prezzo: 17,00€

mercoledì 19 ottobre 2011

La ciociara di Alberto Moravia




"Il romanzo è una cronaca della guerra, un libro sugli orrori della guerra", ispirato alla drammatica storia vissuta da Moravia stesso ed Elsa Morante — all'epoca sua compagna — durante la seconda guerra mondiale.

La storia scorre molto bene, tranne nella parte in cui viene raccontato il periodo trascorso da Cesira ("bella dentro e fuori, nella sua schiettezza e aggressività di contadina inurbata") e da Rosetta a Fondi; devo ammettere che è stato difficile da superarla al punto di considerare l'ipotesi di non proseguire con la lettura. Pensandoci a posteriori ipotizzo che Moravia abbia voluto renderla così pesante per esprimere, anche con lo stile, il trascorrere lento di quei 9 mesi trascorsi sui monti laziali, vissuti da lui in prima persona. 9 mesi trascorsi sempre nello stesso modo: temendo nei rastrellamenti dei nazisti, pregando perché le bombe cadessero lontano, lamentandosi della mancanza di cibo fino all'esasperazione, facendo continue supposizioni sull'arrivo degli inglesi salvatori ma che mai sembravano arrivare.

Nel 1944 arriva la tanto anelata liberazione con il suo carico di aspettative e di speranze per un futuro roseo e positivo, anche se da ricostruire.
Purtroppo per Cesira e la sua deliziosa figliola il ritorno alla libertà si tinge con gli oscuri colori della tragedia. Le loro vite, infatti, vengono sconvolte da un sopruso ingiusto: uno stupro ai danni della dolce Rosetta, avvenuto in una chiesa per mano di soldati francesi. Da quel giorno la ragazza si lascia cadere in un degenerante vortice di vizi, dissolutezza e lussuria, trasformandosi in una persona diversa che abbiamo imparato a conoscere attraverso le parole dell'autore. Anche la povera madre non riconosce più quell'angelo di figlia diventato un provocante diavolo corrotto e non sa più cosa fare per riavere la Rosetta di un tempo.

Ma poi, quando la rassegnazione sembra ormai aver preso il sopravvento, ecco che accade qualcosa che cambia il corso della storia e permette a Cesira di buttarsi finalmente gli orrori della guerra alle spalle e tornare a guardare con fiducia al domani.

E a proposito di fiducia nel futuro: anch'io, come Cesira, posso dire di essere ritornata ad averla. Perché? Andate a dare un'occhiata al mio profilo LinkedIn e lo capirete.

venerdì 8 gennaio 2010

L'ultima lacrima


Aggiornamento veloceveloce del blog, con un mini-commento all'ultimo libro che ho finito stanotte all'una! Nonostante la palpebra calante, non riuscivo a staccarmene e a posarlo sul comodino!
Si tratta di L'ultima lacrima di Stefano Benni, un assemblaggio di divertenti e dissacranti racconti che, nonostante risalgano al 1994, sono di sconcertante attualità.
C'è da chiedersi se Benni sia un tale genio da aver colto con un certo anticipo i grandi problemi che ammorbano oggi l'Italia (ad esempio, la divinità rappresentata dalla televisione, padrona delle vite di molti italiani, parassiti inermi - proprio come in copertina! - di fronte alle scemenze che ogni giorno il tubo catodico o, più probabilmente, l'ultimo medello ultra-piatto digitale ci propina; una classe politica marcia e un capo del governo arrogante che pensa di poter diventare padrone di tutto e di tutti solamente sventolando mazzi di bigliettoni...) oppure se la nostra società non sia evoluta di un passo da allora e stia annaspando da anni nell'oceano dei suoi numerosi guai, senza scorgere una via d'uscita.
Il tutto è descritto, come sempre, attraverso una mirabile prosa e con uno stile e una padronanza di lessico veramente invidiabili.

