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venerdì 20 aprile 2012

I link della settimana #5

How Clean is Our Palm Oil?
View more presentations from WWF
Pare che l'olio di palma non faccia molto bene alla salute. Non sono un medico né un'esperta in nutrizione, ma mi sono imbattuta più volte in articoli su quest'olio vegetale e ne ho sempre letto le peggio cose.
Secondo molte ricerche l'olio in questione è pericoloso per il cuore e le arterie, e aumenterebbe il rischio di contrarre malattie cardiovascolari a causa dei grassi saturi a catena lunga di cui è pieno.
Ma c'è qualcos'altro di negativo legato all'olio di palma e su cui non ci sono dubbi: la palma da olio coltivata soprattutto in Malesia, Birmania e in altri paesi asiatici sta prendendo il posto delle foreste tropicali. Questi ambienti, unici per la loro biodiversità, vengono rasi al suolo per fare posto alle monoculture di palma da olio. Leggete cosa sta succedendo nel Borneo dove le aziende produttrici di olio di palma pagano la gente per uccidere gli orang-utan.
L’olio di palma viene ottenuto da un vero e proprio genocidio in paesi dove le foreste vengono disboscate per far spazio ad immense piantagioni. Esso viene utilizzato massicciamente nell’industria dolciaria, spesso anche in prodotti vegani.
Che siate vegan o meno non importa: l'olio di palma deve essere boicottato! Punto.

Cambiamo argomento e viriamo verso il minimalismo (ma guarda!): conoscete Devis Bonanni (aka Pecora Nera sul Web 2.0)?
Devis è finito sulle pagine del Corriere della Sera (Come essere felici con 200 euro al mese) e nell'etere grazie a un documentario di MTV (Madrenatura: la storia di Devis) per il suo stile di vita molto diverso dalla media: a 26 anni, questo ragazzo friulano riesce a vivere con soli 200€ al mese, coltivando e allevando da solo buona parte del cibo che finisce nel suo piatto, spostandosi senza far ricorso all'automobile e riscaldandosi con la legna dei boschi.
Proprio una pecora nera nel mondo occidentale.
O un pazzo/predicatore non credibile/anarchico/figlio di papà/personaggino neofrancescano/evasore per molti altri (date un'occhiata ai commenti sul sito del Corriere e potrete ricavarne un divertente elenco di etichette).
Sulla Rete si è sviluppato un piccolo dibattito, a partire dalla stessa risposta di Devis sulle pagine del Corriere. Per non farsi trascinare dalla facilità con cui si punta il dito contro chiunque tenti una strada alternativa, vi consiglio di leggere i post di Laura (Pecoranera) e di Alberto (Dalla parte di Devis).
Io non riesco ancora a concepire come si faccia a vivere con soli 200€ al mese, ma allo stesso tempo non mi metto ad aggredire Devis così come invece hanno fatto tanti altri. Come si fa a essere così ciechi di fronte alla lezione che puoi impartirci la storia di Devis? Perchè si deve a tutti i costi scadere in commenti acidi e gratuiti contro una persona solo perché "diverso"?

Voi che ne pensate?

giovedì 29 marzo 2012

La vita ridotta all'osso


La vita ridotta all’osso ricorda molto Un anno a impatto zero di Colin Beavan. 

Protagonisti due uomini con un’età compresa tra i 35-40 anni, sposati e con una figlia piccola a carico, residenti in grandi città del mondo occidentalizzato (Londra per Hickman e NY per Beavan). A un certo punto entrambi, punzecchiati dal senso di colpa, vengono colti da una specie di crisi di mezza età: “Quanto incidono le mie scelte di vita e di consumo sull’ambiente? Cosa posso fare concretamente per vivere in maniera ecosostenibile? Che posso fare per sottrarmi al consumismo sfrenato che ormai monopolizza le vite del mondo occidentale?”.
«L'ironia del nostro stile di vita occidentale, naturalmente, non consiste nella beata ignoranza dell'impatto negativo che ha su di noi, sui nostri vicini e sull'ambiente, ma nel fatto che scegliamo di andare avanti nonostante tutto, accecati da una comoda nebbia di inerzia e apatia.» (pg. 6)
Inizia così un progetto lungo un anno in cui le loro abitudini vengono scandagliate, sezionate e soppesate e sostituite con pratiche dall’impatto ridotto.
Vengono coinvolte nel progetto anche le mogli: sia Jane che Michelle sono descritte come delle malate di shopping, riluttanti a rinunciare alle comodità della vita moderna e sempre pronte a storcere il naso di fronte a qualsiasi idea dei loro compagni.
Insomma il ritratto della controparte femminile non è molto lusinghiero, eppure la mia esperienza su questa tematica dica esattamente il contrario: le donne che hanno deciso di dare una svolta green alle loro esistenza sono molto più numerose delle donne rispetto agli uomini (come GreenKika, Paola Maugeri, Kia...).

Mentre Beavan cerca di costruirsi un percorso da solo, affidandosi una tantum a personaggi competenti, Hickman si affida a un manipolo di consulenti che entrano nella sua villa a schiera vittoriana, valutano ogni angolo delle stanze, eseguono un’analisi del ciclo di vita di tutto ciò che si trova in casa ed emettono rigorose sentenze. Nulla sfugge al loro radar anti-eticità: elettrodomestici, scelte d’acquisto, alimentazione, vestiti, cosmetici, vacanze, consumi d’energia e d’acqua, banca d’appoggio, attività per la comunità.

Hickman può contare anche sull’appoggio dei lettori del Guardian, quotidiano inglese per cui lavora, che condividono con il giornalista le loro storie di cambiamento, ma anche le difficoltà incontrate nel tentativo di crearsi un’esistenza più etica.
Quest’ultimo punto è di grande conforto a Hickman che nel libro confessa quanto l’asperità del percorso intrapreso l’abbia più volte portato al limite, a un passo dalWhat the fuck! Who cares!”.
“È che ci sono troppe cose da ricordare: i chilometri, gli imballaggi inutili, la stagionalità, il benessere degli animali, il vegetarianismo, i residui di pesticidi, le buste di plastica sprecate, gli OGM, le multinazionali da evitare.” (pg. 42)
E poi le preoccupazioni per il lombricaio; l’omicidio di un ratto (forse) attratto dalla compostiera; le lotte con i pannolini lavabili (peccato non abbiano affrontato l’argomento assorbenti lavabili e mooncup, ma immagino che la schizzinosa Jane sarebbe rimasta pietrificata di fronte a questa opzione); il senso di colpa per le tonnellate di Co2 emesse con un viaggio in aereo; le difficoltà per una famiglia con bambini piccoli nell’usare i mezzi di trasporto pubblico e l’alto livello di sopportazione necessario per non mandare a quel paese i passeggeri sbuffanti; sentirsi dare dello spacciatore dal farmacista per aver richiesto una grande quantità di bicarbonato di sodio; la crisi di coscienza di fronte a una costata...

