lunedì 26 settembre 2011

Raymond Carver sulla riscrittura

In questi giorni sto rileggendo a ritmo elevato tutti i post del Mestiere di scrivere scritti dal giugno 2003 a oggi, salvando su Google Docs i post più interessanti — quindi quasi tutti — e appuntandomi su un quaderno i concetti fondamentali della scrittura professionale.

La riscrittura è tra questi.
Grazie a Luisa Carrada e altri maestri come William Zinsser sto realizzando l’importanza di questa fase del lavoro di uno scrittore.
Prima la consideravo una seccatura, un obbligo noioso ma imprescindibile per individuare i refusi che, inevitabilmente, costellano qualsiasi scritto. Pensavo che lo scrittore di talento scrivesse le sue opere di getto, ispirato dalla sua musa o guidato dalla sua innata bravura, senza avere la necessità di rivedere le sue parole perché già perfette e combinate ad arte.
Ora invece sto rivalutando questa pratica e, anzi, inizio anch’io a considerarla più importante della prima stesura di un articolo: si rilegge e si interviene per individuare non solo gli errori ortografici ma anche le espressioni che non funzionano, per eliminare gli sbrodolamenti eccessivi e gli orpelli inutili cercando di costruire un testo minimalista e più scorrevole.

Conferma questa tesi anche Raymond Carver nella sua raccolta di saggi Il mestiere di scrivere dove c’è un articolo dedicato all’argomento (On Rewriting in lingua originale, pubblicato come postfazione di Fires nel 1983).
Mi piace pasticciare con i miei racconti. Preferisco armeggiare attorno a un racconto dopo averlo scritto e poi armeggiarci di nuovo in seguito, cambiando una cosa qui e una lì, piuttosto che scriverlo la prima volta. La stesura iniziale mi sembra la parte difficile da superare per poi andare avanti e divertirmi col racconto. La revisione per me non è un obbligo sgradito - anzi, è una cosa che mi piace fare. [...] So solo che rivedere e correggere l’opera dopo averla scritta è una cosa che mi viene naturale e in cui provo un grande piacere. Può darsi che io corregga perché così facendo mi avvicino pian piano al cuore dell’argomento del racconto. Sento di dover continuamente tentare di scoprirlo. È un processo, non una posizione stabile.
— Raymond Carver, Il mestiere di scrivere, Einaudi, 2008 (pg. 57)
E nella pagina successiva:
Ma in verità, mi è capitato raramente di vedere un’opera in prosa o in poesia — mia o di chiunque altro — che non potesse essere migliorata dopo esser lasciata in pace per un po’.
Carver sta parlando della scrittura creativa, ma le sue parole valgono anche nella scrittura professionale.

2 commenti:

Fabio ha detto...

Bellissimo questo post, lo condivido pienamente. Il "riscrivere" è - per me - piena parte della scrittura creativa e professionale.

Unknown ha detto...

grazie Fabio del commento. Sono curiosa: cosa scrivi?

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