Un graditissimo regalo per il mio compleanno. Un libro che desideravo da tempo, scritto da uno dei miei autori preferiti, il mitico Stefano Benni. Grazie a Orma! :)

Stelline: 5

Dettagli:
"L'ultima lacrima"
di Stefano Benni
Editore: Feltrinelli
Anno: 1994
Pag. 176
Prezzo: 6,50€

lunedì 6 luglio 2009

Dottor Niù – Ritratto della società degli anni 2000


Non è un libro che ho letto recentemente, ma che è tra i miei preferiti.

Si tratta di una raccolta di articoli su svariate tematiche attuali, scritti in modo satirico, divertente e pungente da Stefano Benni (io adoro questo scrittore!) per il quotidiano “La Repubblica” e suddivisi in stagioni.

INVERNO:

  • Il dottor Niù” è il personaggio del racconto che dà il nome al libro. Egli impersona la tendenza moderna alla novità costante, la corsa frenetica e spesso insensata che spinge molta gente ad accaparrarsi i prodotti più moderni e tecnologici, gettando nel bidone della spazzattura il telefonino o il computer comprati magari due mesi prima. “Ma se tutto deve essere nuovo, obietto, come mai il presidente degli Stati Uniti sembra il nonno di suo padre? E come mai in Italia da vent’anni conserviamo in una salamoia di fard un miliardario pataccaro che propone sempre la stessa televendita?“.
  • Caro Agnelli ti scrivo“: che la pubblicità sia ingannevole è risaputo. Ma spesso oltrepassa i limiti, prendendo per il culo noi consumatori. Piccolo esempio: perché negli spot automobilistici si vedono solo automobili che scorrazzano lungo strade deserte, che si snodano attraverso paesaggi mozzafiato e i guidatori non incontrano mai code, incidenti o difficoltà nel trovare un parcheggio?
  • La favola della fine del mondo“: un padre racconta al proprio figliolo la storia degli uomini del 2000. Uomini strani che, sebbene vivessero in un’emergenza costante, se ne fregavano dei problemi reali e preferivano dare nuovi nomi a cose terribili per renderle meno spaventose o per giustificarle (”le guerre erano intelligenti, i mercanti d’armi si chiamavano esportatori di tecnologia bellica“).
  • I mostri della notte di Natale“: il mondo è in pericolo, ma questo non impedisce ai suoi abitanti di gettarsi a capofitto nei centri commerciali e nei negozi alla ricerca del regalo di Natale perfetto. Esilarante la descrizione dei donatori natalizi, in particolare quella del gastronomo. ;)
  • Natale a Monte Candido“: esiste ancora un luogo sulla Terra “incontaminato, non ferito dall’arroganza dei media e dell’affarismo” e dove poter vivere un Natale secondo i tradizionali e puri valori di un tempo?
  • Capodanno“: Benni individua diversi tipi di eroi del Capodanno; da spanciarsi dalle risate.
  • I calendari“: l’annoso dilemma che si presenta all’inizio di un anno nuovo e che mette in crisi l’italiano medio è: quale calendario Vip appenderò sui muri della mia camera per i prossimi 365 giorni?
  • Rainer Tim, esploratore“: diario di un viaggio da Milano a Bari. Quante peripezie ed inconvenienti deve affrontare Rainer Tim sulle strade e sulle autostrade italiane, sulla rete ferroviaria e sugli aeroplani Alitalia.

Questo è solo un piccolo assaggio; per le altre stagioni, cercate di reperire il libro.
Ne vale la pena!

Stelline: 5

Dettagli:
"Dottor Niù"
di Stefano Benni
Editore: Feltrinelli
Anno: 2007
Pag. 155

venerdì 27 febbraio 2009

La guerra è un'ossessione dei vecchi che mandano i giovani a combatterla


Buongiorno!
Oggi posto il commento all'ultimo libro della sfida dei ragazzi innamorati, terminata il 14 febbraio.
Sfida dedicata a Marco, per il quale ho letto:

M - Messaggi dai maestri (Brian L. Weiss)
A - Avere o essere? (Erich Fromm
R - Ragione e sentimento (Jane Austen) 
- Conoscersi, accettarsi, migliorarsi(Omar Falworth)
- Omero, Iliade (Alessandro Baricco)
Fortunatamente nessuno dei libri scelti si è rivelato noioso, anzi tutti mi hanno regalato dei piacevoli momenti di lettura.
L'ultimo è stato proprio Omero, Iliade.