Forse Hickman è meno estremista del collega Beavan: non è disposto a rinunciare a tutto per vivere in maniera perfettamente etica e sostenibile (soprattutto quando questo significa mettere in pericolo la vita della figlia) e non può sempre permettersi di spendere mucchi di pounds per mettere in pratica tutti i consigli del suo team di esperti. Tutte le sue paranoie, i suoi dubbi e la sua paura di finire ammazzato dalla moglie (LOL) lo rendono umano e simpatico.

Ma non prendete questa frase come uno sventolio di bandiera bianca. Nossignore!
La sua lezione finale è che “ognuno di noi deve trovare il proprio percorso. Detto così sembra ovvio, ma è il modo di affrontare la vita facendo del proprio meglio. Non c’è un modo migliore o peggiore di arrivarci, purché partiamo tutti insieme.”

Quindi non nascondiamo più dietro scuse false e vuote. Non lasciamo che le buone intenzioni rimangono solo aria fritta! Certo, nessuno dice che agire e cambiare le proprie comode e regolari abitudini sia semplice. Ma abbiamo un solo pianeta ed è messo pure maluccio.
Iniziamo con una semplice azione come dire “No grazie” alla commessa che vuole mettere il nostro piccolo acquisto in un inutile sacchetto di plastica oppure riutilizzare la stessa bottiglia di plastica più volte; vedrete che poi la vostra empatia nei confronti del mondo comincerà a crescere e il resto verrà da sé.
“Credo nel principio di pensare globalmente e agire localmente e non mi aspetto che il mondo cambi dalla notte al giorno. Gli arrabbiati che puntano il dito contro gli altri mi irritano. Non credo nei cambiamenti sociali costosi, difficili o che dipendano dal fatto che gli altri cambino le loro abitudini per adattarsi a te. Preferisco dare l’esempio piuttosto che assillare, anche se significa a volte farsi ridere dietro o sopportare lo scherno del parentame ignorante. Cambiare la mia vita è stato liberatorio e mi ha arricchito. Sono fiera delle mie scelte e delle mie azioni. Sento di avere un significato.” (lettera di Christina Reitano, pg. 114)

Dettagli
"La vita ridotta all'osso"
di Leo Hickman
Editore: Ponte alle grazie
Data di pubblicazione: 2007
Pag. 268
Prezzo: 16,00€

sabato 18 febbraio 2012

I link della settimana #3


Di corsissima!
Non è un caso se io stravedo per Londra, l'unico amore eterno di cui sarò sempre sicura al 100% (beh, a dire la verità, anche il mio amore per il Giappone è altrettanto incrollabile... sono poligama!). E in questi giorni si è aggiunto un altro motivo per adorarla: l'iniziativa Save our cyclists lanciata dal quotidiano britannico The Times, scoperta grazie a Giuseppe Civati.
Ecco gli 8 punti fondamentali della proposta, riadattati per l'Italia:
  1. Gli autoarticolati che entrano in un centro urbano devono, per legge, essere dotati di sensori, allarmi sonori che segnalino la svolta, specchi supplementari e barre di sicurezza che evitino ai ciclisti di finire sotto le ruote
  2. I 500 incroci più pericolosi del paese devono essere individuati, ripensati e dotati di semafori preferenziali per i ciclisti e di specchi che permettano ai camionisti di vedere eventuali ciclisti presenti sul lato
  3. Dovrà essere condotta un’indagine nazionale per determinare quante persone vanno in bicicletta in Italia e quanti ciclisti vengono uccisi o feriti
  4. Il 2% del budget dell’Anas dovrà essere destinato alla creazione di piste ciclabili di nuova generazione
  5. La formazione di ciclisti e autisti deve essere migliorata e la sicurezza dei ciclisti deve diventare una parte fondamentale dei test di guida
  6. 30 km/h deve essere il limite di velocità massima nelle aree residenziali sprovviste di piste ciclabili
  7. I privati devono essere invitati a sponsorizzare la creazione di piste ciclabili e superstrade ciclabili prendendo ad esempio lo schema di noleggio bici londinese sponsorizzato dalla Barclays
  8. Ogni città deve nominare un commissario alla ciclabilità per promuovere le riforme.  
Salviamo i ciclisti anche in Italia?
Qualche amministratore italiano vuole impegnarsi a diffondere un po' di cultura su due ruote?
Per discuterne più a fondo si può diventare fan della fanpage dedicata oppure mandare un cinguettio con l'hashtag #salvaiciclisti.

Frequentando ogni giorno le stazioni dei treni, sono costretta a sorbirmi quegli inutili televisori che sparano no-stop la loro altrettanta inutile pubblicità. Mesi fa ero esasperata dallo spot di un profumo di Laura Biagiotti con il ragazzo che urlava "Veneziaaaa!" (ebbasta, ricorrirla 'sta Venezia invece di startene affacciato al balcone!).
In questi giorni, invece, sto facendo indigestione del commercial della Sisal con quel branco di italioti sorridenti che si affidano alla schedina per costruire il loro futuro. Ritratto di "un'Italia immobile, senza soldi e senza speranze" come fa notare Giovanna Cosenza.

E per concludere: quanta bellezza non notiamo durante le nostre frenetiche giornate, mentre corriamo indaffarati con un diavolo per capello?
Scoprite cos'è successo a Washington dove un famoso violinista di fama internazionale (per il quale di norma si spendono tanti tanti bigliettoni) ha tenuto un concerto gratuito a beneficio dei frequentatori di una stazione della metropolitana...

sabato 11 febbraio 2012

I link della settimana #2



Ma che brava! Ho già saltato un appuntamento con la mia rubrica appena inaugurata...

Rimedio subito!

Questa settimana vi segnalo Potere, l'editoriale comparso sull'Internazionale n°934 della scorsa settimana. Giovanni De Mauro parla di come Steve Jobs fosse un personaggio controverso e di come la Apple sia finita a far produrre i suoi iPhone e iPad in Cina. Questo editoriale è il preludio di un'inchiesta interessante pubblicata sul New York Times, "I costi umani di un iPad", dove la Apple viene ritratta in modo poco lusinghiero: sembra infatti che la più potente azienda di hi-tech del mondo se ne freghi della condotta dei suoi fornitori in Cina nei confronti degli operai.
Cosa possiamo fare noi? Semplicemente informarci il più possibile e, in base alle nostre conoscenze, fare decisioni d'acquisto oculate. 
"In realtà anche noi, i cosiddetti consumatori, abbiamo un grande potere: quello di scegliere cosa comprare. Ma per poterlo esercitare dobbiamo essere informati. Dobbiamo sapere che dietro ogni telefono, ogni computer, ogni televisore che entra nelle nostre case c’è anche una storia di sofferenze e di sfruttamento. Non sempre, ma più spesso di quanto immaginiamo."

Il 13 febbraio è la Giornata della bellezza sostenibile dedicata ad aumentare la consapevolezza della gente sul rapporto tra prodotti cosmetici e ambiente.
Per tutta la giornata molti saloni di bellezza (centri estetici, di massaggi, parrucchieri) saranno aperti per offrire taglio, piega e trattamenti alla pelle in cambio di un contributo volontario da parte del cliente che sarà interamente devoluto al progetto Impatto Zero® di LifeGate.
Parteciperete? 
E come vi prendete solitamente cura di voi stessi? Siete attenti a cosa vi spalmate addosso oppure ve ne fregate altamente di quello che finisce sulla vostra pelle e negli scarichi?