Finalmente conosco a grandi linee in cosa consista l'Iliade di Omero.
Non ho mai letto il testo originale, ma ovviamente ne ho sentito parlare spesso, senza riuscire a farmi un'idea - anche vaghissima - della storia né dei personaggi. L'unica cosa che sapevo con certezza ancora prima di leggere la prosa di Baricco era che la guerra tra Troiani e Achei è stata scatenata dal rapimento della bella Elena; ma, su tutto il resto regnava il vuoto assoluto.
Ora, invece, so finalmente orientarmi tra il dedalo di personaggi che popolano questo poema epico greco e capire - anche solo in parte - la fitta rete di relazioni che li legano: da una parte gli Achei che da ben nove anni assediano Troia, capeggiati dal re Agamennone e guidati da valorosi guerrieri come Menelao (fratello del sovrano, che brucia dal desiderio di vendicarsi di Paride, l'uomo che gli ha rubato la sposa), Ulisse, Achille, Diomede. Dall'altra, tra tutti, spiccano Ettore, Paride ed Enea. 

Tra battaglie estenuanti, vere e proprie ecatombi, possibili patti e compromessi che più volte illudono i guerrieri e feroci combattimenti a due, ormai le ostilità tra i due popoli si protraggono da quasi un decennio.
Più di una volta sembra che la guerra sia vicina alla fine, a favore prima di un popolo e poi dell'altro. Come quando i Troiani, trascinati dal superbo Ettore che, terribile, infuria come posseduto da una rabbia brutale e cieca, costringono gli avversari ad asserragliarsi entro le proprie mura. 

In realtà questa guerra infinita termina solo grazie all'ingegnoso Ulisse che convince i suoi amici a seguire il suo piano: gli Achei fingono di rinunciare alla conquista della città e di salpare per far ritorno verso la loro patria, lasciando sulla spiaggia un gigantesco cavallo di legno, dentro cui si nascondono alcuni valorosi guerrieri, tra cui lo stesso Ulisse. I troiani, pieni di speranza e di gioia per la fuga degli avversari, portano il cavallo in città come monumento alla guerra vinta. 
Di notte, gli Achei escono dal cavallo, aprono le porte della città ai propri compagni (che in realtà non si erano affatto allontanati) e iniziano la mattanza, decretando così la fine di Troia.

Come fa notare Baricco stesso nella sua postilla finale, tra quelle battaglie avvenute millenni fa e la nostra epoca non è cambiato nulla: questi sono tuttora anni di barbarie. Battaglie, assassinii, violenze, torture, decapitazioni, tradimenti. Eroismi, armi, piani strategici, volontari e ultimatum contraddistinguono la nostra realtà quotidiana, oggi come allora. 

La guerra continua ad esercitare il suo fascino sull'umanità, una bellezza infernale in quanto sembrerebbe essere l'unica possibilità per cambiare il proprio destino, per trovare la verità di se stessi, per assurgere a un'alta consapevolezza etica. Baricco, quindi, suggerisce di impegnarsi a ricercare un'altra bellezza, in sostituzione di quella indiscutibile, ma deleteria della guerra.
Questa dovrebbe essere la vera strada del pacifismo:
Dare un senso, forte alle cose senza doverle portare sotto la luce, accecante, della morte. Poter cambiare il proprio destino senza doversi impossessare di quello di un altro [...] senza dover ricorrere alla violenza; [...] incontrare se stessi nell'intensità di luoghi e momenti che non siano una trincea; conoscere l'emozione, anche la più vertiginosa, senza dover ricorrere al doping della guerra o al metadone delle piccole violenze quotidiane.
[...]
Oggi la pace è poco più che una convenienza politica: non è certo un sistema di pensiero e un modo di sentire veramente diffusi. Si considera la guerra un male da evitare, certo, ma si è ben lontani da considerarla un male assoluto: alla prima occasione, foderata di begli ideali, scendere in battaglia ridiventa velocemente un'opzione realizzabile. 
Stelline3

Dettagli
"Omero, Iliade"
di Alessandro Baricco
Editore: Feltrinelli
Data di pubblicazione: 2004
Pag. 163

sabato 17 gennaio 2009

Tre volte invano

"Tre volte invano"
di Emiliano Poddi

Per fortuna che cAte mi ha fatto scoprire questo bel romanzo sul basket... Non avrei potuto assolutamente perdermelo, da giocatrice di basket dalla tenera età di 6 anni.
E, secondo me, tutti quelli che riescono a capire e a sentire come intimamente proprie le sensazioni espresse dalla quarta copertina ["Era un rettangolo abitato da un'umanità che aveva una voglia disperata di fare canestro, strusciarsi contro altri corpi e fregarti non appena giravi le spalle."], non dovrebbero farsi sfuggire questo libro.

Tre volte invano è la storia di Emiliano, grande appassionato di pallacanestro, che da semplice virgola riesce a diventare.
Diventare "nel senso di essere vento", di trasformarsi "in qualcuno o forse meglio in qualcosa di invisibile se non per i suoi effetti: avversari abbattuti dallo spostamento d'aria, retìne gonfie di palloni e un nuovo numero rosso sul tabellone luminoso."
Purtroppo, durante un'importante partita, forse la partita della sua vita, Emiliano si infortuna gravemente e, insieme al suo ginocchio, va in frantumi anche il suo sogno romantico di cestista professionista. Da quel momento, niente sarà più come prima e tutti i tentativi di ritornare allo status quo si riveleranno vani.

Un doverso grazie a cAte che, prestandomi questo libro, mi ha regalato una bella lettura sulla nostra comune passione, il basket.
A domani oh mio capitano, che dobbiamo cercare di diventare se vogliamo mantenerci saldamente ancorate al nostro secondo posto! ;)
Beso dall'ala Leo#4

Stelline:

Dettagli:
"Tre volte invano"
di Emiliano Poddi
Editore: Instar Libri
Data di pubblicazione: 2007
Pag. 174
Prezzo: 13,50€

martedì 13 gennaio 2009

Le avventure di un'anatra e di un lupo

Ecco due stralci significativi di due libri di Paola Mastrocola: "Che animale sei?" e "E se covano i lupi".
Si accorse che la sua vita era stata una serie di non. Non aveva nulla, e non era nulla. 
Quando finalmente acquisì questa certezza, divenne nessuno. Cioè qualcuno non si sa bene cosa. Si tolse il pensiero di essere qualcosa di specifico e fu semplicemente qualcosa di indefinito: nessuno.
Che poi sarebbe quel che saremmo tutti quanti, se solo vivessimo in un mondo di talpe: se la gente non ci vedesse, noi potremmo felicemente non essere un bel niente e non stare neanche tanto a chiedercelo, che cosa siamo o non siamo. Bisognerebbe solo che la gente tenesse gli occhi chiusi. O che tutti quanti vivessimo nel mondo delle talpe. Semplice! Questo pensiero di non essere nessuno, la tranquilizzò non poco. Le diede un grande senso di pace e di liberazione: cominciò ad andare per strada volando a un metro da terra. Cosa che la permise di accorgersi di avere le ali. Cosa di cui, presa dall'ansia di essere qualcuno, non si era mai accorta.