Infine non perdete la puntata di Presa Diretta di domani, domenica 12 febbraio 2012: si parla di cemento (nel video potete vedere lo spot).
Molto spazio alle incessanti colate di cemento che stanno sommergendo Milano, la città dove lavoro, e in generale tutta la Lombardia, la mia Regione.
So già che questa visione mi renderà molto depressa... 


Buon weekend!

venerdì 27 gennaio 2012

I link della settimana #1

Oggi inauguro una nuova rubrica!
Mmmm... No, alt. Questo blog è sempre stato votato all'anarchia totale e non ha mai avuto rubriche. Quindi mi correggo: oggi inauguro la prima rubrica di Quarte di copertina!

Niente di trascedentale, intendiamoci. Si tratta di segnalare i migliori articoli letti durante la settimana secondo il mio indiscutibile giudizio e che credo possano aiutare il mio folto pubblico (LOL) e la sottoscritta a sviluppare maggiore consapevolezza e senso di responsabilità.
Si tratta di una rubrica a cadenza settimanale, pubblicata tendenzialmente il venerdì per lasciarvi il tempo di digerire articoli, foto e video durante il weekend.
Quindi, siore e siori, ecco il primo appuntamento con I link della settimana.

Iniziamo con La felicità non si compra (si vive) del blog Accademia felicità.
Il concetto è semplice, antico come le montagne ma spesso dimenticato: le esperienze vissute con parenti, amici, compagni di vita (ma anche in solitaria, aggiungerei) valgono più di un gioiello di Tiffany's o di un cappotto Max Mara. Lo conferma una ricerca svolta presso la Cornell University (Ithaca, USA) in cui si sostiene che "l’83% della popolazione quando pensa a qualcosa di bello pensa al concerto a cui è andata e alle cene con gli amici piuttosto che a vestiti o gadget che ha acquistato."
In effetti se ripenso ai momenti più felici del passato non mi viene in mente la Barbie-vitino-da-vespa ricevuta a Santa Lucia o gli acquisti in serie all'outlet. Piuttosto sorrido pensando a quando mio papà mi caricava sulle sue spalle per portarmi a letto e mi raccontava le sue storie sull'asinello Giulietto ♥ o mi perdo nella nostalgia che mi assale ripensando al primo indimenticabile concerto degli U2 con Marco.
Ora mi rivolgo a voi: cosa vi rende più felici?

Passiamo al cibo e a una recensione – pubblicata su Il Pasto nudo – di un libro entrato subito nella mia lista dei desideri: “Cioccolato amaro – Il lato oscuro del dolce più seducente” di Carol Off.
Credo che tutti voi siate a conoscenza delle oscure vicende legate alla produzione del cacao, alimento tanto amato quanto conteso. Ma scommetto che pochi di voi si siano presi la briga di andare a fondo. Io in primis. Questo libro ci permetterà di correre ai ripari e di avere un quadro completo sui retroscena del cacao dato che la "Off comincia dagli albori e ci racconta come la storia del cacao sia stata intrisa di ingiustizie e discriminazioni, sfruttamento e criminalità".
In estrema sintesi: W il cioccolato equo&solidale! e pollice basso per le multinazionali schiavizzatrici.

Ecco un'infografica interessante e demoralizzate su quanto territorio italiano è stato mangiato dal cemento negli ultimi 10 anni.
Dati sconfortanti per chi, come la sottoscritta, ha un nodo alla gola quando vede una rete arancio-elettrico in un campo (= nuova colata di cemento in arrivo) o viene preso dallo sconfornto quando attraversa interi quartieri senza l'ombra di un giardino pubblico, di un albero o anche solo di un'aiuola di tulipani.

Infine due video:
  1. il primo racconta di un progetto molto interessante che mi piacerebbe tanto replicare anche nel mio territorio: Tree planting at Whitehead nell'Irlanda del Nord, la zona con meno alberi dell'Europa (e chi l'avrebbe detto? Io no!).
    Piantare tanti alberi
    – possibilmente autoctoni o creare un gruppo di guerrilla gardening per dare ossigeno e rendere meno triste le distese di cemento: un sogno!
  2. il secondo – girato da Nemesi Animale – riguarda le Uova Bruzzese (Una storia di ordinaria sofferenza). Pensavate che gli allevamenti intensivi esistessero solo negli sterminati spazi degli Stati Uniti? Vi sbagliate di grosso. Ecco cosa succede nella "ditta Bruzzese di Olgiate Olona (Varese), una delle principali produttrici di uova della Lombardia, con 200.000 galline ovaiole detenute in condizioni vergognose, in pessime condizioni di vita e d'igiene".
    Cosa possiamo fare per non essere complici? Se proprio non riuscite a vivere senza uova,
    davanti agli scaffali del supermercato ricordatevi la classificazione illustrata nell'immagine e cercate di acquistare sempre e solo uova con codice 0! 
(foto trovata sulla fanpage di LAV Milano)
È antropomorfismo provare a immaginarsi dentro la gabbia di un animale d’allevamento? E antropodiniego non farlo? Una gabbia per galline ovaiole concede in genere a ogni animale una superficie all’incirca di quattro decimetri quadrati: uno spazio grande poco meno di un foglio A4. Le gabbie sono accatastate in pile da tre a nove — il Giappone detiene il record d’altezza per le gabbie di batteria, con pile di diciotto gabbie — in capannoni privi di finestre. Entra mentalmente in un ascensore affollato, un ascensore così affollato che non riesci a girarti senza sbattere (esasperandolo) contro il tuo vicino. Un ascensore così affollato che spesso rimani sollevato a mezz’aria. Il che è una specie di benedizione, perché il pavimento inclinato è fatto di fil di ferro che ti sega i piedi. Dopo un pò quelli che stanno nell’ascensore perderanno la capacità di lavorare nell’interesse del gruppo. Alcuni diventeranno violenti, altri impazziranno. Qualcuno, privato di cibo e speranza, si volgerà al cannibalismo. Non c’è tregua, non c’è sollievo. Non arriverà nessun addetto a riparare l’ascensore. Le porte si apriranno una sola volta, al termine della tua vita, per portarti nell’unico posto peggiore…
da Se niente importa di Jonathan Foer

mercoledì 4 gennaio 2012

Zero rifiuti



Bisogna far posto a ciò che deve durare a lungo — José Martì

Consigli per il privato cittadino per rendere il mondo — o almeno gli spazi che frequentiamo — un posto più pulito, ma anche per gli amministratori pubblici (al punto che, in certi momenti, fantasticavo di essere il sindaco della mia città e di mettere in atto tutte le dritte della Correggia per far diventare Crema la città più ecologica e riciclona dello stivale!).