Stelline: 3
 
Dettagli "Che animale sei?"
di Paola Mastrocola
Editore: Guanda
Data di pubblicazione: 2005
Pag. 189
Prezzo: 12€









L'attesa è quando aspetti che torni quel che hai perso; e ti sembra che, se non torna, la vita non avrà più senso.
In un mondo dove nessuna sa più cos'è l'attesa. Dove tutto è immediatamente a portata di mano, basta premere un tasto, accendere un computer, mandare un SMS, prendere un aereo, cliccare su un sito...
Fuori da questo coro, un lupo e un'anatra, marito e moglie, sperimentano l'attesa e riflettono sull'attesa.
L'attesa della nascita dei loro tre figli, aiutando inconsapevolmente il mondo ad acquisire la capacità di aspettare. Anche se loro partono avvantaggiati. Un timer per sapere quando l'attesa finisce farebbe comodo anche a me.





Stelline: 3

Dettagli

"E se covano i lupi"
di Paola Mastrocola
Editore: Guanda
Data di pubblicazione: 2008
Pag. 217
Prezzo: 15€

lunedì 12 gennaio 2009

Entrambi caduti verso l'alto


Si, sono stata molto assente. Solo che ci sono stati molti cambiamenti (per esempio, ho abbandonato Milano per ritornare all'Università di Bergamo) e, poi, gli ultimi mesi del 2008 sono stati disastrosi e penosi per me. Per cui, non avevo la minima voglia di mettermi a scrivere sul mio blog. 
Ma sono ancora viva e vegeta e oggi vi vorrei proporre la recensione di Un posto nel mondo di Fabio Volo.

Ancora una volta i pensieri espressi in un libro di Fabio Volo fanno eco alla mia voce interiore. Com'è possibile?! Rimango sempre basita da questa esatta corrispondenza e da come io possa rispecchiarmi perfettamente nei suoi protagonisti (aiuto, si vede che sono proprio alla frutta!).
In questo commento ho deciso di trascrivere i punti più significativi per me e che costituiscono le tappe di un meraviglioso percorso.
Io e Francesca abbiamo anche rischiato di perderci. Nel senso che da quando ci siamo incontrati a oggi, che stiamo diventando genitori, ci siamo lasciati. C'è chi dice che non bisogna tornare con gli ex perchè la minestra riscaldata non è buona... Beh, non hanno mai assaggiato Francesca. A parte il fatto che a me il cibo riscaldato piace da matti. La pasta al forno, la polenta, il minestrone, persino la pizza... sarà questione di gusti. La prima volta che ci siamo frequentati non eravamo in grado di amarci. Eravamo come due persone che hanno tra le mani lo strumento che amano, ma non lo sanno usare. Poi abbiamo imparato.
Non ci eravamo allontanati in quei mesi. Era come se andando via in realtà avessi preso la rincorsa per tornare più vicino.
Di innamorarsi sono capaci tutti, e a tutti può accadere. Amare una persona è un'altra cosa. Quello l'ho dovuto imparare.
Quanto è vera questa cosa!
L'amore s'impara (Leo Buscaglia docet)!


La prima cosa che due persone si offrono stando insieme dovrebbe essere un sentimento d'amore verso se stessi. Se non ti ami tu, perchè dovrei amarti io? E poi amando se stessi si dà molta importanza alla persona con cui si decide di vivere un'intimità. Vuol dire avere una grande considerazione di quella persona.
Ho compreso che potevo realizzare le cose che volevo, ho imparato ad avere rispetto per la mia persona, a capire che avevo un valore.
Questo punto è veramente essenziale e, solo a posteriori, ho capito la sua importanza.
Io sono sempre stata una ragazza con una stima per se stessa sotto i piedi.
E solo dopo troppo tempo, affrontando le mie angosce, le mie paure e i miei problemi, ho capito quanto la mia mancanza di fiducia e di rispetto in me stessa fosse deleteria non solo per me.
Ma ora basta! Ora sono consapevole del mio valore e non voglio più svalutarmi senza motivo. Non voglio più falmi scalfire dai giudizi esterni. E devo ammettere, con piacere e una certa soddisfazione, che diversi passi per il miglioramento di questo lato del mio carattere sono già stati fatti!
L'altra metà da trovare [...] sei sempre tu. E' l'altra metà di te, la parte sconosciuta alla quale devi dare vita, per poterti finalmente incontrare. Per sempre. Questa è la vera unione in grado di liberarci da quel sentimento di solitudine che avvertiamo anche quando stiamo con qualcuno. Allora, poi non c'è niente di più bello che condividere con una persona la propria vita.

Quindi carina la storia, in questo momento particolare della mia vita mi ha dato conforto, ma non posso far finta di niente sullo stile di scrittura di Volo (pare quello di uno scolaretto delle elementari).

Stelline: 3

Dettagli

"Un posto nel mondo"
di Fabio Volo
Editore: Mondadori (collana Oscar bestsellers)
Data di pubblicazione: 2006
Pag. 246
Prezzo: 11€

martedì 19 agosto 2008

È una vita che ti aspetto

Ho appena finito di vedere Sotto il sole della Toscana, film di Audrey Wells del 2004.
Speravo sinceramente di vedere più riprese dei fantastici paesaggi collinari che la Toscana sa regalare e di cui mi sono innamorata anni fa grazie a Io ballo da sola di Bertolucci.
Purtroppo non è andata così: solo qualche breve scorcio del Duomo di Firenze, qualche paesello dell'interno toscano, Roma e Positano. Speravo in qualche cosa di più, anche in vista del mio prossimo viaggio in Toscana. Già, perché la settimana prossima parto per la provincia di Arezzo dove soggiornerò in un isolato agriturismo vegetariano, immerso tra le colline e la natura. *_*
Interessante però la ricostruzione e la sistemazione dell'antica villa Bramasole che da cadente rovina si trasforma in un'accogliente e rustica dimora di campagna. Anche se la cascina di Gaiole in Chianti (Siena) dei coniugi Grayson che ospita una folta schiera di artisti ed esteti, tra cui Lucy Armon, rimane impareggiabile.
Certo i luoghi comuni e le solite banalità sull'Italia e i suoi abitanti non possono ovviamente mancare in questo Under the Tuscan sun; tuttavia la storia di Frances riesce a comunicare qualche messaggio importante sulla vita, regalandomi un po' di speranza e gioia.

Ora passo invece al libro che ho finito di leggere stasera, prima dell'inizio del film.


È una vita che ti aspetto di Fabio Volo

"Quella sera era un axolotl che aveva deciso di uscire dall'acqua e di iniziare la metamorfosi... iniziare a crescere. [...] quella sera nell'aria c'era una consapevolezza nuova. Una sensazione diversa. C'era davvero una presa di coscienza. Quella sera respiravo profondamente i miei pensieri e le mie emozioni." (pg. 47-48)
Questa metafora mi ha colpito tantissimo e mi piace: originale, stramba, ma va dritta al sodo. Certo prima di afferrarla, bisogna informarsi per scoprire cosa sia un axolotl. Vi risparmio la fatica della ricerca sul dizionario o su Internet: si tratta di un anfibio a rischio estinzione che, oltre ad essere in grado di rigenerare parti del proprio corpo, riesce anche a decidere se diventare adulto o rimanere girino.
Il bizzarro paragone rispecchia fedelmente il mio stato d'animo.
Come Francesco, anch'io, di recente, ho staccato la spina dal mondo per riflettere su me stessa e capire perché, in alcuni momenti della mia vita, non mi sentivo felice ed ero presa da struggenti dubbi ed ansie. "Era arrivato veramente il momento di analizzarsi un po'. [...] di ascoltarsi, di porgere l'orecchio a quella voce. Di farsi delle domande, di provare a trovare delle risposte. <<È finito il tempo di aspettare Godot>> mi aveva anche detto. Dovevo in qualche modo agire. Agire sulla mia vita." (pg. 30).