Ecco la premessa del libriccino: ok con il riciclo spinto, ma è meglio prevenire i rifiuti dall’inizio della catena. Infatti il sistema attuale “sfocia in troppe cose inutili prodotte, troppe scartate, troppe avanzate, troppi oggetti con una vita corta, troppi senza vero valore d’uso, troppo che non si consuma, troppi imballaggi, troppa obsolescenza”.
Con un’attenta prevezione si possono ottenere numerosi vantaggi: più salute; più legalità; più economia locale e più equità; più rispetto ambientale e sociale; più prevenzione dei rifiuti a monte; più piacere per i cinque sensi; più senso civico e cultura; più risparmio.

Perché non iniziamo noi, semplici individui, ad attuare a casa, in ufficio, in giro le pratiche corrette per ridurre i consumi superflui e gli imballaggi inutili (oltre ovviamente a separare correttamente gli inevitabili rifiuti) invece di aspettare che le direttive piovano dall'alto?
Iniziamo noi ad essere il modello da imitiamo e speriamo che le PA ci seguano a ruota, non limitandosi solo a stendere piani e progetti per la serie "tanto fumo e niente arrosto" ma attuando un comportamento esemplare, promuovendo iniziative di sensibilizzazione sul problema dei rifiuti e occupandosi dell’educazione della cittadinanza.

Non aspettiamo che, come accade troppo spesso in Italia, si arrivi a situazioni d’emergenza ingestibili (Napoli, remember? solo per citare l'esempio più noto alle cronache) per accorgersi delle cose e — forse — far smuovere qualcuno.
Be the change you want to see in the world.
E se volete approfondire l'argomento, ecco dei link utili:

Dettagli
"Zero rifiuti"
di Marinella Correggia
Editore: Altreconomia Edizioni
Data di pubblicazione: 2011
Pag. 102
Prezzo: 5€

lunedì 21 novembre 2011

Settimana europea per la riduzione dei rifiuti - edizione 2011


Questa settimana si celebra la terza edizione della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti.
Nel video qualche consiglio per ridurre la propria scia di spazzatura di parecchi chili:
  • mettere al bando l'acquisto dell'acqua imbottigliata e preferire l'acqua del rubinetto da portarsi in giro in thermos o bottiglie di plastica di riciclo, riutilizzabili migliaia di volte
  • pensare attentamente prima di cliccare il tasto Print e, quando c'è l'esigenza di stampare dei documenti, ricordarsi di stampare in fronte e retro
  • portarsi in borsa una shopper di tela e farsi mettere gli acquisti nella propria sacca (e non nei sacchetti - solitamente plasticosi - dei negozi e dei supermercati)
  • bambini a bordo? Evitare i pannolini usa&getta (sempre di plastica) e considerare l'opzione dei pannolini lavabili: più economici, più ecologici e più salutari per il vostro bambino
  • comprare prodotti alimentari, per l'igiene personale e per la casa alla spina. Un'opzione è il Negozio Leggero di cui vi ho parlato nel post precedente; se conoscete attività simili segnalateli nei commenti
  • fare il compostaggio domestico per dare nuova vita agli scarti alimentari
Personalmente seguo tutte queste semplici pratiche già da tempo tranne l'uso dei pannolini lavabili per mancanza di materia prima, anche se dal 2008 evito di riempire le discariche di assorbenti grazie alla comodissima coppetta mestruale, ormai insostituibile per me. Invece mi sono appena messa al lavoro sul punto relativo ai prodotti alla spina, ma mi sento limitata visto che la spesa di casa dipende in minima parte da me.

Ovviamente si può fare molto di più per ridurre la propria impronta ecologica e per prevenire l'accumularsi di rifiuti.
A questo proposito vi consiglio qualche lettura online:
  1. Ridurre i troppi imballaggi e Ridurre i rifiuti da cibodue documenti redatti da Gianna Ferretti, autrice del blog Trashfood
  2. Plastica addio: i 7 modi per ridurre gli imballaggi al reparto frutta e verdura
  3. siete assidui bevitori di caffè in capsula? GreenKika vi insegna come trasformale in deliziose campanelle
  4. da leggere da cima a fondo il blog Chilo avrebbe mai pesato?: "abbiamo deciso che dal 1 gennaio 2010, per un anno, peseremo tutta la spazzatura che gettiamo tenendone traccia in questo blog, che sarà anche un’occasione per riflettere sul tema dei rifiuti, dei consumi e degli stili di vita. Sarà anche un modo per metterci alla prova, cercare di migliorare le nostre abitudini: in un anno prenderemo coscienza del peso dei nostri comportamenti e proveremo a ridurlo, per ridurre la nostra impronta sul pianeta."
  5. fantastico il cestino per rifiuti realizzato con vecchie mappe stradali o giornali di IoRicreo (ma state attenti a non riempirlo di troppi scarti, altrimenti che Settimana per la riduzione dei rifiuti sarebbe?!)
  6. qualche dritta su come utilizzare i versatili acido citrico e bicarbonato per le pulizie di casa al posto delle confezioni, dei fustini e delle scatole di detersivi
E per finire, un mio consiglio ispirato dal momento.
Il freddo diventa pungente e - se siete come me - non c'è periodo migliore per rimanere al calduccio di casa, stringendo in mano una tazza di tè o una tisana. Per ridurre i rifiuti anche in occasione di questa piccola coccola invernale, dite basta alle classiche bustine di tè preconfezionate! Preferite sempre i tè, le tisane e le miscele sfuse e recatevi in erboristeria dotati di sacchettino da riempire.

E voi, avete qualche buona pratica da condividere con me?

domenica 20 novembre 2011

Negozio Leggero: altolà agli sprechi

 Sapone di Aleppo del Negozio Leggero © Eleonora F.

Il Negozio Leggero è un franchising italiano con uno slogan chiaro e con un allitterazione che lo rende ancora più efficace: "La spesa alla spina".
Stamattina sono riuscita ad andare per la prima volta nel punto vendita di Orzinuovi (Brescia), lontano appena una ventina di chilometri da casa mia e solo 5 da casa mia nonna.

Negozio Leggero è davvero bello: sui toni dell'azzurro e dell'arancione, è arredato con scaffali e tavoli di legno dove tra i prodotti in esposizione si trovano delle sfiziose ricette da cui trarre ispirazione.
Una piccola perla in quel triste centro commerciale in cui si trova (l'Orceana Park per la precisione) e sconsideratamente ignorata da gran parte degli avventori del CC.
L'assenza di clienti, però, mi ha permesso di parlare in tutta tranquillità con una commessa simpatica, preparata sui prodotti e disponibile a rispondere a qualsiasi mia domanda.
Cos'ho scoperto?
  • c'è una vasta scelta di prodotti alimentari sfusi: vari formati di pasta (rigatoni, vermicelli, farfalle, stelline, ditalini rigati, reginelle, tortiglioni, fusilli, peperina, anellini ricci...), farine, riso (arborio, nero, integrale rosso, carnaroli...), kamut, legumi secchi (ceci, fagioli...), caramelle, tisane, thé, spezie, cereali per la colazione, decorazioni da pasticceria, vini...
  • anche per l'igiene personale non manca nulla: saponi al taglio e saponette già tagliate (al vino e cannella, al cioccolato, al muschio bianco, al cocco, burro di karité, al mandarino, all'aloe, alla vaniglia, al sandalo, alle mandorle, alla carota, all'arancia, alla menta, alla lavanda), sapone liquido, balsamo, shampoo, spazzolini, spazzole... e persino trucchi!
  • state tranquilli anche per quanto riguarda la pulizia della casa: pastiglie per la lavastoviglie, Marsiglia in polvere per il bucato, ammorbidente, sgrassatore, lava e incera; e poi soluzioni per i vetri e gli specchi, per i pavimenti, per la lana e i delicati, per i piatti, per il bucato e multiuso
  • il 30% dei prodotti sono biologici
  • la merce è tutta di provenienza italiana (ad esempio molta pasta è prodotta in provincia di Cremona) tranne il sapone di Aleppo (prodotto in Siria) e il kamut
  • gli INCI dei prodotti cosmetici sono approvati, a prova di Biodizionario: la saponetta allo zenzero e veniglia che ho acquistato ha ingredienti tutti verdi e solo due gialli. I detergenti liquidi sono fatti con estratti biologici senza parabeni, sles, EDTA, derivati animali e coloranti
  • potete trovare in negozio vasi di vetro per il riso e la pasta e contenitori di plastica per i detersivi da tenere a casa e riportare in negozio successivamente per riempirli nuovamente. Altrimenti se dovete prendere delle piccole porzioni potete farli mettere in sacchetti di carta 
  • ma non c'è alcun obbligo di comprarli! Se a casa avete già dei contenitori e dei sacchetti, portateli pure in negozio e fatevi mettere i vostri acquisti lì dentro
  • e non dovete nemmeno comprare quantità prestabilite!
  • è attivo il servizio di prenotazione via mail: basta scrivere all'indirizzo info@negozioleggero.it cosa vi serve, in che quantità e il negozio dove andrete a ritirarlo e i commessi vi prepareranno la spesa. Oppure potete passare dal negozio, lasciare i vostri contenitori da riempire e concordare il ritiro nei giorni successivi. 
I miei acquisti? 300 grammi di farfalline biologiche, due saponette, 1 sapone di Aleppo e due tipi di tisane (Fuoco di caminetto e Frutti rossi).

Sono davvero felice che esista un negozio del genere nelle mie vicinanze. E penso che qualunque persona attenta all'ambiente possa trovare nel Negozio Leggero una fantastica opportunità per vivere come vorrebbe: lontano dal bieco consumismo, facendo acquisti responsabili che gli permetteranno di non lasciarsi "dietro una scia di spazzatura, inquinamento e gas responsabili dell'effetto serra" (Un anno a impatto zero, pg. 73).
Spero che la gamma di prodotti disponibili venga ampliata sempre di più, magari introducendo anche frutta e verdura. Non trovate sia uno spreco assurdo dover mettere la frutta in quegli inservibili sacchettini di plastica, tipici dei supermercati?

Perché vi parlo proprio di Negozio Leggero dato che ci sono alcuni supermercati — come la Coop e l'Auchan — che propongono prodotti alla spina? Perché questi supermercati sono giganti (uno nemmeno italiano) che non hanno bisogno di ulteriore pubblicità.
Invece Negozio Leggero è una piccola realtà made in Italy nata "dall'esperienza dell’Ente di ricerca Ecologos e dal lavoro di Rinova s.c. per proporre al mercato un nuovo modo di fare la spesa: senza imballaggi, quindi più leggera" che merita di essere conosciuta.
I negozi in Piemonte sembrano funzionare alla grande, al punto che spesso vengono organizzati incontri e concorsi. A questo proposito vi segnalo il corso di "Cosmetica fai da te" al Negozio Leggero di Novara in programma giovedì 24 Novembre alle 19:30.
Il negozio di Orzinuovi, aperto da quasi un anno, ha invece bisogno di ingranare: forse la posizione periferica non aiuta, per questo voglio dare il mio piccolo contributo per farlo conoscere.

C'è bisogno di attività del genere per combattere contro il vorace sistema attuale non ecosostenibile.
"Dobbiamo scoprire processi di produzione, modi per generare energia e lavorare materiali che non danneggino in modo sostanziale il nostro pianeta" scrive Colin Beaven nel suo libro.
Ecco perché oggi ho voluto farvi scoprire Negozio Leggero.
Pensateci, anche nell'ottica della Settimana della riduzione dei rifiuti che si tiene dal 19 al 27 novembre.

mercoledì 2 novembre 2011

Primi passi minimalisti

Ispirato al libro La Sfida delle 100 cose, ho cominciato a dedicarmi allo sviluppo di un atteggiamento minimalista. Come? Dandomi alle grandi pulizie e alla ricerca di acquisti inutili sparsi tra bagno e camera da letto.
Ovviamente ho trovato moltissima roba futile e, a volte, inutilizzabile.

Ho iniziato il grande repulisti dai bagni concentrandomi subito sulla montagna di campioncini delle più disparate tipologie, sparsi ovunque: fondotinta in crema, profumi, creme per il viso, pomate anti-cellulite, bagnodoccia, olii e tanti shampoo di hotel.
Ho buttato via tutti i campioncini vecchi, risalenti anche a più di 5 anni e quindi non più indicati all'uso. Ho fatto intraprendere la via della spazzatura anche ai fondotinta in crema innanzitutto perché io uso solo trucco minerale e, in secondo luogo, perché il colore non si addiceva per nulla al mio incarnato. Avrei rischiato il patetico effetto mascherone!
Ho tenuto solo i tester più recenti come quelli dei profumi, la crema per le gambe stanche, due campioncini di olio d'argan e alcuni shampoo; quest'ultimi sono stati mischiati con il Garnier all'henné e aceto di mora attualmente in uso in doccia. Già, questo prodotto non è molto ecologico ma devo ancora trovare un metodo per lavarmi i capelli in modo eco-friendly senza ottenere l'effetto stoppa in testa.

Poi ho scovato due fluidi liscianti per i capelli, comprati da una parrucchiera molto convincente anni fa ma mai usati :( Anche questi vecchissimi considerando il fatto che io vado una volta/due volte all'anno dalla parrucchiera. Sono finiti direttamente nella spazzatura.

Per fortuna ho trovato anche qualcosa di vecchiotto ma comunque riutilizzabile come la Ghassoul, un tipo di argilla neutra del Marocco utile per lavare e pulire i capelli e la pelle. Se non sapete come usarlo, guardate anche voi questo video di Carlita oppure leggete questo topic su Capelli di fata (in quest'ultimo caso dovete prendervi un po' di tempo per scorrere tutte le 79 pagine del thread).
Io ho provato a fare una maschera seguendo le indicazioni di Murex e ne sono rimasta estasiata! Come ho fatto a lasciarla lì inutilizzata per così tanto tempo... sono proprio una stupida! Mi ha lasciato la pelle del viso liscia e morbida come nessuna maschera preconfezionata è mai riuscita.
Ecco cosa vi serve:
  • 50 ml di ghassoul
  • 10 ml di miele
  • 10 ml di succo di limone
  • qualche goccia di latte (io non l'avevo e ho messo dell'acqua)
  • qualche goccia di olio di mandorle dolci
Mescolare gli ingredienti in modo da ottenere una pasta senza grumi, spalmare e lasciare agire finché la maschera non si secca, dopo di che sciacquare.