Francesco, all'età di trent'anni, si rende conto di essere sfuggito fino a quel momento alla vita, di essersi concentrato troppo sul male, sul peggio, non assaporando pienamente i momenti felici e consumando tutto di fretta. Stanco di questo suo modo di esistere, decide di frenare e prendere del tempo solo per se stesso. "Affrontavo le mie paure, i miei dubbi, le mie ansie. Entravo nella grotta dove c'erano i miei mostri, i miei fantasmi e li sfidavo. Cominciavo a conoscermi e a capire molte cose." (pg. 82).
Cavoli, leggere queste parole mi ha fatto rimanere di sasso: ritraggono alla perfezione quanto ho fatto io dalla fine di questa primavera. Non avrei potuto trovare parole migliori per esternare questo percorso così personale e interiore che ho intrapreso. Queste sono efficacissime e calzano a pennello, anche se la ricerca di me stessa mirava a capire chi fossi veramente e cosa desiderassi nella vita. Ma pur sempre di ricerca di se stessi si tratta!

Una volta scovato il malessere che in parte dipendeva da lui stesso, Francesco ha smesso di lamentarsi per passare all'azione e apportare dei cambiamenti nella sua vita.
E ancora una volta, lasciatemelo dire, mi sono immedesimata molto con il protagonista: anch'io mi sono resa conto che dovevo agire e così ho fatto. Basta rimandare o sperare che tutto si risolvesse da sé, come avevo fatto erroneamente in passato. No. Ho affrontato la questione di petto (non senza dolore e sofferenza), ma questo mi è sicuramente servito perché finalmente ho capito chi sono, cosa voglio e in che direzione voglio andare. Come lui, volevo gridare al mondo le cose che avevo scoperto di me. Ma forse non esistono parole sufficienti a dare un'idea di questa consapevolezza: "Sono cose che puoi capire solo vivendole".
Posso solo dire che, anche per me, l'incontro decisivo con me stessa mi ha veramente cambiato, guarendomi dalle mie ansie e dalle mie paure. Il mio errore sicuramente è stato di aver rimandato questo incontro, di aver sperato che tutto si risolvesse da sé o che sparisse magicamente come in una bolla di sapone. Lo ammetto: ho sbagliato, mi è mancato il coraggio di fare il passo. Per questo ho dovuto staccare, per capirmi e stare finalmente bene con me stessa.
Spero che lui possa capirlo e comprendere che sono appunto cose che si possono realizzare solo vivendole insieme.

Interessante, poi, il passo in cui Volo sottolinea come, spesso, ci si trova nella condizione di sperare che il tempo passi velocemente per l'arrivo di qualcos'altro: dei diciott'anni per diventare maggiorenni ed indipendenti; del weekend per spezzare la settimana lavorativa; delle vacanze per andarsene dalla città... E invece come si cade in errore comportandosi così! "Mentre se fossi stato una persona sana, avrei dovuto vivere sperando che il tempo passasse lentamente e mi facesse invecchiare il più tardi possibile. Quanto è assurdo tutto ciò? Come si può pensare a una cosa così tremenda?" (pg. 116).

In conclusione: sicuramente Fabio Volo non è il nuovo Pirandello italiano.
Però questo libro scorre piacevolmente, mi ha regalato spunti di riflessione interessanti e anche pagine divertenti e ilari. Come quando Francesco sta facendo sesso con Giada e, sul più bello, il cane di lei va a leccargli la pianta del piede, facendolo spaventare, ammosciandolo e facendo sbattere la testa della ragazza contro la parete.
Oppure divertente questo passo a pagina 30: "E' finito il tempo di aspettare Godot, mi aveva anche detto. [...] Ma quale era la prima cosa da fare? Il primo passo? E poi, chi cazzo è 'sto Godot? Boh!". :)

Inoltre i numerosi punti d'incontro e di immedesimazione tra me e Francesco (e qui vi cito una frase tratta da "Una vita da lettore" di N. Horby: "Tutti sappiamo che probabilmente le circostanze in cui si legge sono importanti quanto il libro stesso") mi portano ad affermare che si, "È una vita che ti aspetto" mi piace molto, è stato letto in una situazione particolare e, per tutto questo, si merita 3 stelline di tutto rispetto.
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