Il mio obiettivo non è di arrivare a possedere solo 100 cose, ma di non comprare niente nel settore cosmetico per moooolto tempo. Voglio usare e finire la maggior parte dei prodotti conservati e poi darmi completamente all'acquisto di cosmetici bio e allo spignattamento, ma con oculatezza.
In realtà vorrei applicare questo comportamento per qualsiasi area merceologica: abbigliamento, accessori, borse... E anche ai libri, ma qui il discorso si fa assai più difficile: ci vuole moltissima forza di volontà e parecchia determinazione.

martedì 14 dicembre 2010

Petizione contro gli aumenti tariffari al trasporto pubblico e la riduzione delle corse in Lombardia

Stasera il treno delle 17e35 da Treviglio e diretto a Cremona ha accumulato un'ora di ritardo a causa del crollo della linea aerea (avvenuto verso le 16 del pomeriggio) nella stazione di Cremona. Di conseguenza i treni di quella tratta a binario unico hanno subito ritardi e soppressioni, in quanto non era possibile andare oltre Crema.
Insulti e improperi da parte dei viaggiatori non si sono sprecati, soprattutto quando è stato annunciato che il treno proveniente da Milano Porta Garibaldi per Cremona delle 18e14 sarebbe invece partito subito. Quindi tutti giù dal treno dove - bisogna ammetterlo - si stava al calduccio per salire su quello "milanese" che, invece, era congelato. Giubbotti, sciarpe, cappelli e guanti erano d'obbligo per non finire in ipotermia.

Si parla tanto di treni ad alta velocità, di frecce rosse e rosa, di costruzione di reti che collegano città poste a migliaia di chilometri di distanza; ma ai pendolari che si spostano quotidianamente su tratte brevi non ci pensa nessuno?
Nessuno sembra avere il minimo di riguardo nei confronti di quelle persone che si affidano al mezzo pubblico per evitare di rendere le strade ulteriormente ingorgate e invivibili; che - consapevolmente o meno - rendono questo pianeta un po' meno inquinato; che vogliono evitare lo stress del guidatore rinchiuso nell'angusto abitacolo di una macchina; che desiderano sfruttare tutte le possibilità offerte dal treno (dormire, leggere, ascoltare la musica, fare un cruciverba, parlare e ridere con il compagno di viaggio, godersi il panorama dal finestrino, ecc.) e che sono difficilmente praticabili in macchina.

Anzi, sembra che ai piani alti si divertano un mondo a mettere i pendolari sempre più in difficoltà.
Basta vedere cosa sta succedendo attualmente nella mia Regione, la Lombardia, dove è in arrivo una grossa stangata tariffaria e tagli ai trasporti ferroviari. L'assessore Cattaneo, infatti, ha proposto tagli ai servizi sino al 12% e aumenti tariffari del 25% con punte sino al 30% per la corsa semplice!
Ma questo personaggio dall'evidente acume, ha una minima idea delle condizioni pietose dei treni lombardi e dei disagi che si ripercuotono ogni santissimo giorno sui pendolari? Credo proprio di no, forse perché se ne va in giro con la sua bella auto blu sputa scarichi inquinanti a tradimento.

Alcuni cittadini si sono attivati e hanno creato una petizione nazionale contro questo scempio all'italiana.
Vi invito ovviamente a firmala e a diffonderla il più possibile.
Io ne sono venuta a conoscenza grazie a un volantino che mi è stato consegnato in stazione che così recita:
La petizione è nazionale, perché quello dei tagli alle risorse è un problema che riguarda tutte le regioni e tutte le modalità: treni, autobus, tram, urbani ed extraurbani. Il fatto che molte regioni non si esprimano non deve infatti essere assolutamente ritenuto tranquillizzante.
Sinceramente non riesco a capire l'ottusità di coloro che stanno ai vertici e che prendono decisioni di questo tipo, andando contro gli interessi di tutti e dell'ambiente. Un maggior utilizzo dei treni (e di tutti gli altri mezzi pubblici) da parte dei cittadini significherebbe un calo delle emissioni di gas serra, minor traffico sulle strade, meno stress, più serenità e volti sorridenti!

Ecco quello che vorrei:
  • più treni (possibilmente efficienti e in orario) sul raggio breve
  • stazioni confortevoli
  • reti rinnovate
  • più pulizia
  • temperature sopportabili sulle vetture
  • la possibilità di portare la bici sul treno senza pagare (come già avviene in Liguria)
  • treni integrati con gli altri servizi di trasporto
  • tariffe adeguate al servizio offerto
Sogno realizzabile o semplice utopia?

giovedì 18 novembre 2010

Moai: un negozio di design eco a Crema

Il marchio Moai


Oggi post-marketta :D
Non è vero, voglio solo aiutare una mia cara amica che ha fatto una scelta coraggiosa di questi tempi e che io rispetto profondamente.
Lei si chiama Paola e ha aperto - da circa un mese - un negozio dal nome insolito nella mia città (Crema, in provincia di Cremona) e che si ispira a dei caposaldi che io condivido totalmente:
  • ecocompatibilità
  • artigianalità
  • originalità
  • alternatività
Proprio perché apprezzo la filosofia del negozio (oltre all'innegabile bellezza ed eleganza dei prodotti da lei accuratamente scelti) ho già deciso di darle una mano a gestire il blog e la pagina Facebook; per cui, perché non dedicare un post alla sua attività commerciale qui, per farle della meritata pubblicità?

Il negozio si chiama Moai ed è il primo design store della città di Crema dedicato alla vendita di prodotti d’arredo, articoli per bambini, gioielli e borse completamente artigianali, ecologici e alternativi. Non solo: il negozio svolge anche la funzione di studio e laboratorio per progettazione d’interni, modellazione 3D e consulenza.

Si trova in via Stazione 9/Q a Crema, a pochi passi sia dal centro città che dalla stazione dei treni e dei bus.
E' un posticino delizioso e piacevole, arredato con cura (e con vernici naturali!), immerso in una musica soft e tranquilla, dove sono esposti diversi oggetti (per ogni angolo della casa, per i bambini, per la persona) davvero unici e particolari.
Andare al Moai store per credere! :)

Come ho detto, oltre al sito "vetrina" del negozio, sono stati recentemente inaugurati un blog e una pagina fan ufficiale che vi invito a seguire per rimanere sempre aggiornati sulle novità.
Il blog vuole essere una vetrina per il negozio/studio e lì potrete leggere dei post che vi permetteranno di conoscere meglio i principi ispiratori che hanno portato alla nascita di Moai, di capire che cosa lo rende così speciale e che cosa ha da offrirvi.
La pagina Facebook funziona da aggregatore di notizie, di foto e di eventi nonché da luogo ideale per i clienti e per le persone interessate per interagire con Moai, esprimere commenti, porre domande e ricevere risposte.


Particolare del negozio

In this post I'm writing about something very related to my area and my town.
I want to give you the main concepts: it's about a design store recently opened by a friend of mine and its name is Moai.
Moai is inspired by some strong and respectable ideals and only sells eco-friendly, alternative and handmade furniture, toys, jewels and bags.
It's a really nice place, full of inspiration and beauty.
It's located in Crema and if you're in town, I recommend you to go and have a look around the shop.

lunedì 1 novembre 2010

Il mare nero / The black sea


Vedere Report ieri sera è stato - come al solito - destabilizzante per il mio equilibrio e ha generato alti livelli di incazzatura. Inoltre ha risvegliato il mio spirito ecologista e ambientalista che si era un po' sopito negli ultimi mesi.
Se anche voi avete avuto modo di vedere questa puntata dedicata all'ambiente, credo sappiate bene di cosa sto parlando; invece se non avete avuto la possibilità di assistere alla diretta, vi prego di ritagliarvi un po' di tempo per voi stessi e di guardarla sul sito della trasmissione, dove potete anche leggere il testo integrale.

Intanto eccovi un breve riassunto.
Tema della serata è stato il (dannato!) petrolio, causa di tanti disastri ambientali - tra cui l'ultimo in ordine di tempo, devastante, quello avvenuto nel Golfo del Messico - e causa anche di sconvolgimenti e deturpazioni del territorio. Purtroppo, come viene sostenuto nel sito di Report:
"il petrolio è ancora oggi una fonte di energia insostituibile [...]; dovremo farci i conti almeno per altri 100 anni. Ma la ricerca, la trivellazione, l’estrazione e il trasporto pongono continuamente a rischio l’ambiente in cui viviamo soprattutto se il danno provocato da uno sversamento di petrolio avviene in acqua."
Per far capire la pericolosità del petrolio sull'ambiente e sulla nostra salute, la squadra di Report è andata a capire come funziona una piattaforma petrolifera e si è recata su Vega, la più grande piattaforma italiana gestita da Edison e Eni che estrae petrolio al largo delle coste siciliane.
Dalla Sicilia si sono spostati nella Louisiana - lo Stato statunitense più colpito dal disastro petrolifero che ha avuto inizio il 20 aprile 2010 a causa di una falla alla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon situata nel Golfo del Messico - su cui i riflettori dell'informazione italiana si sono spenti non appena è stato trovato il modo di chiudere il pozzo, come se così il problema fosse stato risolto senza particolari danni. Data la scarsa informazione sulla vicenda, i giornalisti di Report hanno deciso di capire quali sono le conseguenze della fuoriuscita di circa 5 milioni di barili e di cui solo il 60% è stato recuperato o bruciato.

Data la poca disponibilità e le ristrettissime misure di sicurezza, il team si è spostato nuovamente in Italia, questa volta in Liguria, alla ricerca delle risposte non trovate negli USA. E ho scoperto che l'11 aprile 1991, la petroliera Midforth Haven si è incendiata nel porto di Genova, causando la morte di cinque persone e la dispersione in mare di enormi quantità di greggio. Si tratta della più grave catastrofe ambientale del Mediterraneo.
Dopo quasi vent'anni da quel giorno, in che stato verseranno i fondali tra Genova e Savona?
Sarà come ha detto il responsabile Edison della piattaforma Vega che, rispondendo alla domanda di Sigfrido Ranucci ("Se io andassi per esempio in Liguria, dove vent'anni fa è affondata la petroliera Haven, sui fondali non trovo più nulla?"), ha detto che:
"Ma sicuramente, dalle notizie così che arrivano sembra addirittura che ha ripreso con maggiore bellezza lo stato del fondo marino, del relitto sommerso l'ambiente, la flora è stata tutta ripristinata senza nessuna traccia d'inquinamento."
Già detta così a me sembrava una grande, gigantesca, strepitosa cazzata ed infatti l'inchiesta di Report ha confermato i miei sospetti.
A bordo di un peschereccio, è stato mostrato come anche lontano dall'area tuttora inquinata ciò che le reti catturano sono quantità industriali di fango misto a petrolio melmoso, depositatosi ovunque e che sporca la fauna e la flora marina.
Si scopre infatti che i fondali non sono mai stati bonificati nonostante la legge sull’ambiente del ’98 lo imponesse e che nessuno, in vent'anni, ha educato i pescatori a conservare il catrame catturato dalle reti per poi riportarlo a riva per essere smaltito. Se questo piccolo sforzo fosse stato fatto o se i pescatori fossero semplicemente ricorsi al buon senso, oggi gran parte dei fondali sarebbe pulita.
E invece no: i pescatori - ancora oggi! - buttano tutto ciò che non è pesce in acqua; quindi non solo il catrame, ma anche bottiglie, sacchetti, lattine e qualsiasi altro rifiuto abbandonato tra le acque. Ma il senso civico dove ce l'hanno?

Per ora mi fermo qui, il sangue già ribolle fin troppo a ripensare alle immagini di ieri sera!
Ma la puntata è andata oltre e, davvero, vi consiglio di vedervela tutta.



Yesterday night I watched Report (an independent journalistic TV program in Italy) and, as asual, after the end of the program, I was very pissed off. Moreover it has awoken my sleeping environmentalist spirit.

The subject of the episode was the damned oil, which is the cause of many environmental disasters, like the Gulf of Mexico oil spill in 2010.
To make people understand the dangerousness of oil for the environment and our health, the Report team went to Vega, the largest Italian oil rig run by Edison and Eni, which extracts oil off Sicily.

From Sicily the journalists went to Louisiana, one of the States that has to pay the consequences of the Deepwater Horizon oil spill, to show the damages caused by the release of about 4.9 million barrels of crude oil. As Wikipedia says, "the spill has caused extensive damage to marine and wildlife habitats as well as the Gulf's fishing and tourism industries".

Then the Report équipe came back to Italy and went to Liguria, a coastal region of north-western Italy, where there has been an oil disaster about 20 years ago. In 1991, while loaded with 1 million barrels of crude oil, the oil tanker named Milford Haven exploded, caught fire and sank off the coast of Genoa, killing six people and flooding the Mediterranean with up to 50,000 tonnes of crude oil.
It's the most serious environmental catastrophe in the Mediterranean and, after 20 years, the consequences are still there: the marine environment is still now seriously damaged and polluted.

Now I have to stop because remembering last night episode makes my blood boil!

giovedì 22 aprile 2010

Buona giornata della Terra!


Oggi ho sostenuto l'ennesimo esame del mio corso di laurea specialistica, sociologia dell'organizzazione. Un corso molto interessante e coinvolgente, tra i più belli che abbia mai seguito in 5 anni di università, incentrato sulle implicazioni etico-morali dell'azione organizzativa, sul legame tra mezzi e fini e sulle conseguenze dell'agire burocratico. Il tema è stato analizzato esaminando il caso empirico dell'Olocausto.
I libri in programma erano Modernità e olocausto, di Zygmunt Bauman e La banalità del male di Hannah Arendt. Presto un commento sui temi trattati dai due testi!

E oggi, come vi avevo già anticipato, è anche la Giornata mondiale della Terra!
Buon compleanno Terra! :)

Ecco due collage di foto di bellissimi e coloratissimi fiori (credo che quelli arancione siano dei papaveri nudicaule, mentre quelli rosa/lilla/bianco dovrebbero essere dei brachycoma) che ho scattato oggi in onore dell'evento, come promesso!
Spero vi piacciano!


Ok, forse non sono niente di speciale; per cui vi consiglio di rifarvi veramente gli occhi con le migliori 40 foto naturalistiche scelte da Flickr.

Per quanto riguarda le azioni più pratiche... Sarà che avevo la testa completamente votata all'esame, ma non ho avuto alcuna idea in proposito.
Per cui ho deciso di impegnarmi nella lettura di un libro che contiene molti spunti in tema di ecologia & ambiente: La rivoluzione dei dettagli. Manuale di ecoazioni individuali e collettive di Marinella Correggia.

Per farvi un'idea del contenuto, eccovi la quarta di copertina:
È ancora lunga la lista di ciò che perfino in città una persona può produrre da sé, parzialmente dissociandosi dallo sfruttamento del lavoro ed ell'ambiente. Parliamo di spicchi marginali? Forse no.
La studiosa Hazel Handerson raffigura l'intera economia umana come una torta a tre strati.
Ai primi due non è attribuito valore monetario, eppure reggono il terzo.
Lo strato di base è l'economia di madre natura, ovvero la base di risorse naturali; il secondo è l'economia informale o sociale, centrata sul dono e comprende il fai da te nelle sue molteplici forme, le strutture comunitarie e familiari, il governo della casa, le cure parentali, il volontariato, il baratto, l'aiuto reciproco, la produzione casalinga per l'uso, l'agricoltura di sussistenza. I margini di autoproduzione sono ampi e riappropriarsene significa sottrarre cellule al mercato e contribuire a riequilibrare una realtà in cui la produzione materiale è concentrata in poche affaticate mani, oppure richiede un insostenibile apporto di energia fossile per i macchinari e i sistemi di produzione.
Questo manuale si rivolge agli individui ma cerca anche risposte collettive, nel senso che vuole ispirare e aiutare comportamenti attraverso dettagli pratici e imitabili della conversione ecologico-sociale, ma anche empatica (rispettosa dei viventi) e auto-gestita.
E infine vi propongo il video realizzato per l'occasione da Greenpeace, dal titolo Give Earth a Hand ("Dai una mano al pianeta").

martedì 20 aprile 2010

Giornata mondiale della Terra



Un post veloce veloce (visto che sono presissima per un esame ormai alle porte) per segnalarvi che, dopodomani, giovedì 22 aprile, si terrà la Giornata mondiale della Terra.
Si tratta di una festività riconosciuta da ben 175 Stati e viene celebrata ormai dal lontano 1970 per porre i riflettori sulla necessità della conservazione delle risorse naturali della Terra e per valutare le problematiche che affligono il nostro pianeta (inquinamento in ogni sua forma, distruzione degli ecosistemi, scomparsa di piante e specie animali).

Il tema scelto per il 2010 riguarda le buone pratiche personali per la riduzione della nostra impronta ecologica, intendendo con questa espressione tutte quelle azioni ed esperienze innovative che possono contribuire a migliorare la qualità della vita, ridurre l'inquinamento, risparmiare energia e acqua. Insomma tutte quello che permette ad ognuno di noi di rendere meno pesante la nostra impronta su questo pianeta.

Se decidete di aderire all'iniziativa, dovrete impegnarvi a:
  • migliorare la vostra impronta ecologica attuando una serie di buone pratiche
  • scrivere sul vostro blog (o in mancanza di questo, su FB, sul vostro profilo MySpace, Netlog... insomma ovunque siate presenti sul web) un post che parli delle buone pratiche che siete intenzionate ad adottare
Io ho scelto di aderire e, come prima cosa, ho deciso di diffondere la notizia dell'evento qui sul mio blog e sul mio profilo di FB. Ho anche intenzione di scattare qualche fotografia a tema e di pubblicarle su Flickr.
Però non ho ancora pensato a cosa potrei fare nella mia quotidianeità per ridurre ulteriormente il mio impatto sulla Terra.
Mi interesso da anni all'argomento ambiente & ecologia e, quindi, cerco di essere sempre il più possibile green nelle mie azioni. Quindi è difficile, per me, trovare qualcosa di nuovo per rendere la mia impronta ecologica ancora più leggera. Spero di trovare qualche spunto interessante sul sito della manifestazione oppure sul gruppo di FB.

E voi avete qualche idea da suggerirmi?

mercoledì 11 febbraio 2009

Il 13 febbraio m'illumino di meno


Per il quinto anno consecutivo, Caterpillar (un programma di Radio2 in onda tutti i giorni dalle 18 alle 19.30) organizza per il 13 febbraio M'illumino di meno, una grande giornata di mobilitazione internazionale in nome del risparmio energetico. Dopo il successo delle passate edizioni, i conduttori Cirri e Solibello chiederanno nuovamente ai loro ascoltatori (ma anche a tutti coloro che sono sensibili all'argomento) di dimostrare che esiste un enorme, gratuito e sotto utilizzato giacimento di energia pulita: il risparmio.
Quindi, in nome del risparmio energetico e del rispetto per l'ambiene, la trasmissione invita tutti a spegnere le luci e tutti i dispositivi elettrici non indispensabili il 13 febbraio 2008 dalle ore 18.
Sul sito internet del programma è possibile segnalare la propria adesione all'iniziativa, precisando quali iniziative concrete si metteranno in atto nel corso della giornata, in modo che le idee più interessanti e innovative servano da esempio e possano essere riprodotte. Nelle precedenti edizioni, M'illumino di meno ha contagiato milioni di persone impegnate in un'allegra e coinvolgente gara etica di buone pratiche ambientali. Semplici cittadini, scuole, aziende, musei, gruppi multinazionali, società sportive, istituzioni, associazioni di volontariato, università, commercianti e artigiani hanno aderito, ciascuno a proprio modo, alla Giornata del Risparmio.
Lo scorso anno il “silenzio energetico” coinvolse simbolicamente le piazze principali in Italia e in Europa: a Roma il Colosseo, il Pantheon, la Fontana di Trevi, il Palazzo del Quirinale, Montecitorio e Palazzo Madama, a Verona l'Arena, a Torino la Basilica di Superga, a Venezia Piazza San Marco, a Firenze Palazzo Vecchio, a Napoli il Maschio Angioino, a Bologna Piazza Maggiore, a Milano il Duomo e Piazza della Scala ma anche Parigi, Londra, Vienna, Atene, Barcellona, Dublino, Edimburgo, Palma de Mallorca, Lubiana si sono “illuminate di meno”, come altre decine di città in Germania, in Spagna, in Inghilterra, in Romania.

Speriamo che anche quest'anno tante persone partecipino alla campagna e applichino le diverse dritte per il risparmio energetico
anche nei restanti 364 giorni.
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